CHISSA’ CHE FINE FA LA GRECIA…

E la Grecia? Del buco nero d’Europa, il Paese virtualmente fallito, non si parla più. Curioso, perché la Grecia non è affatto sulla buona strada. gli indicatori economici sono un disastro: la Borsa ha perso più di tre quarti della capitalizzazione, la disoccupazione è al 18%, il sistema bancario ha visto eclissarsi il 25% dei depositi che aveva solo due anni fa, il settore delle costruzioni ha ridotto le operazioni di due terzi, nel 2011 il Prodotto interno lordo si è contratto del 6%. Il turismo è cresciuto (più 10% nel 2011), grazie ai prezzi bassi e alle rivolte che hanno reso instabile la sponda Sud del Mediterraneo. Ma per farla breve, gli analisti della Ue ritengono che, di questo passo, la Grecia potrà portare il proprio debito pubblico al 120% (!!!) del Pil solo intorno al 2020.

La Grecia sta ancora in piedi per una sola ragione: la Banca centrale europea ha garantito alla Banca centrale di Grecia prestiti per 73 miliardi di euro e ha comprato Buoni del Tesoro greci per altri 40 miliardi di euro. Una gigantesca iniezione di denaro che ha consentito al sistema di continuare a girare. Idea che pian piano si è fatta largo nella coscienza dei greci e che ha anche cambiato la percezione della crisi. ricordate le manifestazioni contro gli “eurocrati”, contro “i diktat dell’Unione Europea”, le manifestazioni, le contestazioni alle delegazioni inviate da Bruxelles? Bene, tutto dimenticato o quasi. Un recente sondaggio ha mostrato che il 70% dei greci preferisce restare nell’euro e proprio non vorrebbe tornare alla vecchia dracma. Dice nulla, a noi italiani?

Dunque, perché la Germania continua a diffidare? Perché la Grecia continua a essere lo spauracchio che molti agitano per frenare un deciso intervento europeo (Fondo salva-Stati o altro) a favore dei Paesi in difficoltà? La ragione è molto precisa: il sistema economico greco è bacato all’interno e, almeno finora, non ha dato segni di voler affrontare quel complicato e forse doloroso, ma inevitabile, processo di riforma che dovrebbe renderlo più agile, efficiente e competitivo. La Grecia e la sua politica, insomma, non hanno ancora trovato il loro Mario Monti, né quel sussulto di coscienza collettiva che in Spagna ha portato Zapatero a prendere decisioni difficili ma fondamentali per poi lasciare il potere a Rajoy.

Il segnale più evidente della difficoltà greca a evolvere è il dato della disoccupazione (18%, come si diceva), che pare quasi incredibile se collegato a un disavanzo delle partite correnti che aumenta del 10% l’anno. Il che significa che la Grecia continua a fare debiti, senza però riuscire a usarli per incrementare le attività produttive (da cui la mancata riduzione della disoccupazione). D’altra parte nel 2011 il Paese si è piazzato al 100° posto (su 183 Paesi) nella graduatoria della Banca mondiale sugli ambienti favorevoli al business, un rango certo non degno di una nazione occidentale ed europea. Un’inerzia e un’arretratezza così radicate da provocare proposte un po’ provocatorie e un po’ disperate: come quella di affidare l’esazione delle tasse ad aziende private straniere, sperando così di superare l’ostacolo della corruzione e dell’imperizia del sistema fiscale nazionale.

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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