I MUSULMANI TRA NOI? CI SONO GIA’

Uno degli aspetti più sconsolanti della cultura italiana è questo: se sei prestigioso, autorevole o anche solo famoso in un campo, sei libero di pontificare anche a proposito di cose di cui, palesemente, sai poco o magari anche nulla. E’ il caso, tipicissimo, dell’articolo di fondo che il Corriere della Sera” ha concesso all’insigne costituzionalista Giovanni Sartori per sproloquiare sul tema della, cito il titolo, “Integrazione degli islamici”.


     

Un tifoso tedesco di origine turca festeggia una vittoria della nazionale di calcio germanica.

Un tifoso tedesco di origine turca festeggia una vittoria della nazionale di calcio germanica.

      Dico sproloquiare non a caso. L’articolo, pur breve, contiene affermazioni banali e affermazioni ridicole. Eccone alcune del secondo genere. Per spiegare perché sul fronte cattolico abbondino le voci che sperano e lavorano per l’integrazione degli immigrati: “La Chiesa deve essere, si sa, misericordiosa”. E stop. Si vede che al buon Sartori, nella natia Firenze o nella più lontana ma ben collegata New York, non arrivano i rapporti della Caritas. Per esempio quello del 2009, dove si sottolinea che i lavoratori nati all’estero in senso stretto (cioè al netto degli italiani nati fuori e immigrati di ritorno) sono circa il 10% del totale e contribuiscono per un pari 10% alla formazione della ricchezza del Paese (Pil), anche se nella stragrande maggioranza dei casi non godono delle stesse “protezioni” dei lavoratori italiani, come dimostra il fatto che sono statisticamente assai più colpiti dagli infortuni sul lavoro, compresi quelli mortali (176 di loro sono morti nel 2008). Sono dati confermati dalle ricerche dell’Istat e di Unioncamere (l’Unione delle Camere di commercio): trovare un modo per integrare i lavoratori immigrati è dunque questione, prima che di misericordia, di convenienza e di intelligenza.

      Altra sciocchezza: non v’è nella storia una casistica di “una loro (dei musulmani, n.d.r) riuscita incorporazione etico-politica (nei valori del sistema politico) in società non islamiche”. Il buon Sartori conosce qualche caso di “riuscita incorporazione” di popolazioni di cultura occidentale nel sistema etico-politico dei musulmani? Gli risulta che i tedeschi in Africa e gli inglesi o i francesi in Medio Oriente si siano “ben incorporati” con il loro colonialismo? Al contrario, i turchi si sono piuttosto ben incorporati nel sistema politico e sociale tedesco: sono 2 milioni su una popolazione complessiva di 80 milioni, lavorano, pagano le tasse, votano e si fanno gli affari loro. Non mi pare che la Germania soffra molto per la presenza di questi 2 milioni di musulmani, ai quali vanno aggiunti altri 5 milioni di lavoratori comunque stranieri, dei quali una parte è certo di fede islamica. Non solo: i turchi costituiscono circa il 25% degli stranieri ufficialmente residenti in Europa (ce ne sono anche 270 mila in Francia, 260 mila in Olanda, 145 mila in Austria, 120 mila i Belgio e persino 15 mila in Italia) e non mi pare che l’Europa patisca a causa loro.

      Terza sciocchezza: Inghilterra e Francia si sono impegnate a fondo sul tema dell’integrazione dei musulmani, eppure “si ritrovano con una terza generazione di giovani islamici più infervorati e incattiviti che mai”. La situazione inglese si presta di più a questa affermazione, che pure è radicale e grossolana: i musulmani in Inghilterra sono circa 2,4 milioni; circa il 60% delle 1.500 moschee del Paese è affiliato alla corrente islamica Barelwi, i cui leader hanno ripetutamente condannato il wahabismo, il salafismo e il deobandismo, cioè i movimenti fondamentalisti; in Asia, i barelwi si sono sempre opposti ai talebani, anche quando questi erano sostenuti da Usa e Pakistan.

