TONY BLAIR NON SI PENTE. ALMENO SPARISCA

Forse non è una gran consolazione. Ma dopo le sei ore dell’audizione di Tony Blair davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta inglese sulla guerra in Iraq, possiamo almeno sperare che questo politico cinico e baro continui ad accumulare denaro (2 mila sterline al minuto costano le sue conferenze) ma intanto si tenga alla larga dai problemi politici del mondo.

Tony Blair (a sinistra) e George W. Bush in versione Stanlio e Ollio.

Tony Blair (a sinistra) e George W. Bush in versione Stanlio e Ollio.

E’ sbagliatissimo, infatti, incarognirsi sulle sue presunte bugie, come hanno fatto i dimostranti che a Londra alzavano i cartelli con su scritto “B-liar”, cioè Blair liar (mentitore). E’ indifferente che abbia mentito o no, che avesse o no stipulato con George Bush un accordo per attaccare comunque l’Iraq. Ciò che conta è che, come leader di un Paese europeo, ha contribuito a scatenare una guerra che ha mancato tutti i propri obiettivi e si è rivelata disastrosa per il popolo iracheno, cioè per coloro che dovevano essere salvati da Saddam.

La manifestazioni a Londra contro Tony Blair.

La manifestazioni a Londra contro Tony Blair.

Questa è la conclusione a cui si arriva anche solo rileggendo le dichiarazioni che lostesso Blair ha reso di fronte alla Commissione.

1. Dall’11 settembre, cioè dagli attentati contro gli Usa, “le valutazioni e il calcolo dei rischi mutarono drammaticamente”. Ok, d’accordo, è persino banale dirlo. Ma che cosa c’entrava l’Iraq? Nessuno degli attentatori di Washington e New York potè essere collegato a Saddam o all’Iraq, nessun rapporto tra Al Qaeda, Bin Laden e il dittatore iracheno fu mai scoperto. Per ogni verifica di quanto dico, controllate sul Rapporto della Commissione d’inchiesta americana sull’11 settembre. Quindi, perché attaccare l’Iraq se il pericolo veniva da altre parti?

2. “Dopo l’11 settembre, se un regime aveva a che fare con le armi di distruzioni di massa bisognava fermarlo”. Purtroppo, come sappiamo, l’Iraq NON aveva armi di distruzione di massa e NON aveva alcun programma di riarmo chimico o biologico in corso. Blair dice di aver creduto alle informazioni fornite dai servizi segreti (“Sulla base delle prove che avevo allora, era ragionevole per me ritenere che si trattasse di una minaccia significativa”) e di aver deciso di andare alla guerra sulla base di quella convinzione. Diciamo così, allora, che si trattò di un “errore” in buona fede. Ma anche allora (cioè nel 2001, 2002 e 2003) erano molte le voci che si levavano contro quella tesi. Per esempio quella di Scott Ritter, ex ufficiale dei marines, ex consigliere del generale Norman Scharzkopf durante la Guerra del Golfo e dal 1991 al 1998 ispettore Onu per il disarmo dell’Iraq. Ritter, che aveva contribuito a smantellare l’arsenale di Saddam, sostenne sempre che il dittatore non poteva avere le armi del cui possesso Blair e Bush l’accusavano. A Blair non venne mai il minimo dubbio? Proprio mai?

Tony Blair durante l'audizione davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta.

Tony Blair durante l'audizione davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta.

