AL QAEDA, IL MEDIO EVO PIU’ FACEBOOK

Il duplice attentato dei giorni scorsi nello Yemen, con almeno 5 morti e una decina di feriti nell’assalto alle sedi della Sicurezza Politica e di quella Generale della città di Zinjibar, consolida e certifica il riassetto organizzativo e geografico dei gruppi terroristici di Al Qaeda, sempre più lontani dalle tradizionali basi afghane e pakistane, sempre meno legati alla guida globale di Osama Bin Laden (sostituito da capi più anonimi ma più legati a realtà locali) e ormai saldamente insediata a cavallo tra Medio Oriente e Africa.

Un gruppo di miliziani shabaab a Mogadiscio (Somalia).

Un gruppo di miliziani shabaab sfila per le strade di Mogadiscio, capitale della Somalia.

In Arabia Saudita centinaia di qaedisti sono stati arrestati in primavera e l’estate è cominciata nell’ansia dopo le nuove minacce di attentati. I colpi di Al Qaeda Maghreb sono frequenti e noti a tutti, l’ultimo collegato all’Italia dal sequestro di Sergio Cicala e della moglie. La Somalia è ormai in gran parte controllata dalle Corti Islamiche, che dispongono di 3 mila soldati e 7 mila miliziani shabaab, che agiscono ormai anche fuori confine (80 morti in Uganda pochi giorni fa); lo Yemen è la base (anche ideologica) da cui sono partiti gli ultimi tentativi di colpire gli Usa, oltre a una serie di attacchi a figure e istituzioni nazionali.

Questo nuovo mosaico del terrore conferma alcune cose già note, per esempio la lucida e spietata abilità con cui l’organizzazione riesce a infiltrarsi nelle crisi dei Paesi più poveri o tormentati e nelle frustrazioni delle popolazioni insoddisfatte o represse, per volgerle ai propri fini. Ma dà nuovo risalto a un paradosso che l’Occidente non è mai riuscito del tutto a decifrare: quello per cui Al Qaeda sostiene un progetto reazionario (il ritorno a un Islam “ideale” e mortifero ormai estraneo anche alla grande maggioranza del mondo islamico) ma lo fa con straordinaria modernità.

Il paradosso è attivo fin dalle prime mosse di Osama Bin Laden, che non a caso chiamò l’organizzazione Al Qaeda, cioè “la base”, ma nel senso di base di dati, di know how da sperimentare e diffondere, quasi un franchising del terrore planetario. La rete delle cellule di miliziani, per conseguenza, fu subito mutuata su quella che poi avremmo conosciuto come Internet: una serie di nodi comunicanti ma autonomi che, infatti, possono essere singolarmente annientati senza che l’efficienza della rete sia totalmente compromessa.

Paradosso per paradosso, è possibile sostenere che la cosa più somigliante alla filosofia operativa di Al Qaeda sia oggi Facebook, il programma per moltiplicare all’infinito gli “amici” e i contatti senza che alcuno (tranne appunto il proprio) sia decisivo. E in modo che ricorda quello del famoso social network, tra l’altro, funziona il complesso ma efficace reticolo che convoglia da ogni parte del mondo quattrini verso le cellule assassine.

Così Al Qaeda è riuscita a sopravvivere a tutti i rovesci, che non sono stati pochi, e a tutte le fughe: dall’Arabia Saudita delle origini al Sudan, da lì all’Afghanistan, poi le montagne del Pakistan, quindi il Maghreb, il Corno d’Africa, e infine di nuovo l’Arabia Saudita e l’Africa. La lotta per stroncarla in modo definitivo sarà lunga e chiederà altri sacrifici e molta pazienza. La rete andrà smantellata nodo per nodo, inseguendola ovunque proverà a insediarsi. Per riuscirci, però, dovremo tener sempre presente che dietro i burqa opprimenti e i kalashnikov, le barbe e i televisori distrutti, ci sono menti che conoscono benissimo i “trucchi” della modernità. E che non sono intenzionati a farne a meno solo perché uccidono gridando di volerli distruggere.

Pubblicato su Avvenire del 15 luglio 2010

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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