Il decreto cosiddetto “svuota carceri” è una metafora perfetta del Governo Monti. Che fa i suoi sbagli e le sue marce indietro ma, in buona sostanza, fa ciò che i politici (tutti ma per primi, ovviamente, quelli della maggioranza che governava prima di Monti) avrebbero dovuto fare e non hanno fatto.
Si sa come funziona il decreto, basato su soli cinque articoli. Le persone condannate a un massimo di 4 anni di carcere potranno scontare gli ultimi 18 mesi della pena (e non più gli ultimi 12) agli arresti domiciliari. Il decreto, inoltre, prevede che le persone arrestate siano custodite per 48 ore nelle celle di sicurezza delle caserme e dei commissariati commissariati, e che l’udienza di convalida dell’arresto si svolga nel luogo di detenzione per limitare le spese e le complicazioni burocratiche a carico dello Stato. Se questa norma verrà applicata con regolarità, lo Stato risparmierà 380 mila euro al giorno smettendo di spostare qua e là 21 mila detenuti l’anno che entrano ed escono dal carcere nel giro di tre giorni.
E’ stato calcolato che, se il decreto verrà approvato, 3.300 detenuti lasceranno le celle. Previsione: qualcuno di loro tornerà a delinquere, così la Lega Nord (e qualche furbacchione del PdL che ora tace) potrà mettersi a strillare sulla mancanza di sicurezza. Esattamente quello che successe nel 2006, con l’indulto votato da tutti i partiti e poi dalla destra cialtrona messo in carico al solo Prodi. Che avrebbe pure potuto vantarsene, visto che se il tasso di recidiva (cioè dei detenuti liberati e tornati poi a delinquere), secondo i dati diffusi dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, nei primi 5 mesi dopo la concessione dell’indulto fu dell’11,9%, contro una media superiore al 30% nei precedenti provvedimenti di indulto. Tasso di recidiva che, sia detto per inciso, è fu più alto tra i cittadini italiani che tra gli immigrati.
Il decreto “svuota carceri” inoltre, prevede lo sblocco di 57 milioni di euro per l’edilizia carceraria. Un altro tasto dolente, soprattutto nel paragone tra prima e dopo. Al 31 ottobre 2010 erano ammassati nelle carceri italiane 68.795 detenuti, mentre la capienza massima è di 44.962 persone. Uno schifo, indegno di un Paese minimamente civile.
Schifo che aumenta se si considera che in Italia ci sono 40 carceri non usate, alcune delle quali (Benevento, Reggio Calabria) nuove di zecca. Ciò che non fecero Maroni (ministro dell’Interno) e Alfano (ministro della Giustizia) devono ora farlo i ministri del Governo Monti. I quali, almeno in questo caso, mostrano un’onestà, un realismo, un buon senso e una voglia di fare che non vedevamo da tempo.