GERUSALEMME: I CRISTIANI SENZA CASA

Beit Hanina (Gerusalemme) – “I cristiani di Gerusalemme si salvano con le case”. Padre Ibrahim Faltas, francescano, economo della Custodia di Terra Santa, è soddisfatto. Stasera ha inaugurato il Centro sociale di Beit Hanina, a Gerusalemme: due campi da basket, uno da calcetto, un piccolo ristorante, sale per la comunità. Il progetto interviene su una zona della città piuttosto delicata: siamo nel cuore di quella Gerusalemme Est che i confini del 1967 (la cosiddetta Linea Verde) vorrebbero assegnata ai palestinesi, un’area in cui la presenza cristiana si è negli anni molto assottigliata.

I campi, le sale… Tutto serve a trattenerli in patria. Anche uno spazio per giocare a pallone, anche uno spazio pulito e accogliente per una festa di battesimo o un raduno dopo un funerale. Bello quindi che l’Italia vi abbia avuto parte: il progetto infatti è finanziato dal Governo italiano, dalla Fondazione Giovanni Paolo II e da Felcos (Fondo Enti Locali per la Cooperazione decentrata e lo Sviluppo umano sostenibile) Umbria.

Ma padre Faltas è soddisfatto anche perché il Comune di Gerusalemme ha appena autorizzato, nella stessa area, la costruzione di 24 appartamenti oltre ai 44 che la Custodia ha già approntato. “La questione delle case”, continua padre Faltas, “qui a Gerusalemme è di gran lunga il più complicato per i cristiani. E’ una lunga storia: quando il Saladino riconquistò la città, nel 1187, cacciò i cristiani fuori città, fece abbattere il campanile del Santo Sepolcro e istituire una tassa per entrarvi, e diede ordine di murare una delle due porte della parte cristiana, dicendo che una sarebbe stata più che sufficiente. E i turchi, che dominarono la città per 400 anni a partire dal Cinquecento, continuarono a proibire ai cristiani di avere proprietà in Gerusalemme”.

– E i francescani come entrano in questa storia?

“Noi siamo qui dal 1219, quando san Francesco venne in Terra Santa. E ufficialmente, cioè su mandato del Papa, dal 1342. Sempre abbiamo cercato di aiutare i cristiani a rimanere nella Città Vecchia, di salvare la presenza cristiana a Gerusalemme. Uno dei modi è stato di acquisire case per i cristiani. Col tempo abbiamo accumulato oltre 400 appartamenti appartamenti dentro la Città Vecchia. più altre case che prendiamo in affitto dal waqf, la fondazione islamica. Case che poi diamo in uso gratuito appunto alle famiglie cristiane”.

– Gratuito totale?

“Sì. E non solo: provvediamo, nella Città Vecchia, anche ai restauri e alle ristrutturazioni. Nel 2011 solo in questo settore abbiamo speso più di 2 milioni di dollari”.

– Il problema delle case è sensibile oggi come un tempo?

 

Padre Ibrahim Faltas.

“Forse di più. Sono stato per sei anni parroco a Gerusalemme. La parrocchia fu fondata nel Seicento con un solo cristiano. Nel 1948, subito dopo la guerra, i cristiani erano 90 mila, cioè 14 mila famiglie. Oggi sono 5 mila, tantissimi se ne sono andati. Cifre che posso dimostrare con i documenti. Oggi, a Gerusalemme, il mercato degli affitti è del tutto privo di regole. Il prezzo minimo, per un appartamento in periferia, è mille dollari al mese. In più, il proprietario può chiederne mille per sei mesi, poi decidere di colpo che ne vuole 1.200”.

– I più penalizzati saranno i giovani, immagino…

“Certo, metter su casa e famiglia, in questo contesto, diventa difficile. Ma con gli affitti “selvaggi” di cui dicevo, ci sono famiglie che cambiano tre case in due anni. Difficile vivere così.  Quindi la richiesta di case diventa sempre più pressante presso la comunità cristiana. La Custodia ha cominciato da anni anche a costruire, siamo ormai a 200 appartamenti, ovviamente fuori dalla Città Vecchia.  Il primo progetto che ho seguito come economo custodiale è stata la costruzione di 72 appartamenti nell’area di Beit Faji: le richieste erano oltre 700. E ogni giorno ricevo almeno una trentina di suppliche di altrettante famiglie in cerca di sistemazione”.

– Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme dal 2008, è un laico ma si dice simpatizzi per gli ultra-ortodossi. Voi però avete avuto i permessi per costruire…

“A me onestamente sembra che voglia dare una mano. E quando il progetto di Beit Faji è stato concluso, è anche venuto in visita”.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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