Le autorità norvegesi, ovviamente. L’Unione Europea attraverso Cecilia Malmstroem, commissario agli Affari Interni. Qualche Governo. Qualche intellettuale. C’è voluta la strage in Norvegia, le decine di ragazzi massacrati da Anders Behring Breivik, perché qualcuno aprisse finalmente gli occhi sulla destra orribile (c’è, ovviamente, anche una destra civile, e molto) che negli ultimi anni si è diffusa in Europa. E non si tratta, qui, di prendersela con il solito Borghezio, che è impresentabile da sempre anche se la Lega lo manda a rappresentarla (e rappresentarci) in Europa.
Il vero problema sta in quell’ambiente di “declino economico, disoccupazione, ansia della media borghesia e immigrazione” che si è formato in vaste aree del continente, e nella speculazione politica che lo ha investito. La prima faccia della medaglia ci è ben nota: nell’Unione Europea la disoccupazione è al 9,6% e in crescita; nei 16 Paesi dell’area Euro è al 10,1% e in crescita. La disoccupazione giovanile nel continente è intorno al 20%, in alcuni Paesi (Spagna, 37,8%; in Francia, Grecia e Italia vicina al 30%) anche molto più in alto.
Ma quelle parole tra virgolette, che ho tratto da un magistrale articolo scritto per il New York Times da Roger Cohen, giornalista e saggista americano che conosce bene noi europei, ci invitano anche ad altre considerazioni. Cohen aggiunge: “Breivik ha molti compagni di strada ideologici su entrambe le sponde dell’Atlantico. Viene da loro il veleno che ha infettato il suo risentimento omicida. Tra gli altri Geert Wilders in Olanda, che ha paragonato il Corano al Mein Kampf di Hitler, mentre otteneva il 15,5% dei voti nelle elezioni del 2010; Marine Le Pen in Francia, che ha usato analogie naziste per manifestare il proprio disprezzo per i musulmani devoti; i partiti di estrema destra in Svezia, Danimarca e Gran Bretagna, che fanno derivare qualunque problema dall’immigrazione islamica… Ciò che è diventato chiaro a Oslo è che il delirante odio anti-islamico che le destre contrappongono al “multiculturalismo” delle sinistre può essere pericoloso quanto l’odio contro gli infedeli di Al Qaeda: Breivik da solo ha ucciso molte più persone dei quattro kamikaze islamici nell’attacco alla metropolitana di Londra nel luglio del 2005”.
Alla lista di Cohen mancano molte voci. Lo Jobbik (Partito per un’Ungheria migliore) ungherese, ostile ai rom e antisemita, dotato anche di un braccio paramilitare; i Democratici svedesi, anti-immigrati e anti-Europa; il Partito nazionale slovacco, ultranazionalista, antieuropeo e nemico giurato degli ungheresi; il Raggruppamento popolare ortodosso in Grecia; i Veri finlandesi in Finlandia; gli eredi di Haider in austria, divisi in due partiti; il Partito del Popolo in Danimarca. Formazioni xenofobe quando non apertamente razziste, ben insediate nei Parlamenti dei rispettivi Paesi.
Molti, oggi, insistono sulla “follia” di Breivik (come se potesse non essere folle uno così) soprattutto perché fanno fatica ad accettare la semplice e drammatica realtà che le dichiarazioni di Borghezio mettono in luce: gli argomenti, i ragionamenti, i deliri di Breivik li abbiamo sentito spessissimo negli ultimi anni, anche in sedi presunte nobili come giornali, telegiornali, dichiarazioni di politici, discorsi di amici. Quanti giornalisti pseudo-illustri e commentatori pseudo-esperti ci hanno martellato in questi anni con l’invasione islamica, il ritorno del califfato, lo stravolgimento della nostra civiltà a causa dell’immigrazione, a dispetto di ogni fatto e di ogni cifra? Quanti politici e quanti scrittori copioni ci hanno ossessionato con la fanfaluca dell’Eurabia, teorizzata dalla saggista ebrea egiziana Bat Ye’or? E lo scontro di civiltà di Huntington? Scrivere pessimi libri e diffondere sciocchezze non equivale ad armare la mano di un assassino. Non facciamo finta che sia un merito, però, e che non possa avere prima o poi delle conseguenze.