Boko Haram (che alla lettera significa “L’educazione occidentale è peccato”), la setta islamica armata che ha lanciato un ultimatum ai cristiani della Nigeria, che dovrebbero lasciare il Paese entro tre giorni pena la morte, è stata fondato nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf, un imam nigeriano che l’ha guidata fino al 2009, quando fu ucciso durante un tentativo di fuga seguito al suo arresto.
Dal 2004, cioè da quando decise di intraprendere la lotta armata, la setta ha ucciso almeno 800 persone, civili e militari, ma l’ondata di attacchi contro i cristiani lanciata ai primi di novembre e poi ancora a Natale è stata di gran lunga l’azione di maggior portata militare della sua storia di violenza.
La “dottrina” di Ustaz Mohammed Yusuf (che i seguaci considerano risorto ma invisibile agli occhi umani) è un coacervo di teorie politiche e pseudo-scientifiche. Boko Haram, come da un’intervista rilasciata dal suo leader nel 2009 poco prima di essere ucciso, rifiuta la democrazia all’occidentale ma anche l’idea che la Terra sia rotonda, il darwinismo e non ammette che la pioggia sia la ricaduta dell’acqua evaporata al suolo.
Ciò che più conta, però, in Nigeria e oltre, è che Boko Haram predica l’instaurazione della shar’ia (legge islamica) in tutti i 36 Stati del Paese. La chiedeva sotto la guida del fondatore, la chiede adesso che il capo è Mallam Sanni Umaru. Da notare che l’ascesa del gruppo è avvenuta proprio nei primi anni Duemila, cioè quando la shar’ia è stata introdotta in 12 Stati della Nigeria: in 9 a pieno titolo, in altri 3 con validità solo per le aree con popolazione in maggioranza musulmana.
Un retroscena inquietante dell’attuale campagna contro i cristiani è che Boko Haram sembra intrattenere rapporti sempre più stretti con l’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico), la filiale dell’Africa del Nord del movimento terroristico fondato da Osama Bin Laden. Attaccato duramente nel Maghreb per tutto il 2010 (i militanti, che nel 2007 si riteneva fossero circa 30 mila, sono stati ridotti a un migliaio dalle operazioni dell’esercito algerino e dalle indagini condotte nell’area dalle polizie di Francia e Italia, e il numero degli attentati messi a segno drasticamente limitato), l’Aqmi ha cominciato a ritirarsi verso Sud e a mettersi sempre più sotto la protezione dei movimenti di guerriglia come Boko Haram, che dispongono di basi e appoggi.
In cambio, i terroristi dell’Acqmi prestano a chi li protegge l’indubbia esperienza paramilitare maturata in lunghi anni di clandestinità e terrorismo. Ecco forse spiegata anche la recrudescenza delle stragi e lo spettro sempre più ampio delle azioni che Boko Haram conduce contro i cristiani in Nigeria.