Se uno dovesse giudicare dall’attivismo del Parlamento (il nostro ha il record mondiale negativo per elaborazione e approvazione di leggi) e dalla lucidità del Governo, potrebbe dire che non se ne farà nulla. Ma dopo i disordini di Roma si sono levate alte, da Di Pietro a Maroni, le grida per avere leggi più severe e norme più rigide. Trattandosi di ordine pubblico, tema su cui la maggioranza ha lucrato ottimi guadagni elettorali (a partire proprio da Roma, consegnata ad Alemanno per paura dei rumeni e oggi traforata di omicidi), è invece da temere che qualche pasticcio salti fuori.
Naturalmente sono state escluse le “leggi speciali”. E ti credo: l’unica cosa “speciale” dei fatti di Roma è… che siano accaduti solo e proprio a Roma, durante una manifestazione annunciata con larghissimo anticipo e dopo giorni di speculazioni sulle possibili provocazioni. Il clamoroso fallimento di un’operazione di controllo dell’ordine pubblico usato come scusa per avere poteri più ampi e discrezionali: un po’ troppo, persino per questa classe politica.
Escluse quelle “speciali”, sono però tornate in ballo le leggi “normali”. Che a vario titolo prevederebbero (condizionale d’obbligo, vista la confusione) l’arresto in flagranza differita (sulla base dei filmati, come per gli stadi), l’arresto obbligatorio per chi venga trovato in possesso di strumenti da guerriglia urbana nei pressi di una manifestazione, aggravanti per i reati comuni commessi in quelle occasioni.
Tutte questi provvedimenti hanno una caratteristica in comune: la carcerazione. Cautelativa, certo, ma sempre carcerazione. Ed è qualcosa di cui in Italia può discutere solo un marziano, non qualcuno che più o meno sa come vanno le cose da noi. Nelle nostre prigioni ci sono poco meno di 70 mila detenuti e circa 25 mila sono di troppo, non solo rispetto alla capienza normale ma anche rispetto a quella definita “tollerabile”.
Ma non solo: nelle nostre carceri sono più numerosi i detenuti in attesa di giudizio di quelli già condannati. Quindi, in prigione oggi sono più numerosi gli innocenti dei colpevoli, perché secondo il nostro diritto penale si è innocenti fino a quando non si è subita una sentenza di condanna che sia passata in giudicato. Principio per altro sancito dalla Costituzione che all’articolo 27, comma 2, recita che «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».
Tutto questo, unito all’abnorme durata dei processi, ha fatto crescere esponenzialmente, negli anni, il numero dei ricorsi e delle cause per “irragionevole durata del processo” (Legge Pinto del 2001). Dunque l’idea di prevedere ulteriori misure che implicano la carcerazione e inventare nuovi reati, in questa situazione, è quasi demenziale. Soprattutto dopo aver tagliato i finanziamenti alle forze dell’ordine e senza aver messo mano a una riforma della Giustizia che non fosse quella a uso e consumo del Capo.
Sono molto d’accordo, la galera preventiva è praticamente irrealizzabile. Penso che che viene beccato in questo tipo di reato debba a) pagare in denaro, lui o la sua famiglia, da tariffario pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale b) in caso di insolvenza prestare servizi sociali a titolo gratuito per un periodo proporzionale ai danni fatti. Credo però che chi organizza queste manifestazioni debba garantire un servizio d’ordine interno (come una volta facevano partiti e movimenti), altrimenti niente permesso. Niente cauzioni preventive (irrealizzabili anche queste), servizio d’ordine equiparato ai pubblici ufficiali. Fermo immediato e multe salate a chi esce da percorsi prestabiliti in modo aggressivo. Noto che questi miserabili che sono in arresto hanno già cominciato il piagnisteo, se la caveranno con poco. Perlopiù sono figli di papà ricchi di protezioni, secondo me. La lezione sociologica di Pasolini dopo i disordini di Valle Giulia molti anni fa è sempre attuale.