Che diavolo succede in Iran? Domanda da prendere alla lettera, visto che la lotta politica da qualche mese si combatte a colpi di accuse di “stregoneria” e “legami con l’occulto”. Di colpo sono spuntate sette e stregoni, angeli e demoni, ed è diventato di decisiva importanza stabilire se il presidente Mahmud Ahmadinejad è un seguace dei Mahdion, gruppo di adoratori del dodicesimo imam scomparso (figura peraltro centrale del culto sciita), fondato negli anni Cinquanta da un certo Ahmad Kafi.
Su questa base, due opposte fazioni si stanno scambiando colpi micidiali. Aveva cominciato Ahmadinejad, esautorando Heydar Moslehi, ministro della Sicurezza. L’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema, la massima autorità religiosa del Paese, gli aveva imposto la marcia indietro. E quando Ahmadinejad, per protesta, aveva disertato alcune riunioni del Governo, per buona misura gli erano stati arrestati una ventina di collaboratori, accusati appunto di stregoneria. Tra gli altri, Esfandiar Rahim Mashaei, capo di gabinetto, consuocero e possibile erede politico di Ahmadinejad, che nel 2013 non potrà, dopo due mandati, ricandidarsi alla Presidenza; e Abbas Amirifar, ayatoleslam e responsabile della preghiera presso la moschea presidenziale. Ahmadinejad però non si è fatto smontare: ha fatto fuori tre importanti ministri in un colpo (quello del Welfare, Sadeq Mashouli; quello dell’Industria, Ali Akbar Mehrabian) e quello del Petrolio (Massud Mirkazemi), assumendo l’interim del ministero del Petrolio.
Insomma: Khamenei ha stretto a sé esercito e servizi segreti, Ahmadinejad si è preso le chiavi dell’economia. Gnomi e fattucchiere, sia pure islamici, ovviamente non c’entrano. In primo luogo, questa lotta va avanti almeno dal 2007, da quando cioè Ahmadinejad riuscì a silurare Ali Larijani, capo negoziatore sul nucleare. Altri fedelissimi di Alì Khamenei persero il posto poco dopo: il (ministro dell’Interno, quello della Sicurezza e un po’ più in là quello degli Esteri.
Per quanto a noi possa sembrare incredibile, Ahmadinejad si è messo alla guida di un fronte laico che cerca di ridimensionare il controllo delle leve politiche fin qui detenuto dal clero, rappresentato appunto da Khamenei. Per far questo, deve far avanzare una politica di caute (cautissime) aperture sociali, in modo da creare benefici per il ceto medio iraniano, mentre i religiosi sono più interessati a mantenere la politica di sovvenzioni alla miriade di aziende di proprietà dei Guardisani della rivoluzione, dei pasdaran e degli altri corpi più o meno militari che sono parassitari ma intanto proteggono il regime.L’Iran è la 17° economia del mondo ma cresce poco (1-2% l’anno) anche perché ha un mercato interno asfittico.
Allo stesso modo, e per le stesse ragioni, Ahmadinejad ha bisogno di uscire dall’isolamento internazionale e di affermare un’ideologia tinta di nazionalismo, anche a scapito dell’universalismo islamico caro ai religiosi. Il problema del Presidente è che il tempo corre. Nel marzo 2010 ci saranno le elezioni politiche, nel 2013 quelle presidenziali. Mahmud Ahmadinejad ha meno di un anno per guadagnare potere e consensi. Altrimenti, tra due anni, i religiosi metteranno alla presidenza un fantoccio di loro scelta.
kSkdvu wozlrnxtjlwp, [url=http://lgcouzjiodfb.com/]lgcouzjiodfb[/url], [link=http://salmhnvmezpe.com/]salmhnvmezpe[/link], http://gmcempnrltmh.com/