PENSIONE PIU’ TARDI? COSI’ E’ UN SUICIDIO

Ma siamo proprio sicuri? E chi l’ha detto che l’innalzamento dell’età pensionabile sia di per sé un bene, o addirittura la panacea di tutti i mali? Parliamone. E per prima cosa, diamo un’occhiata a quel che succede intorno a noi…

Com’è noto, a partire dal 1° gennaio 2012 , l’accesso alla pensione di vecchiaia sarà possibile solo con un età di 65 anni, sia per gli uomini sia per le donne; mentre la pensione di anzianità scatterà almeno al 60mo anno di età per i dipendenti pubblici e privati (con una crescita costante dell’età pensionabile già programmata in scatti successivi fino al 2022) e per quelli autonomi al 61mo.

E gli altri? In Belgio, Danimarca e Finlandia a 65 anni, uomini e donne. In Francia a 62 anni, uomini e donne. In Germania e Spagna a 65 anni, uomini e donne. In Svezia tra i 61 e i 67 anni, a seconda dei contributi versati. In Gran Bretagna a 65 anni gli uomini, prima le donne. Mentre in tutti i Paesi Ue dell’Europa dell’Est si va in pensione molto prima, anche prima che da noi.

Il perché di questa spaccatura è piuttosto facile da individuare. Si va in pensione più tardi nei Paesi in cui il sistema di Welfare è più sviluppato. E con Welfare non intendo, appunto, il sistema pensionistico, ma tutto il resto: le politiche familiari e il sostegno alla maternità, la protezione in caso di disoccupazione, la fiscalità, e così via. Il che ha due conseguenze pratiche: da un lato il cittadino è più assistito e “coperto” negli anni della costruzione della famiglia e del reddito; dall’altro, simili politiche favoriscono la natalità, in modo che l’onere del sistema pensionistico si divide su un numero maggiore di contribuenti e diventa più sostenibile.

Un esempio pratico, il confronto tra Austria e Italia.

ASSEGNO FAMILIARE

Austria – 105 euro al mese fino a 24 anni per tutta la popolazione, senza distinzioni di reddito

Italia – 31 euro al mese, subordinati al reddito complessivo della famiglia e solo per i lavoratori dipendenti

ASILI NIDO

Austria – accolgono il 25% di tutti i bambini, con un costo mensile di circa 60 euro

Italia – accolgono il 19% di tutti i bambini, con un costo mensile di circa 300 euro

CONGEDO PARENTALE

Austria – fino a un massimo di 36 mesi, in 5 varianti

Italia – fino a un massimo di 11 mesi entro i primi 3 anni di vita del bambino.

E così via, senza approfondire il confronto con Paesi come Svezia, Danimarca, Finlandia.

Innalzare l’età pensionabile senza metter mano al sostegno alle famiglie e alla maternità può produrre un solo risultato: gente sempre più anziana costretta a lavorare più a lungo per mantenere o aiutare più a lungo i figli. Che, trovandosi i genitori o addirittura i nonni ancora al lavoro, troveranno a loro volta sempre più tardi un posto di lavoro. il che, ovviamente, farà ancora precipitare il tasso di fertilità in Italia, che è già uno dei più bassi al mondo: 1,4 figli per donna.

In Italia, poi, ci avviamo a subire il combinato disposto di un innalzamento dell’età pensionabile affiancato (almeno nelle intenzioni del Governo) da una maggiore facilità nei licenziamenti e da contratti di lavoro sempre meno favorevoli ai lavoratori. Anche qui: da subito più facile licenziare, e intanto nessuna misura precisa per rendere più facili le assunzioni dei giovani. Il che può significare solo più disoccupati, meno reddito per le famiglie, comunque meno possibilità di aiutare i giovani anche per coloro che conserveranno il posto di lavoro e andranno in pensione più tardi.

Questa sarebbe la ricetta per rilanciare un Paese come il nostro, dove la disoccupazione giovanile è già al 30% (quasi il doppio della media degli altri Paesi industrializzati), la media delle donne che lavorano fuori casa è del 12% inferiore alla media europea e il tasso di occupazione delle donne è di circa il 20% inferiore alla media Ocse? Francamente, ci sono metodi meno dolorosi per suicidarsi.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, non discuto la bontà dei tuoi argomenti, ma mi pare che qui si tratti di decidere sulle pensioni se stare con Draghi o con Bossi, o con Di Pietro che fa retorica sulla “macelleria sociale” promossa dalla lettera alla Bce. Lettera che peraltro certifica il sostanziale commissariamento dell’Italia da parte dell’Europa. Qualsiasi governo non potrebbe prescindere dagli obblighi indicati dall’Europa, e bene o male Berlusconi si è acconciato a fare quello che avrebbe dovuto fare da molto molto tempo. Lo sta facendo con imperdonabile ritardo e a costo di sbriciolare quel che resta del suo partito, forse non riuscirà perché cadrà, ma quelle sono le forche caudine, c’è poco da fare. O vogliamo ridiscutere il tutto magari con un bel referendum?

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    a parte i miei argomenti:
    1. decidere adesso se stare con Bossi o con la Ue? Ma se questa maggioranza non ha fatto altro che battersi, sempre, contro la Ue! Se questa maggioranza non può fare a meno di Bossi! Quindi, se si vuol seguire la Ue, questi signori devono solo andare a casa.
    2. Non è che Berlusconi adesso segue la Ue. Berlusconi non fa nulla, cerca solo di prendere tempo e arrivare a gennaio.
    3. La lettera di Draghi e Trichet del 5 agosto dice cose molto precise. E parla di “intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico” al punto 2. Al punto 1, capitoli A,B e C parla di “misure significative per accrescere il potenziale di crescita”, “aumento della concorrenza”, “MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI PUBBLICI”, “ridisegno di sistemi regolatori e fiscali”, “piena liberalizzazione dei servizi pubblici”, “privatizzazioni su larga scala”, “sistema di assicurazione dalla disoccupazione”, “politiche attive per il mercato del lavoro”. Perché di queste cose nessuno parla mai e tutti si fissano solo sull’aumento dell’età pensionabile? Ribadisco: l’una cosa senza l’altra è un suicidio. O quasi.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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