BERLINO, IL SINDACO CHE SFIDA LA MERKEL

Domenica 18 settembre, elezione del sindaco di Berlino. Ecco una data che potrebbe dire molto per il prossimo futuro della Germania e, di conseguenza, dell’Europa. Il grande favorito è Klaus Wowereit, 57 anni, socialdemocratico, che tenta il colpo grosso: farsi dare dagli elettori il terzo mandato consecutivo (è sindaco dal 2001) a spese di Frank Henkel, candidato dalla Cdu di Angela Merkel, secondo i sondaggi vittima sacrificale di un’elezione decisa in partenza.

Klaus Wowereit alla Porta di Brandeburgo, a Berlino.

Le cose, però, non sono così semplici. Un’eventuale terza vittoria di Wowereit potrebbe creare problemi all’uno come all’altro schieramento, e riverberarli da Berlino alla politica nazionale. L’attuale sindaco (noto per essersi dichiarato omosessuale proprio alla vigilia della prima elezione, nel 2001) governa la capitale insieme con Die Linke (La Sinistra), partito di estrema sinistra, erede del vecchio Partito comunista della defunta Germania Est. Una coalizione che gli avversari infatti definiscono “rosso-rossa”.

Die Linke ottenne nel 2006 il 13% dei voti. Un alleato ingombrante nel Parlamento di 141 deputati che esprime poi il sindaco. Tanto ingombrante da rimandare al secondo turno, nel 2006, la nomina dello stesso Wowereit, e da condizionare poi le scelte quotidiane dell’amministrazione. Wowereit vorrebbe ottenere dalle elezioni un ridimensionamento dell’alleato, per potersene magari sbarazzare in favore dei Verdi. Una scommessa difficile ma non impossibile: i Verdi raccolgono l’interesse di tutti gli schieramenti politici da quando il disastro di Fukushima ha spinto la cancelliera Merkel ad annunciare la rinuncia totale al nucleare a partire del 2020.

Qualche turbolenza a sinistra, dunque. Destinata a protrarsi nel tempo perché, se Wowereit dovesse riconfermarsi a Berlino, diventerebbe un candidato naturale a giocarsi per la Spd il ruolo di cancelliere nelle elezioni politiche del 2013.

Le stesse difficoltà, ma a rovescio, esistono nella coalizione di centro-destra guidata dalla Merkel. La maggioranza è in calo di popolarità (ha perso le ultime sei elezioni regionali), divisa sulle scelte fondamentali (dal salvataggio della Grecia alla guerra in Libia), incalzata dal Partito socialdemocratico che in maggio ha vinto a Brema e in settembre nel Land del Meclenburgo, criticata dalla parte dell’elettorato più animata da sentimenti nazionalisti e scettica sul futuro dell’Europa.

Se dovesse perdere anche a Berlino (che è uno dei 16 Land della Repubblica), la china della coalizione di Governo potrebbe diventare troppo ripida per essere rimontata, l’aggancio ai Verdi molto più difficile e la corsa a un nuovo cancellierato quasi impossibile. Wowereit, per affermarsi a livello nazionale, dovrebbe conquistare un elettorato che è deluso dalla destra ma non per questo si è spostato a sinistra. La consonanza coi Verdi sarebbe letta come un giusto ma inevitabile segnale di prudenza nei confronti del nucleare, nulla più. Mentre potrebbero pesare molto certi segnali che arrivano dall’amministrazione di Berlino, dove la disoccupazione è il doppio di quella nazionale (14% contro il 7%), i servizi (soprattutto i trasporti e l’assistenza alle famiglie) non sono certo d’eccellenza e il tema della sicurezza è sempre vivacemente dibattuto.

Certo, Wowereit ha restituito a Berlino un prestigio culturale e un glamour che ne fanno una delle grandi capitali del mondo. Ma basterebbe per gestire un Paese come la Germania? Interrogativo che ci tocca da vicino, visto che il cancelliere e le sue decisioni influenzano la vita di tutti i 500 milioni di cittadini dell’Unione Europea.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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