DI SANDRO CALVANI – Il mondo non è cambiato davvero. Quelle immagini drammatiche e indimenticabili hanno causato tremende emozioni, confusione e disorientamento. Ma non ne è scaturita una nuova visione del mondo né una voglia di cambiare il corso della storia. Quell’attacco ha dimostrato le potenzialità dell’interdipendenza globale, tanto che nessuno può più sentirsi sicuro a casa propria se altri sono disperati da qualche altra parte.
Ma pochi hanno capito quel messaggio sconvolgente e i leader ne hanno minimizzato la complessità, presentandola come il risultato di pochi terroristi pazzi. Eliminati loro si sarebbe potuti tornare alla vita irresponsabile del precedente ventennio: ogni nazione e ogni potere forte difende i propri interessi e si protegge contro l’eventuale rabbia degli altri. Non c’è più stato un attacco terroristico di quelle proporzioni, ma il cambio climatico continua a moltiplicare le migrazioni, le carestie e i disastri naturali; le bugie della finanza e delle armi mandano il mondo in bancarotta, il divario tra i più ricchi e i più poveri cresce ovunque; le mancate scelte energetiche accelerano l’ecocidio del pianeta, migliaia di morti nei nuovi conflitti non generano più forti emozioni.
L’11 settembre non ha deviato la storia perché il cambio che servirebbe è così profondo per l’umanità intera che non bastano le esplosioni di New York o Fukushima a convincerci. Dodici anni dopo la caduta del Muro di Berlino, a New York l’11 settembre 2001 cominciò la costruzione di altri muri per separare l’umanità, per non vedere e non parlare delle vere attese di dignità e diritti di miliardi di persone. La vittima più gravemente ferita è stata l’educazione alle complesse sfide globali. Ed è l’unica via di salvezza possibile.
di Sandro Calvani (direttore del Centro Asean sugli obiettivi di sviluppo del Millennio dell’Onu)
Pubblicato su Famiglia Cristiana n. 37/2011