MARONI-BOSSI, IL BACIO DELLA MORTE

Curioso, no? Per una volta nessuno, nel centrodestra italiano, ha parlato di “giustizia a orologeria”. Intendiamoci: siamo pur sempre in Italia, il Paese in cui una persona indagata (Silvio Berlusconi) può bonificare centinaia di migliaia di euro a persone (le gemelle Eleonora e Concetta De Vivo e di Nicole Minetti) che sono tutte e tre testimoni nel procedimento a carico di Berlusconi stesso per concussione e prostituzione minorile nei confronti di Karima El Mahroug detta Ruby, e poi dire che si trattava di un’opera di bene.

Colpisce però ugualmente il fatto che nel caso di Francesco Belsito, l’ex tesoriere, e più in generale dello scandalo che circonda la famiglia Bossi, lo stato maggiore della Lega Nord e il cosiddetto “cerchio magico”, non sia partita la solita teoria del complotto e la solita campagna di denigrazione della magistratura. Anche se, diciamolo francamente, il fatto che la Lega non sia più al Governo qualcosa avrà pur contato nello scoperchiamento di un pentolone che bolliva da anni.

In realtà, le malefatte di questo e di quelli sono servite per compiere un parricidio politico ch’era nell’aria da tempo ma che non poteva essere realizzato finché il prestigio personale di Umberto Bossi fosse rimasto intatto, almeno presso i leghisti. Diciamolo francamente: da tempo la Lega non era più “di Bossi”, il partito non rispondeva più a un leader che riusciva malapena ad articolare qualche ragionamento di senso compiuto e che si teneva sù, nella comunicazione politica, a colpi di pernacchie, vaffanculi e dito medio alzato. Con qualche rauco “Padania!” gridato nei momenti più difficili.

Non è colpa sua, anzi: Bossi ha mostrato fin troppa tempra da quando, nel marzo 2004, l’ictus lo ha gravemente menomato. Ma non c’era più alcuna politica nella Lega guidata da Bossi e soprattutto nessun risultato: il federalismo impantanato in una serie di commi e codicilli incomprensibili, la politica dell’immigrazione inefficace e condannata dai tribunali internazionali, l’economia allo sbando, la semplificazione inesistente, le riforme… Quali riforme? E non era il ministero delle Riforme quello affidato proprio a Bossi? Su tutto, un appiattimento totale sui desideri di Silvio Berlusconi e sulla sua condotta indigesto a molti leghisti. Che infatti, ora, faticano a digerire la raffica di scandali maturati all’ombra dell’ex “caro leader” Bossi.

Umberto Bossi con Rosy Mauro.

In poche parole: Bossi era un leader finito ma non si poteva dire. E non lo poteva dire nemmeno Bobo Maroni, che pure gli stava sfilando la Lega da sotto grazie all’appoggio del “partito degli amministratori”, la leva di sindaci e assessori che si distingue per pragmatismo e che quasi ovunque, per continuare a governare le città, ha bisogno di una sponda concreta con il partito di Berlusconi o con alcune sua frange. Non è un caso se nel PdL si moltiplicano le iniziative (i vari Forza Lecco ecc. ecc.) per allentare l’alleanza con gli ex An e tornare allo spirito delle origini di Forza Italia.

Rispetto a questo progetto, di cui Maroni è il garante leghista, il Cerchio Magico e lo stesso Bossi, con la sua piccola e mediocre corte dei miracoli, sono solo un inciampo. E dunque lo scandalo è arrivato al momento giusto. In questo caso sì che si tratta di “giustizia a orologeria”, anche se involontaria. E come in tutte le favole tragiche che si rispettano, la “morte” politica di Bossi è stata segnata da un bacio: quello che Maroni gli ha dato sul palco di Bergamo. Dove un killeraggio politico, magari inevitabile per la salvezza del partito, è stato fatto passare per un’operazione pulizia, con metodi molti simili a quelli della Russia sovietica. E dove è finita la storia della Lega che abbiamo conosciuto. Domani è un altro giorno, si vedrà.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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