A NOI LE TASSE, AI BERLUSCONI IL LODO

DI GIORGIO VECCHIATO – Lodo Mondadori e risarcimenti faraonici, di nuovo il Governo contro la magistratura. Pare dovesse essere la diciottesima “legge ad personam”, indubbiamente un notevole traguardo. Nessun premier ci era mai arrivato, neanche nei regimi più autoritari o, come dire, più disinvolti. Presso i partner internazionali aumenterà certamente la nostra reputazione, anche se poi Berlusconi (o il Governo? O la maggioranza? O il PdL?) ha ritirato il codicillo che favoriva le sue aziende.

Silvio Berlusconi con i figli.

Pur ammaestrati come siamo da trascorse e penose esperienze, nessuno si aspettava che nell’ambito della manovra finanziaria, la quale interessa un’intera nazione, venisse inserito un altro genere di manovra, tale da interessare il solo Berlusconi.

Alla vigilia si era parlato di tagliare i costi della politica, in verità senza crederci troppo. Più logico aspettarsi un taglio alle aspirazioni dei pensionati, che non hanno né la tutela dei politici né la furbizia degli evasori. E così puntualmente è accaduto. Comunque non stiamo qui a interrogarci sulla moralità di simili provvedimenti. Siamo abituati a tutto, è un destino patrio che a pagare siano sempre gli stessi. Saremmo curiosi, piuttosto, di conoscere la genesi della leggina pro Finivest poi abortita, chi l’ha proposta e come è stata varata.

Apparendo un po’ improbabile che il tentativo di far risparmiare Berlusconi sia dipeso da manifestazioni di piazza, verrebbe da pensare che sia stato lo stesso premier a chiedere questo piccolo favore. E’ vero che Tremonti tiene stretta la borsa: ma stavolta i soldi in gioco non appartengono all’erario. Secondo il giudice, dovrebbero andare dalle tasche di Berlusconi a quelle di De Benedetti, senza incidere sulle casse statali. Visto quindi che incombe la sentenza d’appello, con grossi rischi per Fininvest, niente di meglio che inventarsi una nuova legge su misura. Sarebbe stata la numero diciotto, record mondiale.

E’ probabile che Tremonti abbia resistito, magari chiedendosi come avrebbero reagito non solo gli oppositori, ma anche i parlamentari della maggioranza. Chissà come l’hanno convinto. Forse facendogli notare che 314 deputati hanno già creduto a Ruby nipote di Mubarak. Dopo quel voto, di impossibile a Montecitorio non c’è più nulla.

Non se n’è fatto nulla, come altre volte è accaduto per provvedimenti tanto azzardati quanto malamente redatti. L’ondata di indignazione, quindi, dev’essere sostituita da un’ondata di derisione. Bel risultato per la credibilità del Governo, la serietà della classe politica e la dignità nazionale.

di Giorgio Vecchiato

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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