3. “Non fermiamoci alle domande del 2003, facciamoci le domande del 2010, su cosa sarebbe accaduto se Saddam e i suoi figli avessero conservato il potere”. Ottimo trucco retorico, anche se le decisioni del 2003 furono prese in base a considerazioni… del 2003. L’ipotesi di Saddam ancora oggi al potere è del tutto fantasiosa. Si può anche supporre che, al posto di fare una guerra, si potesse eliminare il solo Saddam, lanciare un bombardamento mirato, assoldare dei killer per farlo fuori, organizzare un colpo di Stato, tutte cose che Usa e Gran Bretagna hanno realizzato molte volte nel corso della loro storia. E’ un’ipotesi non più fantasiosa che immaginare l’immortalità del potere di Saddam. In più, giusto per farci le domande del 2010, possiamo dire con certezza che cosa è in realtà successo dal 2003 in Iraq: più di 1 milione di civili uccisi (valutazione del ministero della Sanità iracheno; erano 100 mila già nel 2004 secondo la rivista scientifica inglese The Lancet; almeno 100 mila a tutt’oggi secondo il sito specializzato Iraq Body Count), 4.700 soldati della coalizione uccisi, un numero imprecisato (in migliaia) di soldati e poliziotti iracheni uccisi, il terrorismo che ancora colpisce (25 morti a Baghdad tre giorni fa), la comunità cristiana dimezzata e dispersa, una finta democrazia consegnata alla comunità sciita che conta il 60% della popolazione, le truppe straniere che non possono ritirarsi, la minaccia della guerra civile tra curdi e arabi al Nord per il controllo delle regioni di Mosul e Kirkuk, ricche di petrolio. Per non dire dell’accresciuta influenza regionale dell’Iran degli ayatollah. Proprio un bel risultato.

Vorrei anche che non andasse perso il ricordo di più recenti imprese di Tony Blair. Lasciato il potere in Gran Bretagna, è diventato il rappresentante del Quartetto (Onu, Unione Europea, Usa e Russia) per la questione tra Israele e palestiesi. Con una pletora di cortigiani ha occupato un intero piano del prestigioso Colony Hotel di Gerusalemme, dove si fa vedere di rado, graziosamente. A fine 2008, quando scoppiò la guerra di Gaza, Blair si tenne lontano dal Medio Oriente e solo una settimana dopo l’inizio delle ostilità fece una breve comparsata televisiva. E’ un buffone, e voleva pure diventare presidente dell’Unione Europea. Con questa audizione speriamo di averlo visto in un Parlamento per l’ultima volta.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

6 Commenti

  1. Mirino said:

    Blair, malgrado tali opinioni, è un uomo che ha il coraggio delle sue convinzione. Già non ci sono molti uomini di convinzione nel mondo, e ci sono ancora meno che ne hanno tal coraggio. Perché deve pentirsi se è sempre convinto che il suo impegno fosse giusto? Per far piacere ai tutti gli ipocriti? Per scusarsi alle famiglie dei soldati uccisi dicendo che si è sbagliato a causa di alcune differenze di interpretazioni legali?

    Mentre certi europei sempre frustrati e pieni di odio si accaniscono ad incolpare tali uomini, la vera causa del male continue a seminare l’odio e la morte. Ma i critici sembrano preferire essere molto più indulgenti con tali assassini. Secondo i critici di cuore nobile, uomini tali Ahmadinejad sono quasi inevitabili, prodotti dell’Occidente, poiché secondo quei critici nessun’ organizzazione radicale, nessun regime tirannico può fare tanto male quanto l’Occidente o gli anglosassoni..

