MONS. PADOVESE, CRISTIANO, UCCISO

Appare probabile che monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, ucciso oggi a coltellate nella sua residenza di Iskenderun, sia caduto vittima di uno squilibrato, o di un uomo dalla salute mentale compromessa. Murat Altun, arrestato per il delitto, era l’autista del vescovo e con lui era venuta in Italia almeno due volte. Molte circostanze, insomma, ricordano un’altra morte tragica, quella di don Andrea Santoro, ucciso anche lui a coltellate nella sua chiesa di Trabzon.

Una delle ultime immagini di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia.

Una delle ultime immagini di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia.

E’ chiaro, però, che questa morte orrenda proietta una luce particolare non solo sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, ormai da molto tempo assai critica, ma anche sul viaggio di Benedetto XVI a Cipro, dove il Papa presenterà l’Instrumentum Laboris dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi dedicata al Medio Oriente, in programma dal 10 al 24 ottobre 2010. Pur non rientrando nella Custodia francescana, la Turchia appartiene a buon diritto alla Terra Santa e l’omicidio di un vescovo, qualunque sia la follia che ha armato l’uccisore, appare comunque come un assalto ai cristiani.

Per capire perché, basta rileggere l’ampia intervista che monsignor Padovese concesse a sussidiario.net. Il vescovo raccontava della sua diocesi (vasta circa due terzi della Turchia e con soli 2.500 cattolici) e del pauroso declino della comunità cristiana del Paese: «Nel 1927 i cristiani erano il 20%, circa due milioni su una popolazione di 17-18 milioni. Il fatto che oggi ci troviamo ad essere un numero cosi risicato (circa 100 mila, n.d.r) su una popolazione di 70-71 milioni è sintomo di una situazione segnata da innegabili discriminazioni. La Costituzione sancisce l’uguaglianza dei cittadini turchi. Non è la legge in quanto tale che causa questi fenomeni, ma la sua non applicazione…».

In queste ore molti uomini politici turchi hanno espresso a chiare lettere stima per monsignor Padovese e dolore sincero per l’accaduto. Resta però il fatto che la Turchia è il Paese islamico forse più moderno e democratico al mondo, ma anche il Paese islamico dove, storicamente, i cristiani hanno subito le più feroci discriminazioni: nel 1915-1916, con il genocidio di un milione e mezzo di armeni cristiani, e nel 1923, con la deportazione di un milione e mezzo di turchi di origine greca.

Recuperare questa memoria serve non a criminalizzare la Turchia odierna ma a spiegare alcune cose. Intanto, perché con tutti i suoi meriti la Turchia non può essere accettata troppo facilmente nell’Europa comunitaria. Poi, perché è giusto monitorare il complesso gioco d’equilibrio che lega il primo ministro Erdogan all’islam e agli islamisti. Quindi, a farci capire che è più spesso la politica a usare la religione che non il contrario. Non sarebbe male, infine, se le nostre cancellerie, così preoccupate di difendere Israele sempre e comunque in nome della “democrazia in Medio Oriente”, capissero che difendere concretamente i cristiani di Terra Santa darebbe alla democrazia un impulso forse persino più veloce.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

3 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, quali pensi che siano i passi diplomatici e politici praticabili dalle cancellerie occidentali per difendere concretamente i cristiani di Terra Santa, i quali, a differenza degli ebrei, non hanno una struttura statuale? Me lo chiedo e te lo chiedo, riflettendo sulle diverse situazione riscontrabili nei paesi dell’area, come tu ben sai abbastanza varie.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    a me non pare così complicato, la politica esiste per questo. Se pensi che fino a poco tempo fa eravamo tranquillamente in affari con l’Iran di Ahmadinejad… Se vogliamo restare alla Turchia: niente Ue fino a che la vita delle minoranze religiose non godrà delle legittima tranquillità. E poi, reciprocità: costruisci una moschea a Roma? Ottimo, è una bella cosa. Però ci lasci costruire una chiesa a Riad. Il problema vero è sempre e solo uno: quanto siamo disposti a rimetterci, in quattrini e affari, per una questione di principio?
    Ciao, a presto

    Fulvio

  3. Lino said:

    A chi voglia ricordare e conoscere meglio Mons. Padovese segnalo la bellissima lettera pastorale che scrisse ai cristiani di Turchia in occasione del recente anno paolino, quasi un piccolo testamento spirituale: http://www.letterepaoline.it/node/93

    Lino

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