Nessuno dei nostri problemi andrà via da solo. Non il debito pubblico, non la corruzione, non l’evasione fiscale. Nessuna delle emergenze che abbiamo trascurato negli anni si farà da parte solo per farci un piacere. A ricordarcelo nel modo più drammatico sono arrivati, proprio a cavallo tra 2011 e 2012, i suicidi di altri due detenuti, a Trani e a Torino, e i tentati suicidi di altri due detenuti, a Vigevano e Vasto.
Nel 2010 si sono uccise in carcere 64 persone, nel 60% dei casi detenuti in attesa di giudizio. Nello stesso anno anche 5.703 atti di autolesionismo e 1.137 tentati suicidi. Ben 1.023 suicidi negli ultimi 10 anni. Una strage, insomma, consumata nell’indifferenza delle istituzioni e nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Cifre a cui, per quanto riguarda il 2010, va aggiunto un altro numero spaventoso: 8 le guardie carcerarie che si sono suicidate nell’anno.
Ci sono, in Italia, 206 carceri che potrebbero accogliere, a norma, 45.650 detenuti. I carcerati sono invece 68.200, ammassati come nemmeno le bestie in una stalla. Una dramma che nasconde anche una beffa visto che nel nostro Paese ci sono almeno 40 carceri nuove o appena ristrutturate che, per misteriose ragioni, restano inutilizzate.
E il dramma e la beffa sono entrambi contenuti in una stortura che ha chiare radici politiche: da almeno vent’anni i reati di ogni genere e gravità sono in diminuzione, con pochissime eccezioni, mentre aumenta costantemente il numero dei detenuti. Colpa di finte preoccupazioni per la sicurezza usate a scopo di propaganda, che aumentano i delitti punibili con il carcere senza badare alle conseguenze sul sistema giudiziario e su quello carcerario.
E’ un mistero come abbia fatto il nostro Paese, culla della cultura giuridica mondiale, a lasciarsi sprofondare in una simile vergogna. Resta purtroppo anche un mistero il modo in cui riusciremo a uscirne.