KIRILL IN UCRAINA, UNA MANO AL CREMLINO

Diventato Patriarca di Mosca e di tutte le Russie il 1 febbraio 2009, Kirill (già metropolita di Smolensk e Kaliningrad, già “ministro degli Esteri” della Chiesa ortodossa russa, al secolo Vladimir Michailovic Gundjaev, 64 anni) da quel giorno ha già compiuto tre visite ufficiali in Ucraina.

Il patriarca Kirill con il presidente russo Medvedev.

Il patriarca Kirill con il presidente russo Medvedev.

La seconda e la terza visita (che è poi quella in corso in questi giorni) erano dedicate alle celebrazioni della cristianizzazione della Rus’,  comiciata quando, nell’estate del 988, il principe Vladimir di Kiev (oggi come allora capitale dell’Ucraina) scelse la fede in Cristo per sé, i propri sudditi e il proprio regno. Molti si sono già rallegrati perché il Patriarca ha detto che “in molte questioni sociali e morali l’approccio di Benedetto XVI coincide con quello della Chiesa russo-ortodossa. Questo ci dà modo di difendere i valori cristiani insieme, all’interno della comunità internazionale”.

E’ una sintonia che male non fa, niente da dire. Ma è chiaro che il senso delle visite a raffica in Ucraina di Kirill sta altrove. Se c’è una questione religiosa, questa è tutta interna. Da sempre, e con particolare asprezza dalla fine dell’Urss, l’Ucraina è terra del dissenso ortodosso e della separazione da Mosca. Tutti i presidenti dell’Ucraina indipendente, Viktor Yushenko compreso, hanno appoggiato l’idea di una Chiesa ortodossa autocefala e nazionale. Tre le Chiese ucraine che si definiscono “vera Chiesa ortodossa”: Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Mosca (fedele a Kirill, per intendersi), la Chiesa ortodossa ucraina autocefala e la Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev. Unica cosa in comune: la diffidenza e l’astio verso la Chiesa greco-cattolica di Ucraina.

Kirill ha teso la mano anche verso le due Chiese ostili al suo patriarcato, perora senza grandi risultati. Le cose, però, sono cambiate con l’elezione alla presidenza della Repubblica di Viktor Yanukovic, considerato (a ragione) filo-russo. A parte le questioni pratiche (un Paese in cui il 21% della popolazione è, di fatto, russo, e che dipende dalla Russia per l’energia e l’import-export, difficilmente può essere anti-russo), le visite di Kirill hanno in effetti una grossa valenza politica.

La crisi economica, con la conseguente flessione del prezzo del petrolio, ha impoverito e indebolito la Russia del duo Putin-Medvedev, allentando la presa che essa poteva esercitare sui Paesi vicini e il fascino che questi potevano subire dalla sua ascesa. I problemi del Caucaso sono noti, l’Asia Centrale e per natura problematica e instabile, l’unione economico-politca con la Belorussai vive momenti assai difficili. Ecco allora che la Chiesa ortodossa russa corre al soccorso dello Stato, gettando sul piatto dei raporti Russia-Ucraina la comune origine culturale, la comune missione slava santificata dalla conversione al cristianesimo.

L’unità spirituale come viatico all’unione politica, insomma. Abbastanza scandaloso per le nostre abitudini. Ma noi siamo cristiani cattolici, mica cristiani ortodossi. La Chiesa ortodossa russa ha per missione l’immedesimazione con il destino dello Stato russo. Scandalizzarsi sarebbe solo da ingenui, non da puri.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. luca said:

    Può darsi che da noi in Italia la Chiesa non si identifichi con lo Stato ma abbia una missione propria.
    Però in quanti altri paesi (oltre all’Italia) la Chiesa ha stipulato uno speciale concordato con lo Stato, godendo difatto di una posizione privilegiata nelle istituzioni rispetto alle altre confessioni?

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Luca,
    la Repubblica italiana ha firmato “concordati”, oltre che con la Chiesa cattolica, anche con la Tavola valdese (l’intesa è diventata legge nel 1984, modificata nel 1993), l’Unione delle Chiese criistiane avventiste del settimo giorno (nel 1986, modificata nel 1996), l’Unione delle comunità ebraiche in Italia (nel 1987, modificata nel 1996), le Assemblee di Dio in Italia (1988), l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (1995) e la Chiesa evangelica luterana in Italia (1995). Altre sei intese (per esempio con i buddisti) attendono di essere ratificate appunto con una legge. Il “privilegio” cui fai cenno forse è solo la traduzione pratica dell’enorme divario che, in Italia, corre tra ciò che ha rappresentato la Chiesa cattolica per il Paese e ciò che hanno rappresentato le altre, pur degnissime, confessioni.
    La missione di Kirill in Ucraina, peraltro, è estranea a questo discorso. Nessun Papa è mai andato in un altro Paese a dire che questo doveva “star vicino” all’Italia per via di un comune destino o missione storica. Ma ripeto: inutile stupirsi, quella è la natura storica della Chiesa ortodossa, fa parte della sua ragion d’essere e del suo modo di esistere. In più, la Chiesa ortodossa russa quello vuol essere: ortodossa e russa. La Chiesa cattolica vuole per sé una missione universale, quindi non può identificarsi con alcuno Stato o territorio.
    Ciao, grazie, a presto

    Fulvio

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