TORNA PUTIN, LA RUSSIA S’INCHIODA

Vladimir Putin parla sulla Piazza Rossa.

Vladimir Putin si insedia (lunedì 7 maggio) per il suo terzo mandato presidenziale e l’opposizione riporta in piazza, a Mosca, più di 30 mila persone tra giovani blogger, vecchi comunisti, fascisti e liberali. Nessuno dei due lo voleva ma è una fotografia perfetta della situazione politica russa.

Vladimir Putin parla sulla Piazza Rossa.

Putin, e tutto ciò che il suo regime rappresenta, ha perso la “spinta propulsiva” di un tempo, degli anni della successione a Boris Eltsin. Ma a tenerlo al potere, oggi, è soprattutto l’assenza quasi totale di una proposta davvero alternativa, di un’idea politica un po’ più articolata degli slogan sulla libertà o contro il Cremlino.

La sentenza era già stata emessa durante la campagna elettorale, la più stanca e scontata dai tempi di Gorbaciov. Putin è tornato nel suo ufficio al Cremlino (quello che gli è stato tenuto in caldo per quattro anni da Dmitrij Medvedev) senza dover proporre, nemmeno per finta, idee nuove. A contrastarlo, le facce stanche di gente che era in politica persino prima di lui: il nazionalista Zhirinovskij, il comunista Zjuganov, il liberale Javlinskij, l’ex putiniano Mironov. Unica personalità inedita: l’oligarca miliardario Prokhorov, noto soprattutto per essere proprietario di una squadra del basket professionistico Usa. Con o senza brogli, come poteva perdere Putin?

Ma proprio questa eterna ripetizione, questa Russia inchiodata a se stessa, è la maledizione della seconda vita al potere di Putin.  Quando lui mise piede per la prima volta al Cremlino (ad interim nel 1999, da eletto nel 2000), il Caucaso era un problema a causa della Cecenia. Oggi il Caucaso è un problema a causa del Dagestan, in preda a una non dichiarata ma crudele guerra civile, tanto che pochi giorni fa da Mosca è stato inviato un ulteriore contingente di 25 mila soldati.

Una manifestazione di protesta a Mosca. Il cartello dice: "Putin non è il nostro presidente".

Nel 1999 il grande problema era restituire stabilità ed efficienza al sistema, minato dai continui scrolloni dell’era Eltsin. Oggi… anche ma nel verso opposto: si tratta di rimettere in moto il sistema, impantanato nell’inefficienza e nella corruzione. Allora era imperativo rimettere sotto il controllo dello Stato l’enorme patrimonio delle risorse energetiche e naturali e con esse finanziare la riforma industriale e il rinnovamento delle infrastrutture; oggi siamo più o meno allo stesso punto, con l’aggravante che “l’operazione controllo” è perfettamente riuscita (chiedere a Khodorkovskij conferma) ma la riforma è indietro e il rimodernamento è ancora più indietro.

Nel frattempo è arrivata la crisi economica globale, che ha colpito duramente una Russia dipendente per il proprio benessere dal benessere altrui, cioè dalla capacità e disponibilità degli altri Paesi di comprare il suo gas e il suo petrolio. Nel 2008-2009, per la Russia il periodo peggiore dopo 10 anni di crescita media del 7% l’anno, il Cremlino ha dovuto spendere 200 dei 600 miliardi del suo Fondo di stabilità in valuta pregiata per frenare la caduta del rublo e altri 200 miliardi per rifornire di liquidità le banche e tenere aperte le linee di credito per le imprese.

In pratica, sono stati bruciati in due anni quasi tutti i risultati economici della prima era Putin. Ora si vorrebbe ricominciare, approfittando del prezzo del petrolio in rialzo dal secondo semestre del 2010. Ma la Russia non è più quella del 1999, nuove generazioni sono venute alla ribalta, il mutamento esigerebbe idee nuove. Ma Putin non ne ha e, quel che è peggio, non ne hanno nemmeno gli altri.

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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