    Blair non sparirà neanche, perché gli intelligenti del mondo non sono influenzati dalle campagne di odio così meschine e futile. Sono meglio informati. Apprezzano troppo il valore degli uomini di convinzione, come gli iracheni stessi, e il governo che li rappresenta. Non sono loro che vogliano incolpare gli istigatori della fine di Saddam Hussein, sono unicamente i frustrati del mondo, quelli che forse hanno goduto troppo lungamente dalla comodità della democrazia, senza rendersi mai conto che a volta occorre pagare il prezzo.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Mirino,
    rispetto le tue opinioni come quelle di tutti. Mi permetto, però, di farti notare alcune cose.
    1. Il mio augurio sulla sparizione di Blair è puramente retorico. Blair, in realtà, è già sparito. Dal Governo inglese lo hanno cacciato i suoi (non Saddam o i pacifisti), alla presidenza della Ue non lo ha voluto nessuno e in Medio Oriente, dove ci sarebbe molto lavoro da fare, non si presenta lui. Quindi…
    2. Mai detto che Ahmadinejad è “un prodotto dell’Occidente”, anzi, sono proprio convinto che semmai sia un prodotto dell’Oriente. Sbagli indirizzo. Rifletti però su questo fatto: Ahmadinejad e il suo Iran sono diventati molto più influenti e pericolosi dopo la guerra in Iraq. Solo un caso, secodo te?
    3. Il fatto che Blair si scusi o meno è ininfluente. La decisione di scatenare la guerra era sbagliata comunque. Non si tratta di scusarsi con le famiglie dei soldati, che dopo tutto fanno un mestiere pericoloso e lo sanno. Trovo però significativo che tu citi solo i soldati e non spendi una parola sugli iracheni. Come se non te ne fregasse niente. Il terremoto in Abruzzo ha fatto 300 morti: immagina che i morti fossero stati mille volte di più, che cosa sarebbe successo da noi? Il “prezzo della democrazia”, su cui così disinvoltamente pontifichi, lo hanno pagato tutto loro, mica noi.
    4. Ancora sulla democrazia: io forse ne avrò “goduto lungamente”, ma in questa sede cerco di produrre dati e fatti e ci metto il nome e la faccia. Tu spari pregiudizi ideologici dall’alto di un indirizzo anonimo. Se tu sei un difensore della democrazia, io che cosa sono? Un eroe?
    Ciao, a presto

    Fulvio

  3. Mirino said:

    Caro Fulvio Scaglione,
    Beninteso il mio commento è generale e non personale, anche per provocare un scambio.
    Ma non vedo le cose dello stesso modo di te.
    Primo Blair non era cacciato alla presidenza della Ue. Era stimati troppo intelligente e difficile a manipolare. È anche probabile che i sentimenti europei contro la guerra irachena hanno influenzo la scelta. Purtroppo, poiché da quando siamo benedetti con due che manifestamente non sono all’altezza, (già evidente nel riguardo dell’impegno europeo in Haiti).

    Non sono neanche solo a credere che Blair sia uno dei migliori primi ministri della Gran Bretagna dalla secondo guerre mondiale anche per molte buone ragioni.

    Quanto ad Iran, è difficile affermare che nel lasciare stare Iraq, l’Iran sarebbe stato meno ambizioso e radicale. Saddam stesso sapeva sempre che l’Iran rappresenta un pericolo maggiore per la regione se no il mondo.
    Con la storia occorre essere più filosofici poiché c’è sempre una ragione per tutto.
    Credo anche che un tiranno di meno nel mondo non possa mai essere cattivo, soprattutto in una regione così esplosiva. Non occorre neanche dimenticare ciò che il regime era capace da fare.

    Non sono in nessun modo insensibili alle vittime delle guerre, ma come te, senza dubbio, ho seguito con molto curo ogni giorno gli sviluppi della guerra irachena.
    La guerra stessa ha presso alcune settimane e l’opinione mondiale fu generalmente alleviata e e sorpresa piacevolmente.
    Mai gli americani avrebbero potuto arrivare in Baghdad in due settimane se
    20,000,000 iracheni non avessero voluto essere liberati del loro regime, e mai il popolo avrebbe stabilito la loro democrazia se non la volesse.

    L’opinione mondiale, soprattutto europea, cominciava a cambiare a causa della contro-reazione degli insorgenti accoliti di al-Qaida. In luogo di volere vedere la verità, i critici sembravano preferire incolpare gli istigatore della guerra.
    ‘La prezzo della democrazia’ in questo caso, come quello in Afghanistan ed altrove, è determinato ovviamente non dall’Occidente, ma da quelli che sono accaniti a distruggerla, dove, secondo loro, è forse sempre possibile. Ora dove ci sono tali guerre contro i fanatici, si tratta dello stesso conflitto.
    Anche noi nella storia abbiamo pagato il prezzo di difendere la nostra libertà. Non fu meno caro, è nessuno lo dimenticherà.

