YEMEN, DEMOCRAZIA A CANDIDATO UNICO

Solo manifesti di Al Hadi in Yemen.

E lo Yemen? Un anno abbondante di rivolte e disordini, la lunga cacciata del dittatore (33 anni di dominio sul Paese) Alì Abdullah Saleh, un premio Nobel per la Pace assegnato all’attivista Tawakkul Karman, una guerra civile mai dichiarata eppure persistente. Infine un velo di silenzio sull’elezione presidenziale (la prima dall’esplosione della Primavera araba) “democratica” più strana del mondo.

Solo manifesti di Al Hadi in Yemen.

Qualche giorno fa, infatti, con un’affluenza alle urne del 60% circa, è stato eletto presidente Abd Rabbuh Mansur al Hadi, 66 anni, per 18 anni vice del dittatore deposto. Piccolo particolare: Al Hadi era l’unico candidato, non c’erano alternative. Una soluzione di transizione sponsorizzata dai Paesi del Golfo (per prima l’Arabia Saudita, che ha a lungo ospitato Saleh) e dagli Usa e accettata, più o meno volentieri, anche dal principale partito di opposizione, l’islamista Islah, quello cui appartiene la Nobel Karman, la quale ha così commentato: “Con questa elezione si chiude ufficialmente l’era di Saleh, adesso possiamo costruire un nuovo Yemen”.

Sarà davvero così? Al Hadi si è visto recapitare un mandato doppiamente a termine. Nel tempo, perché resterà in carica due anni. E nella sostanza, perché il suo compito è produrre una nuova Costituzione, riformare l’esercito e organizzare nuove elezioni politiche. Per poi ritirarsi, si suppone, in una dorata pensione.

Difficile dire se tutto questo equivalga davvero a “chiudere l’era Saleh”. Il vecchio dittatore, attualmente ricoverato in un ospedale americano per curare le ferite riportate nel più recente attentato alla sua vita, resta ufficialmente il leader del partito di maggioranza, il Congresso generale del popolo, cui peraltro appartiene anche il nuovo Presidente. I suoi figli e nipoti occupano posizioni decisive nelle forze armate e nelle forze di sicurezza dello Yemen. Per molti, insomma, Al Hadi non è che un paravento dietro cui nascondere la perpetuazione dei vecchi equilibrii di potere.

Al Hadi, nuovo presidente dello Yemen.

In più, il nuovo presidente dello Yemen è messo maluccio su altri fronti. Com’è noto, lo Yemen del Sud si riunificò a quello, più popoloso, del Nord nel 1991, continuando però a essere scosso da fermenti autonomisti e separatisti che, di tanto in tanto, sono esplosi in veri scontri armati. Nel 1994 Al Hadi, originario del Sud, portò le truppe governative a stroncare la ribellione dei “sudisti” e poco dopo divenne vice-presidente. Inutile dire che è oggi detestato nella sua terra d’origine, dove in pochi si sono presentati a votarlo Presidente e dove la vigilia del voto è stata turbata da una serie di attentati.

Se a Sud va male, all’estremo Nord non va meglio. In questa regione cova la ribellione degli Al Shabaab al Muminin, ovvero “La gioventù credente”, un gruppo armato (dai mille ai 3 mila guerriglieri) noto anche come gli Houthi dal nome di Hussein Badreddin al Houthi, fondatore e comandante del gruppo fino al 2004, quando fu ucciso dall’esercito regolare yemenita. Curiosa e pericolosa mistura di clan, movimento politico e setta (affiliata allo sciismo), gli Houthi controllano di fatto due governatorati e sono temuti fin dentro la capitale Sana’a. Al Hadi non pare l’uomo capace di tenere a bada tutti questi fenomeni e dunque la speranza che la sua presidenza offra comunque allo Yemen un periodo di respiro riposa soprattutto sugli sforzi che i suoi potenti sponsor (Arabia Saudita e Usa in prima fila) vorranno e sapranno mettere in campo.

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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