AMOS OZ E IL BOICOTTAGGIO DEGLI IDIOTI

Il boicottaggio che l’International Solidarity Movement Palestinese, nel suo ramo italiano, cerca di lanciare contro lo scrittore israeliano Amos Oz, 70 anni appena compiuti, onorato al Salone internazionale del libro di Torino, provoca un concreto senso di disgusto.

Lo scrittore israeliano Amos Oz, 70 anni.

Lo scrittore israeliano Amos Oz, 70 anni.

Quelli del’Ism adducono come motivazione il fatto che Oz è «vicino al potere (di Israele, n.d.r) e mirato ad avvallarne le politiche violente e razziste nei confronti di tutto ciò che non è ebreo». E’ una tesi tutta da dimostrare e che contrasta, per esempi, con il fatto che Oz è stato tra i primi intellettuali israeliani a pronunciarsi a favore della creazione di uno Stato palestinese.

Ma il punto vero non è questo. Ciò che davvero puzza (come puzza l’integralismo islamico o quello ebraico) è l’idea che un’opera d’arte possa, anzi debba essere giudicata sulla base di criteri politici di qualunque genere. Il più noto promotore italiano dei boicottaggio contro Amos Oz è il filosofo e docente universitario Gianni Vattimo. Che cosa diremmo se qualcuno volesse giudicare le sue opere e il suo insegnamento in base al fatto che Vattimo è omosessuale?

Louis-Ferdinand Céline era un noto fascista ma anche un grande scrittore. Che facciamo, mettiamo i suoi libri sul rogo? E le poesie di Ezra PoundJosé Saramago, portoghese, continua ostinatamente a definirsi comunista: gli ritiriamo il premio Nobel per la Letteratura quale complice dei crimini di Stalin? E di Gabriel Garcia Marquez, amico personale del dittatore Fidel Castro, che facciamo? Avete in uggia, come me, certe società più o meno segrete? Prendete a martellate i cd con i capolavori di Mozart, che era massone. Siete atei o agnostici? Andate nei musei e distruggete le opere degli artisti che lavorarono per Santa Madre Chiesa, a partire da Giotto.

Questa storia del boicottaggio di Oz è un’idiozia politica e un’aberrazione intellettuale. Proprio ciò di cui ha bisogno la già pericolante causa del popolo palestinese. Credevo di aver visto il massimo nel 2008, al Salone di Torino, quando lo stand dedicato alla grande letteratura di Israele risultava invece farcito di libri di Magdi Cristiano Allam e Fiamma Nirenstein. Vattimo e i suoi sono riusciti ad andare oltre.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, a me pareva che il fatto saliente della Fiera del libro 2008 di Torino fosse il boicottaggio della letteratura di Israele, causa “colpe” di quello stato, promosso anche allora da Vattimo &C. Che quella fiera fosse “farcita” dei libri di Allam e della Nirestein (peraltro per nulla disprezzabili secondo me) mi sembra abbastanza secondario, non credi?, rispetto al cuore del problema. Senza dimenticare che anche Magdi Allam era stato oggetto di un appello di circa duecento intellettuali sulla rivista on-line Reset, che a prescindere dal merito (comunque tutto da discutere), fu un atto abbastanza vile compiuto ahimè anche da personaggi di una certa levatura probabilmente per solidarietà accademica, ma in perfetto stile sovietico: attaccando cioè la persona prima ancora che le sue argomentazioni.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    sì e no. Sul boicottaggio contro un intellettuale a causa delle sue posizioni politiche siamo d’accordo, quindi non insisto. Sul boicottaggio di un’intera letteratura (nel caso specifico, quella israeliana) a causa delle posizioni di un Governo, idem come sopra e anche di più. Quindi, anche il boicottaggio del 2008 a Israele ricade in questa casistica.
    Ma spacciare come “stand di Israele” uno stand in cui la maggioranza dei libri era di due autori italiani (Nirenstein e Allam, appunto) sfiorava la truffa intellettuale. Non basta essere amici di Israele per pretendere di rappresentarne la letteratura, mi pare. Al di là, ovviamente, del valore dei libri dei due autori citati.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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