GROSSI AFFARI PER LO STATO BISCAZZIERE

DI ANTONIO SANFRANCESCO – Prima, tramite il comitato antiriciclaggio della Commissione parlamentare Antimafia, lancia l’allarme affermando che il gioco d’azzardo è un settore dove si allungano i tentacoli della criminalità organizzata. Poi, per fare più quattrini, lo legalizza completamente. In materia di giochi, lo Stato italiano predica bene e razzola male. «Gioco legale e responsabile», recita il logo dell’Aams (Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato). Legale sicuramente, responsabile chissà visto che si tratta di azzardo.

Non bastava il diluvio di lotterie, gratta e vinci, scommesse e slot machine disseminate ovunque, adesso arriva la possibilità di giocare a poker al computer di casa. In pratica, il casinò a domicilio. Dopo un periodo di sperimentazione come previsto dal “decreto Abruzzo” a sostegno delle zone terremotate, dal 18 luglio, infatti, è possibile giocare a poker con la modalità cash che, rispetto a quella del torneo (che nel 2010 ha fruttato 3,1 miliardi di euro sui 4,8 complessivi del comparto online), prevede che si giochi con soldi veri e puntate che vanno da un minimo di 50 centesimi a un massimo di 1.000 euro.

Secondo le stime degli operatori, a regime il nuovo gioco dovrebbe produrre un giro d’affari di 1,5 miliardi di euro al mese, suddivisi tra poker vero e proprio (800 milioni complessivi) e i giochi da Casinò come dadi, blackjack e roulette (700 milioni).

Il cash, rispetto alla modalità torneo, si differenzia nell’investimento e nel ritorno in vincita. Nel secondo si paga l’iscrizione (massimo 250 euro) e si gioca con un numero di chip virtuali (le fiches) uguale per tutti e con il meccanismo di eliminazione stile tabellone tennistico. Nel cash, invece, la quantità di chips dipende da quanto denaro si vuole mettere sul tavolo come in una normale partita dal vivo. Anche il meccanismo di vincita è diverso: nel torneo, una volta eliminati, l’unica perdita sarà quella del buy-in (l’iscrizione) mentre chi riesce a piazzarsi si prende tutto il piatto. Nel cash si vince e si perde in base ai soldi che si portano anche se per ogni sessione è posto un limite di mille euro.

Lo Stato biscazziere ha così trovato la gallina delle uova d’oro. I dati parlano chiaro. Nel 2010 la raccolta complessiva dei Monopoli di Stato, tra giochi tradizionali come lotterie e Superenalotto e quelli di nuova generazione, ha raggiunto la cifra di 61,4 miliardi di euro, il 4% del Pil. Molto più di una manovra finanziaria, insomma.

L’anno scorso il business è aumentato del 12,7% ma a fare la parte del leone sono state proprio le bische online con un aumento del 34 per cento. Nelle casse dell’Erario sono finiti 9,9 miliardi di euro, di cui 1,2 provenienti dai concessionari per tasse e diritti. Nell’ultima finanziaria approvata dal Parlamento a tempo di record si prevedono entrate aggiuntive da tassazioni sui giochi per 400 milioni nel 2011, 470 nel 2012 e 500 nel 2013.

Nei giorni scorsi, quasi in concomitanza con il via libera al poker, il Comitato antiriciclaggio dell’Antimafia, presieduto da Luigi Ligotti (Idv), ha approvato una relazione dove si legge che «le norme vigenti e i sistemi di controllo non garantiscono la tutela dei minori», e che «la prevalenza del gioco patologico tra i giovani è diventato un problema di interesse pubblico».  Secondo una stima dell’Eurispes, infatti, in Italia le persone patologicamente dipendenti dal gioco legale e d’azzardo – che l’Oms dal 1980 ha riconosciuto a tutti gli effetti come malattia psichiatrica – sono circa 700 mila, per circa l’85% uomini. Fra loro, il 51% ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, il 22% tra i 50 e i 60 anni e il 6% ha oltre i 60 anni. Il fenomeno è molto diffuso anche tra i giovani. Per liberare i pazienti dalla “febbre da tavolo verde” in Italia esistono quasi 200 centri.

di Antonio Sanfrancesco

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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