ANDIAMO AI GIARDINETTI? NO, VADO IN RETE

Internet è, decisamente, un universo per giovani. E giorno dopo giorno diventa un universo per giovanissimi. Le ricerche di Eu Kids Online, il progetto finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea (che ha in OssCom, il centro di ricerche sui media e la Comunicazione dell’Università Cattolica di Milano, il nodo italiano) sono da questo punto di vista illuminanti e, per certi versi, preoccupanti.

rete1Sono state setacciate le abitudini al computer di decine di migliaia di ragazzi europei di 25 Paesi e di età compresa tra i 9 e i 16 anni. Il 93% di loro va online almeno una volta la settimana e il 60% tutti i giorni. Il 59% di loro ha un profilo su un social network (con punte dell’80% nei Paesi Bassi, del 76% in Lituania e del 75% in Danimarca; “solo” il 57% in Italia) ma è una media tra tutte le categorie di età: ha un profilo il 26% dei bambini di 9/10 anni, il 49% di quelli di 11/12 anni, il 73% di quelli di 13/14 anni. Il 26% dei ragazzi europei che ha un profilo su un social network ha più di 100 “amici”, percentuale che sale al 35% in Italia.

I ragazzi usano molto la Rete, e si sapeva. Ma sapevamo anche che la usano così spesso pure i bambini? Che in Italia (come in Grecia, Turchia, Cipro, Germania, Austria e Portogallo) l’età media del primo accesso alla Rete è di 10 anni, mentre in Danimarca e Svezia è già 7 anni e negli altri Paesi nordici 8? Che in tutti i Paesi europei un terzo dei bambini di 9/10 anni usa Internet?

Forse no. E soprattutto, avverte la ricerca, forse non sappiamo che ragazzi e bambini credono di sapere della Rete, del suo utilizzo e delle sue insidie molto più di quanto in realtà sappiano. Questo provoca due effetti. Da un lato, un’esagerata stima delle proprie capacità, soprattutto rispetto ai genitori e agli adulti in generale. Il 36% dei ragazzi tra i 9 e i 16 anni afferma senza esitare di “sapere molto più dei genitori” della Rete e dintorni, e il 31% dice di “sapere un po’ di più”. I modesti stanno quasi tutti nella categoria 9/10 anni d’età, in cui i due terzi sono invece convinti di saperne meno degli adulti. I ragazzi della Finlandia, per esempio, credono di essere molto intraprendenti sulla Rete anche se poi la ricerca ha scoperto che sono perfettamente in media rispetto ai coetanei degli altri Paesi, e molto meno “svegli”, per esempio, dei ragazzi della Lituania.

Il banner di Eu Kids Online.

Il banner di Eu Kids Online.

Dall’altro, forse per fortuna, le attività svolte in rete dai ragazzi europei sono assai più limitate di quanto anche i genitori siano portati a credere. Fare ricerche per la scuola, giocare, scaricare musica o film: ecco le loro iniziative preferite. Pochi “vanno in chat” o usano la webcam (circa il 30%), postano messaggi sui siti, creano avatar o frequentano siti di file sharing. Il 30% dei ragazzi ha confessato di aver comunicato in Rete con persone mai viste o conosciute, ma solo il 9% ha incontrato faccia a faccia qualcuno conosciuto in Rete. La gran parte dei genitori (70%), infine, s’informa sulle esperienze Internet dei figli e il 90% limita in qualche modo i rischi bloccando la diffusione dei dati personali dei figli. Ma sono anche molti (40% circa) i ragazzi che ammettono di ignorare a bella posta i consigli dei genitori.

Eu Kids Online conclude così: i ragazzi che si muovono di più in Rete sono, ovviamente, i più esposti ai rischi del mezzo ma sono anche quelli che maturano più in fretta l’esperienza (evitare i siti violenti o pornografici, bloccare i messaggi indesiderati e così via) per proteggersi e difendersi. Quelli che in Rete svolgono meno attività corrono, statisticamente, meno rischi ma sono anche i meno preparati ad affrontarli in caso di necessità. Il problema più spinoso, dunque, è l’abbassamento continuo dell’età dell’accesso alla Rete. E il consiglio in questo caso è: meno campagne generali di consapevolezza sui rischi in Rete e più istruzione concreta sulle cose da fare per sventare adescamenti, cyberbullismo, immagini violente, incitamenti all’odio religioso o razziale. Un pragmatismo molto nordico che magari non piacerà molto al nostro carattere latino, ma che pare molto adatto al mondo dei computer e di internet.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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