    Credi davvero che dopo tutta la sofferenza gli iracheni abbandonino la loro democrazia? Mai! Essa è nata con tanta difficoltà da essere mille volte più preziosa.

    Il mio non è neanche un tentativo per giustificare la guerra. La storia e gli iracheni stessi saranno i migliori giudici, e molto più qualificati di noi. Ma sono convinto che continuare a rimettere tutti in questione a proposito di questa guerra, in luogo di fare faccia ai fatti, capire la verità ed i pericoli reali che diventano sempre più evidenti, non è costruttivo, ed ancora meno per gli iracheni.

  4. Fulvio Scaglione said:

    Caro Mirino,
    grazie per la cortese replica. Temo però che ognuno di noi due resterà, legittimamente penso, della propria opinione. Continuo a pensare, per esempio, che Saddam potesse essere eliminato senza tutte queste sofferenze per gli iracheni, se quello era il problema. E non sono disposto a vivere sotto il ricatto della paura, lo stesso ricatto con cui, in Medio Oriente, abbiamo dovuto accettare di tutto, dallo Shah a Saddam (ricordi quando ce lo descrivevano come il salvatoire del mondo rispetto all’Iran?) alle balle sulle armi di distruzione di massa. Mi spiace, a scatola chiusa non compro più nulla.
    Ciao, grazie, a presto

    Fulvio

  5. Mirino said:

    Caro Fulvio Scaglione,
    Hai forse ragione di credere che questa faccenda irachena avrebbe potuto essere regolata senza tali conseguenze così nefaste. Ma è sempre facile giudicare retrospettivamente. Nessuno aveva potuto anticipare il contro-reazione degli insorgenti senza quale la storia sarebbe stata totalmente differente. Ma tale è quasi sempre la storia.
    È probabile tuttavia che il regime avesse facilmente sopravvissuto senza Saddam Hussein. Occorreva sconfiggerlo e questo fu fatto più facilmente che tutti avessero previsto, ma ciò che aveva seguito era imprevedibile ed immaginabile.

    La storia è affascinante perché c’è sempre una ragione per tutti. Si può, ad esempio, immaginare che G.Bush senior non si è mai perdonato di aver lasciato scappare Saddam dopo la guerra di Kuwait, a causa di ciò che è successo in conseguenze (il massacro dei curdi, ecc.,). Forse questo miscuglio con la vendetta di 11/9 erano abbastanza per incitare il suo figlio di andarci troppo rapidamente.

    L’errore fu di lasciare l’Afghanistan prima di aver consolidato l’infrastruttura e la giovane democrazia dopo la sconfitta del regime Taliban. Ma c’era une errore molto più grave ancora da parte dell’Europa alcuni anni prima.

    Quando Massoud è venuto in Europa per chiedere aiuta, l’Europa non si è mossa.
    Immaginiamo se invece l’Europa aveva potuto aiutare Massoud nella guerra contro i talibani. Immaginiamo se a causa di quest’impegno da parte dell’Europa, i talibani erano sconfitto, Kabul non era mai preso, Massoud non era mai assassinato e quindi il WTC non era mai attaccato..
    Quando si pensa, l’Europa ha una responsabilità enorme in tutto quest’affare. Ed ironicamente la maggiore parte dei critici, quelli che giudicano così severamente le conseguenze dell’11/9 sono europei.
    Grazie per la tua pazienza.

    http://mirino-viewfinder.blogspot.com/2008/09/massoud.html

  6. Ella McNulty said:

    The whole Iraq War was merely a giant lie. Rather, it had its foundations in lies. These exotic Weapons of Mass Destruction were just a scare-mongering ploy to manipulate public opinion into thinking that this illegal war was really right, even right in the eyes of God Himself. Bush really were serious about their aim of dethroning what they perceived as a threat to their own wholesome, american identity. They believed that force was the only means by which to respond, given that the ‘islamists’ (or more accurately a desperately small minority of muslims ) had gone with force in the first instance. What about the commandments?

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