PUTIN E MEDVEDEV, VALZER AL CREMLINO

Il gioco delle parti è scontato ma perfetto. Il giovane (46 anni) Dmitrij Medvedev lancia il meno giovane (59 anni) Vladimir Putin verso il terzo mandato presidenziale. In cambio, Medvedv andrà a guidare il partito presidenziale Russia Unita, con tutta probabilità farà il primo ministro al posto di Putin e sarà così pronto, per età e per merito politico, a ritornare al Cremlino nel 2018. Come in uno spettacolo di magia, la Costituzione scompare nel cilindro (era stata opportunamente modificata in corso d’opera) e il cittadino russo sbarra gli occhi.

Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev.

La nomenklatura russa ha reinventato la macchina per la gestione perpetua del potere e la democrazia moscovita a scartamento ridotto s’inclina sempre più verso il modello della Cina, dove i nuovi leader possono essere annunciati con largo anticipo perché già selezionati nel chiuso degli apparati e dei circoli dominanti.

Anche il giro di valzer tra Medvedev e Putin è stato reso noto con fretta sospetta, ben sei mesi prima delle elezioni presidenziali che si terranno a marzo. Ma le analogie con la Cina finiscono qui, soprattutto perché il regime di Pechino ha dato una frustata al proprio sistema industriale mentre la stabilità economica della Russia dipende ancora dall’esportazione di materie prime, in primo luogo gas, petrolio e minerali.

La crisi economica mondiale, con il conseguente ribasso del prezzo del petrolio, ha impresso un brusco colpo di freno alle ambizioni di Mosca e a uno sviluppo drogato dall’afflusso di denaro ma piantato su gambe strutturalmente fragili. Da qui la necessità di riaffermare il principio che è alla base di tutta la carriera di Putin: le risorse naturali della Russia non sono solo un patrimonio economico ma un “asset” strategico della nazione e, di conseguenza, anche una leva per la politica estera, come ben sanno i Paesi, Ucraina e Georgia in testa, che il Cremlino include nella propria “sfera d’influenza”.

L’era Putin (primo ministro nel 1999, presidente dal 2000 al 2004 e poi dal 2004 al 2008, quindi di nuovo premier dal 2008 al 2012) non ha prodotto solo l’energica limatura degli spazi di democrazia e una crudelissima guerra in Cecenia. Ha anche dato stabilità al Paese, fermato l’inflazione, riorganizzato l’esercito e la pur sempre corrotta pubblica amministrazione. Certo, in un quadro di controllo statale dell’economia, il concetto di libero mercato è stato a dir poco rivisto e corretto.

In tale sistema gli “oligarchi” svolgono un ruolo fondamentale. Non tanto perché ladroni, come vuole la mediocre vulgata occidentale, ma perché autorizzati dal regime a far funzionare complessi industriali importanti (di nuovo, petrolio, gas e metalli) che in epoca sovietica sprofondavano nell’incompetenza. E’ una riedizione post-moderna della Nuova politica economica di Lenin.  “Arricchitevi!”, disse il leader bolscevico, per poi mettere al muro chi l’aveva fatto. “Arricchitevi ma lasciate stare la politica”, dice Putin. L’ultima parola, quanto a risorse strategiche, spetta sempre al Cremlino e chi non ci sta finisce male: come Khodorkovskij, incarcerato mentre stava per vendere parte della Yukos alla Exxon, o come di recente il miliardario Prokhorov (anche lui “oligarca” di nickel, oro e altri metalli) che voleva darsi alla politica.

L’annuncio del ritorno di Putin al Cremlino è stato dato con sei mesi di anticipo sulla data delle elezioni proprio per rassicurare gli investitori, interni ed esteri: la rotta è sempre la stessa. Medvedev, da molti ritenuto un delfino inquieto, non si è arreso perché non ha nemmeno cominciato a combattere. Come capo di Russia Unita, partito in calo di consensi, avrà ora il compito di far balenare agli elettori la faccia più liberale della medaglia. Ma è chiaro che fino al 2018 i giochi sono già fatti.

Pubblicato su Avvenire del 25 settembre 2011.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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