      Quella francese, poi, è una storia completamente diversa. La rivolta delle periferie del 2005 (come pure le successive e mai sopite inquietudini) aveva radici esclusivamente sociali, l’islam non c’entrava proprio nulla. Segnalo un libro al buon Sartori: L’autunno francese di Cesare Martinetti (Feltrinelli). L’autore, attuale vice-direttore della Stampa, era corrispondente da Parigi all’epoca dei disordini e racconta benissimo come e perché. Informarsi conviene sempre.

     Un mio collega, infine, ha appena realizzato una bella intervista a Federica Guidi, presidentessa dei Giovani imprenditori di Confindustria e imprenditrice ella stessa sulle orme del padre. La Guidi sottolinea l’importanza per la nostra economia dell’inserimento dei lavoratori immigrati, portatori tra l’altro di competenze artigianali che nei nostri Paesi vanno scomparendo. Ma sottolinea anche l’assoluta necessità di riformare il sistema Italia, sempre fermo sulle proprie mancanze. Ecco, caro professor Sartori, il rapporto con i lavoratori immigrati è una delle grandi riforme che dobbiamo affrontare. Ma non a livello d’Italia, per fortuna, visto che da noi c’è anche chi crede che la questione si risolva respingendo i neri africani e lasciando entrare a piacimento i bianchi dell’Est. La riforma dovrà essere fatta a livello dell’intera Europa. Non c’è scampo, piaccia o non piaccia. E quanto al fatto che si debba scegliere in base alla religione, confuciani e animisti sì e musulmani no, come dice lei, beh, mettiamola così: un infortunio può capitare a tutti, quindi anche a un insigne costituzionalista. Soprattutto quando si occupa d’altro.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

10 Commenti

  1. mario said:

    Lei accusa il prof Sartori di sproloquiare e di dire banalità, ma anche da quanto si legge qui sopra potremmo evincere un mucchio di altrettali banalità.
    Le rammento solamente…che gli attentatori delle Torri Gemelle, come anche quelli della metropolitana londinese erano rispettivamente cittadini americani e britannici seppur originari di paesi islamici (Pakistan, Egitto, Marocco…) . Malgrado la loro piena e plurigenerazionale integrazione hanno creduto ancora di abbattere e colpire la “putrida” società occidentale in nome di Allah misericordioso. Credo che su tale punto occorrerà quantomeno interrogarsi sull’avvenire, invece che gongolarsi su dati equivoci e protervia dei confindustriali, così ardimentosi di tenere i salari compressi da improvvisarsi anche come filantropi dell’ultima ora.
    La saluto.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Mario,
    segnalami pure le banalità che dico, è questo il sale del dibattito. Nella tua risposta, ammettilo, non ti sei sforzato granché di farlo. Quanto agli attentati: è vero che quelli di Londra sono stati commessi da cittadini inglesi, mentre non lo è per quelli delle Torri Gemelli (lì erano in gran parte sauditi e giordani). Ricordare gli attentati (di cui si ricordano tutti benissimo, peraltro) è utile perché ci ammonisce a non sottovalutare mai il problema, che è certo di difficile soluzione. Nondimeno andrà risolto, perché il nostro sistema produttivo (e ormai anche il welfare) non può fare a meno dei lavoratori immigrati. Far finta che non sia così è il vero dato equivoco.
    Ciao, a presto e buon Natale.

    Fulvio

  3. donMo said:

    grazie per questa analisi, invece, che fa giustamente valutare nella giusta luce i sedicenti esperti. La cosa grave è anche che tali “analisi” siano ospitate dal maggior quotidiano italiano, ma tant’è.

  4. Vittorio Cobianchi said:

    Il suo articolo è molto sensato e interessante, e dimostra come civiltà e puro opportunismo economico possano tranquillamente convivere nella scelta delle politiche sociali.
    Un’unica notazione, da vecchio studioso di econometria: dubito molto che il fatto che in Italia il 10% di lavoratori sia straniero porti immediatamente alla conseguenza che questi producano il 10% del PIL. Questo perché, purtroppo, e sottolineo purtroppo, proprio per la struttura dei flussi migratori che interessano l’Italia – Paese considerato inospitale e povero di opportunità dai migranti altamente specializzati – per gran parte, i cittadini stranieri lavorano in settori a basso o bassissimo valore aggiunto, e a scarsa produttività.

