IL SIG. ROSSI DI PALESTINA LA PENSA COSI’

Con regolarità un po’ sinistra si torna a parlare dei palestinesi. L’Unione Europea riflette su Gerusalemme capitale di due Stati, quello d’Israele ben forte e presente e quello dei palestinesi del tutto ipotetico, come se non sapesse che lo Stato ebraico non mollerà mai ciò che ritiene suo da millenni. Il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, in visita alle autorità dell’uno e dell’altro fronte, dice che l’Italia e l’Europa sostengono l’idea di uno Stato palestinese (Come? Quando? Boh…) e intanto aggiunge 10 milioni di euro al magro e pericolante bilancio dello Stato che non c’è.


      Mercato palestinese

      Confesso di credere ormai assai poco all’eterno balletto diplomatico, internazionale e locale, soprattutto perché lo vedo assai poco interessato alla realtà palestinese. In Cisgiordania vivono 2 milioni e 300 mila palestinesi, nella Striscia di Gaza 1 milione e 400 mila, ma tutto ciò che conta sono le (poche) migliaia di estremisti che si annidano nell’una come nell’altra zona. Chiaro, a loro e alle loro armi è consegnato il privilegio di far saltare ogni trattativa, e glielo abbiamo visto fare molte volte. Ma questa motivazione che ormai si trasforma in scusa. Giusto che la sfrutti Israele in nome dell’interesse nazionale, ma che dire di tutti gli altri?

      Da Beit Saour, il “villaggio dei pastori” nei pressi di Betlemme, ricevo di tanto in tanto i sondaggi realizzati dal dottor Nabil Kukali, docente presso l’Università di Hebron e fondatore del Palestinian Center for Public Opinion. Lui sente gente comune, persone che tirano a campare, uomini e donne normali. L’idea che si ricava dai suoi sondaggi non è quella di un popolo che passa il tempo a sognare la guerra e la cacciata degli ebrei.

Il professor Naguib Kukali, sociologo e docente presso l'Università di Hebron.

Il professor Naguib Kukali, sociologo e docente presso l'Università di Hebron.

      Ecco qualche esempio. Il 53,6% dei palestinesi (Cisgiordania e Gaza insieme) ha espresso un giudizio positivo sull’incontro, tre mesi fa, tra Abu Mazen e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il 62% dei palestinesi (il 66,9% in Cisgiordania e il 54,7% a Gaza) ha anche espresso parere favorevole allo svolgimento di elezioni politiche il 25 di gennaio 2010. Le intenzioni di voto? Il 52,1% a favore del moderato Abu Mazen (62,6% in Cisgiordania e un significativo 33,1% a Gaza), il 14,5% (8,8% in Cisgiordania e il 24,6% a Gaza) per Ismael Haniyeh, esponente di Hamas.

      E non basta. Il dottor Kukali ha sollecitato i suoi connazionali a una valutazione di tipo economico. Il 60,7% di loro ha detto che il Governo del moderato Salam Fayyad (un economista che in passato ha lavorato anche per il Fondo Monetario Internazionale) ha fatto migliorare la situazione (il 17,4% ha detto che l’ha fatta peggiorare e il 17,1% che è rimasta uguale), mentre il 61,9% ha detto che l’azione di Ismael Haniyeh ha fatto peggiorare le cose a Gaza. E il 44,5% (ricordiamolo, i voti venivano anche da Gaza) ha detto di “sostenere fortemente” i negoziati con Israele, accanto a un 22,7% che ha detto di “sostenere comunque” i negoziati. Lungi da me la tentazione di scambiare necessariamente i sondaggi per la realtà. Ma se quello dei palestinesi è un bluff, non sarebbe ora di andare a vederlo?

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, questi sondaggi sono interessanti e comunicano una speranza di cambiamento nel mondo palestinese. Quanto all’andare “a vedere” però non saprei chi dovrebbe farlo, se non gli stessi palestinesi quando voteranno. E’ in quel momento che si vedrà se davvero Hamas ha un netto calo di consensi quale si evincerebbe dal sondaggio. E se i palestinesi vogliono affidare il loro destino alle potenze “amiche” (oggi Siria e Iran) che sostengono e armano Hamas e Hezbollah o si ricorderanno di tutti i guai che hanno passato affidandosi ai “fratelli” arabi e all’idea della distruzione di Israele prioritaria rispetto alla costruzione del loro Stato. Da qui non si esce, mi pare.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    purtroppo è addirittura meno semplice di così, che pure è già complicato. Quando i palestinesi hanno scelto un moderato, Abu Mazen, di credito non gliene ha fatto nessuno. Risultato: nuove elezioni e Hamas al potere. Che cosa ha concesso al moderato Abu Mazen il governo Netanyahu-Liebermann, non foss’altro che per evitare una risalita di Hamas? Nulla. Però sono d’accordo con te, tocca ai palestinesi prendere in mano il proprio destino e rinunciare all’idea disastrosa (per loro) di eliminare Israele.Ma andrebbero aiutati, intendo appunto i “signori Rossi di Palestina”. In questo campo (bypassare i troppi che drenano risorse, aiutare l’economia di base) Usa ed Europa potrebbero fare qualcosa in più che non mantenere a Gerusalemme quel buffone di Blair e la sua corte di parassiti.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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