COSI’ LA RUSSIA COMPLETA LA RETE DEL GAS

L’accordo tra Belorussia e Russia su gas e nucleare segna una svolta potenzialmente epocale. Riassumendo: Gazprom (l’ente statale russo per l’estrazione e la commercializzazione del gas naturale) ha sborsato 2,5 miliardi di dollari per acquisire il 50% di Beltransgaz, l’azienda belorussa che controlla (o meglio, controllava) i gasdotti del Paese. L’altro 50% era stato acquisito da Gazprom, allo stesso prezzo, nel 2007. In cambio, oltre ai 2,5 miliardi, Mosca concede alla Belorussia uno sconto del 40% sul prezzo del gas (da 244  a 166 ogni mille metri cubi di gas) e un prestito da 10 miliardi di dollari per la costruzione di una centrale nucleare.

Questo è l’aspetto economico, che non è il più rilevante. Intanto, Mosca si garantisce un canale sicuro di transito del proprio gas verso l’Europa, cosa di non poco conto visto che attraverso la Belorussia passa il 15% del gas russo che va verso Occidente. Considerata la normalizzazione dell’Ucraina, ora governata da un regime amico, il Cremlino ha messo al sicuro la “rete vendite” del suo prodotto più prezioso e redditizio.

Ma c’è di più. La Russia (con Gazprom) è un partner decisivo nel gasdotto South Stream (con la nostra Eni), che raggiungerà Austria e Italia passando per Bulgaria, Serbia e Grecia; così come lo è nell’altro gasdotto, inaugurato a settembre, il North Stream, che invece raggiunge la Germania transitando nelle acque del Mare del Nord e del Mar Baltico. Con la mossa in Belorussia, dunque, la Russia va molto vicina a completare un quadro che la vede unica garante del transito del gas suo e dei Paesi dell’Asia Centrale verso Occidente.

L’unico, vero Paese concorrente, in questo ruolo, è la Turchia. E infatti da qualche tempo sono cominciate tra i due Paesi tensioni inedite. In settembre il ministro turco dell’Energia, Taner Yildiz, ha minacciato di disdire l’accordo con la Russia per la fornitura da gas che fu siglato 25 anni fa e che ora Istambul (secondo importatore di gas russo dopo l’Unione Europea) giudica troppo oneroso. Ma la posta in palio è, appunto, il ruolo di cui si diceva. E l’intenzione della Turchia di far concorrenza alla Russia promuovendo il cosiddetto “gasdotto europeo”, cioè Nabucco, in opposizione a South Stream, e portandolo a trasportare il gas iracheno e magari iraniano in opposizione al gas russo e asiatico del South Stream.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top