  5. Fulvio Scaglione said:

    Caro Vittorio
    (chiedo scusa, ma qui ho reso obbligatorio il “tu”, giusto per provare a rivalutare la cordiallità)
    hai perfettamente ragione a precisare che il 10% di imigrati non vuol dire 10% del Pil. Non intendevo questo e mi sono espresso proprio male. Tempo fa, tra l’altro, avevo scritto un post proprio sul fatto che da noi arrivano solo migranti poco qualificati, per le ragioni che tu sintetizzi. Questa, mi pare, dovrebbe essere la nostra vera preoccupazione, sa davvero vogliamo varare una politica dell’immigrazione che non sia solo legata alle pulsioni leghiste.
    Ciao, a presto, buon Natale

    Fulvio

  6. Massimo said:

    I dati citati sono della Banca d’Italia secondo cui quasi 4 milioni di migranti pari al 6,7% della popolazione, di cui il 73,2% svolge un’attività lavorativa, paga le tasse e contribuisce con un 9% alla formazione del Prodotto interno lordo (Pil). Inoltre, sempre secondo i dati di Bankitalia, gli immigrati contribuiscono per il 4% al gettito fiscale e contributivo totale ma assorbono soltanto il 2,5% delle spese per sanità, scuola e servizi sociali in genere. Peccato però doverla mettere su questo piano.

  7. Fulvio Scaglione said:

    Caro Massimo,
    hai ragione: brutto parlare di quattrini e non di normale, regolata e civile accoglienza. Però questa è una (anche se non l’unica) strada giusta. Detesto le discussioni da talk show, però mi sono pure stufato di quelli che, dall’alto di presunte qualifiche o dal basso di una preoccupazione (legittima) che sfocia facilmente in rabbia (illegittima), affontano argomenti seri come questo senza mai citare un dato o un fatto. La realtà è che oggi, con gli immigrati, ci guadagnamo (se poi parlassimo dell’economia sommersa…). Il resto è propaganda.
    Ciao, a presto e buon Natale.

    Fulvio

  8. donMo said:

    lo avrai sicuramente già visto, ma volevo segnalare anche per i tuoi lettori che sul Sole di oggi è uscito un interessante articolo di Guido Bolaffi su queste problematiche. Tra l’altro cita anche il pezzo di Sartori come esempio di mala informazione.
    Buon lavoro e auguri 🙂

  9. Fulvio Scaglione said:

    Caro donMo,
    grazie per la segnalazione ma purtroppo sono all’estero e l’articolo del Sole mi è sfuggito. Bolaffi è una persona e uno studioso serio e mi fa piacere che sul pezzo di Sartori la pensi come me. Quel che più mi fa imbufalire è questo: il problema immigrazione è serio e complicato, la gente è giustamente preoccupata e le cosiddette “teste pensanti” e i grandi giornali che fanno? Al posto di studiare (le “teste”) e di maneggiare con cura la propria potenza (i giornali), se ne escono con chiacchiere tutte tese ad alimentare le paure collettive. Sartori, tra l’altro, propone di discriminare gli immigrati (e, pare di capire, anche gli immigranti) in base… alla religione. Caso straordinario di costituzionalista che mette da parte non solo la Costituzione italiana ma anche la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Bah…
    Ciao, a presto e buon anno

    Fulvio

  10. donMo said:

    beh, a classificare gli immigrati (e gli immigranti) in base alla religione, ci aveva provato anche il cardinal Biffi in un celebre discorso di svariati anni fa, come credo ricorderai bene.
    Ma è Natale, mi sento serafico e non voglio infierire, quindi auguro anche a lui buone feste 🙂

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