L’IRAQ DELLE BUGIE NEI FILE DI WIKILEAKS

A luglio era toccato all’Afghanistan, adesso all’Iraq. Wikileaks, il sito fondato dal discusso Julian Assange proprio per svelare segreti, ha colpito ancora. Altri 391.831 documenti, per smascherare l’insufficienza dell’informazione sulla guerra e i tanti, troppi trucchi per coprire col belletto una realtà comunque crudele. Al Jazira, l’emittente in lingua araba e inglese del Qatar, ha violato l’embargo ma l’effetto finale non è stato per nulla sminuito.

Julian Assange, fondatore di Wikileaks.

Julian Assange, fondatore di Wikileaks.

I documenti ci dicono cose che in parte conoscevamo o immaginavano. E’ però tutt’altra cosa sapere con certezza che dal 2004 al 2009 sono morte in Iraq più di 150 mila persone, per l’80% civili disarmati e inoffensivi; che gli americani tenevano il conto ma lo nascondevano nei computer; che di Abu Ghraib (la prigione di Baghdad dove si torturavano i prigionieri) ce ne sono state a decine; che il nostro Nicola Calipari (l’agente dei servizi segreti che riscattò la giornalista Giuliana Sgrena) fu mandato alla morte (e con lui l’ostaggio appena rilasciato) da un falso allarme che contava, appunto, sul grilletto facile degli americani. Per non parlare dei civili iracheni spediti a lavorare sulle strade per vedere, sulla loro pelle, se erano ancora minate.

I politici, dal segretario di Stato Usa Clinton al segretario generale della Nato Rasmussen, protestano. Dicono che le rivelazioni di Wikileaks mettono a rischio tante persone che collaborano o hanno collaborato con le truppe straniere. Hanno ragione, è senz’altro possibile. Ma il problema, soprattutto nel caso dell’Iraq, non sono le trovate di Assange bensì la presunzione e il dilettantismo di politici del tutto impreparati a gestire i problemi che loro stessi, con una guerra dalle ragioni fasulle, avrebbero sollevato. Bush, il suo vice Cheney, il ministro della Difesa Rumsfeld, Condoleezza Rice, i teorici e i protagonisti di una guerra mal concepita, peggio gestita e poi abbandonata nelle mani dei militari. Al fronte, in un Paese straniero, il soldato sceglierà sempre di proteggere se stesso e i compagni, anche a spese dei civili. Il sangue degli iracheni uccisi, quindi, ricade sui terroristi e sulla Casa Bianca di allora. Il resto sono chiacchiere che non riportano in vita nessuno.

Vale la pena di ricordare come Assange ha avuto i documenti. Glieli ha forniti (lo sanno tutti, anche se lui non conferma) Bradley Manning, 22 anni, analista dell’esercito di stanza in Iraq che da un anno e mezzo è in prigione negli Usa. Wikileaks, e la nebulosa di teste d’uovo, giornalisti, anarchici e hacker che le gira intorno, non agiscono per denaro. Li ispira la filosofia open source (fonte aperta) degli informatici che vorrebbero affrancare la tecnologia dal diritto d’autore e dai bilanci aziendali e l’informazione dai segreti di Stato. Sono i libertari del mondo d’oggi. Negli anni Sessanta sarebbero andati on the road fumando spinelli e gridando “fate l’amore non fate la guerra”. Oggi distruggono le menzogne di una politica. Forse col tempo ci abbiamo guadagnato.

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 24 ottobre 2010

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. mimmo said:

    E il povero soldato Lozano che noi ci siamo permessi di condannare? E le due Simona? E quanti di quei 150mila morti civili sono morti per colpa degli “invasori”? Dire che il sangue dei civili ricade equamente su terroristi e Casa Bianca è una turpitudine. Come quando si diceva: né con lo Stato né con le Brigate rosse.
    Ps. Ah, già dimenticavo: si possono fare solo le guerre senza morti. Anche quando si è dalla parte della ragione…

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Mimmo,
    scusa ma non capisco. Intanto non capisco che cosa c’entrano Lozano e le due Simone. Poi non capisco perché tu debba metterci degli “equamente” laddove io non lo ho scritti. Infine, non capisco cosa voglia dire, a proposito della guerra in Iraq, essere “dalla parte della ragione”. Bush e soci ci hanno detto che in Iraq c’erano armi di distruzione di massa e non era vero. Che Al Qaeda era alleata di Saddam e non era vero. Poi ci hanno detto che era tutto finito e la strage è andata avanti per anni. Come fai a credere che non abbiamo responsabilità in tutti quei morti?
    Ciao, a presto

    Fulvio

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