SIRIA, LA LEGA ARABA BATTE UN COLPO

Molti fanno finta di niente ma la realtà è questa: persino la Lega Araba, organizzazione che non ha mai brillato per coraggio né per inventiva, ha preso le distanze dalla Siria e dal regime di Assad in modo molto più deciso di quanto abbia fatto finora l’Occidente. La Siria, infatti, è stata “sospesa” dall’organizzazione fino a quando non avrà cominciato ad applicare il piano di pace concepito dalla stessa Lega e presentato il 2 novembre. Piano che prevede la fine delle violenze, il ritiro delle truppe governative dalle città, il rilascio delle oltre 40 mila persone arrestate da marzo a oggi, l’apertura delle frontiere ai media stranieri e a un gruppo di osservatori scelti e inviati dalla Lega Araba. Di nuovo: condizioni molto più stringenti di qualunque condizione sia mai venuta in mente alle cancellerie occidentali.

Il funerale di un dimostrante siriano.

A voler essere proprio maligni, anzi, c’è un tocco di Occidente, ma perverso, anche in questa decisione. L’unico Paese della Lega che ha votato contro è lo Yemen, regime tenuto ormai artificialmente in vita dall’appoggio degli Usa. E ad astenersi sono stati solo il Libano (la pesante influenza di Hezbollah, alleato storico della Siria, si è fatta sentire) e l’Iraq, liberato proprio dagli anglo-americani.

La decisione della Lega Araba ha innescato una serie di ripercussioni. Da un lato ha liberato energie prima ancora intimidite: il re Abdullah di Giordania ha chiesto le dimissioni di Assad e la Turchia, sempre più schierata con i dissidenti siriani, si è detta intenzionata a usare mano più pesante con il regime di Damasco.

Dall’altro, ha isolato la Russia. Per il Cremlino, che da tempo tenta di recuperare un ruolo in Medio Oriente anche giocando la parte dell’unico interlocutore capace di “far ragionare” l’Iran, Assad è un alleato prezioso. Ma il sostegno al dittatore è ormai ristretto a pochissimi Paesi, visto che anche la Cina ora auspica l’applicazione del piano della Lega Araba. Mosca, insomma, pare aver commesso lo stesso errore di molti Paesi occidentali: credere troppo poco nei venti della Primavera araba, troppo poco nella tenacia degli oppositori di Assad e troppo poco nella crudeltà del dittatore.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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