IL PAPA: PACE E SVILUPPO, UNA COSA SOLA

“Nella politica, come nell’economia o nel campo del disarmo, è indispensabile porre nuovamente la persona al centro delle nostre preoccupazioni”. Siamo sinceri: la seconda Conferenza di esame sulla convenzione di Ottawa (1999) che mise al bando le mine antipersona, appena conclusa a Cartagena (Colombia), ha poco attratto i riflettori della cronaca. Più glamour la conferenza di Copenhagen sui mutamenti climatici, più drammatiche le polemiche sull’Afghanistan, più tragiche le notizie dall’Iraq.


     

Una maglietta della campagna contro le mine antipersona, messe al bando nel 199 con la Convenzione di Ottawa.

Una maglietta della campagna contro le mine antipersona, messe al bando nel 1999 con la Convenzione di Ottawa.

 

     Ci volevano le parole di Benedetto XVI per riportarci sulla terra, per riconsegnarci a una concretezza che non tollera chiacchiere. Per ricordarci che non è possibile abdicare “a una visione più ampia, per non escludere campi tanto vicini che sarebbe futile cercare di separare”. Abbiamo fin qui citato il messaggio che il Papa, a firma del cardinale Tarcisio Bertone, ha inviato alla presidente della Conferenza, la norvegese Susan Eckey. Un testo che nei toni e nei concetti riecheggia l’ultima enciclica, la Caritas in veritate, e rinnova ai potenti che governano il mondo un’alta ma ineludibile sfida.

      La Convenzione siglata a Ottawa, e ormai firmata da 165 Paesi (anche se nell’assenza di grandi nazioni come Usa, Cina, India, Israele, Turchia), sottolinea il Papa, è stata un passo importante. Intanto, ha posto le vittime e le loro famiglie al centro dell’attenzione, chiarendo una volte per sempre che tali armi “hanno causato più vittime e danni fra la popolazione civile, che bisognerebbe difendere, di quanto siano servite per difendere gli Stati”. Ma soprattutto ha fatto da prototipo a una nuova collaborazione tra gli Stati, è stata “pioniera in un modello che può essere definito come multilateralismo rinnovato, che con il tempo ha dimostrato la sua validità”.

      Nel campo degli armamenti, dove ha infine portato al bando (il 3 dicembre 2008) anche delle cluster bombs, le micidiali “bombe a grappolo” che avevano sostituito, con effetti anche più tremendi, le mine antipersona. Ma poi, semplicemente, in ogni campo perché, come scrive il Papa nel suo messaggio alla Conferenza, “in un mondo sempre più globalizzato e interdipendente, la pace e lo sviluppo sono inseparabili”.

      Ecco allora, nel messaggio alla Conferenza, il richiamo alla Caritas in veritate, laddove essa afferma che “la cooperazione internazionale ha bisogno di persone che condividano il processo di sviluppo economico e umano, mediante la solidarietà della presenza, dell’accompagnamento, della formazione e del rispetto”. Aumentare le probabilità di pace eliminando gli strumenti di morte, cooperando a livello internazionale e favorendo l’inclusione dei Paesi più poveri, è la condizione necessaria “per la costruzione della prosperità e dello sviluppo integrale della famiglia umana”. Proprio perché la pace non è solo l’assenza della guerra, o il trinceramento dietro un apparato militare all’apparenza insuperabile, ma è “il pieno sviluppo della persona umana”.

      L’analisi di Benedetto XVI anche questa volta si rivela di amplissimo respiro. A un mondo che per le ragioni più diverse, e con i più diversi pretesti, sembra sempre più teso a frammentarsi, e a lanciare i suoi frammenti alla rincorsa dei più egoistici nazionalismi, il Papa propone all’opposto una visione di apertura tra i popoli e di collaborazione tra gli Stati. L’unica, peraltro, che abbia in sé la necessaria quantità di concretezza per proporre una soluzione organica ai temi della pace, dello sviluppo, della conservazione del pianeta. Perché di questo infine si tratta: una sola umanità, una sola terra, un destino comune.

Pubblicato su Avvenire del 10 dicembre 2009

Il Programma d’Azione dell’Onu contro l’uso e il commercio delle armi di piccolo calibro; la Convenzione contro l’uso delle cluster bombs (bombe a grappolo), firmata a Dublino nel 20027; la Campagna per il bando delle mine antipersona.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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