Il penoso attacco della Lega Nord al cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, è solo un altro capitolo, e nemmeno tra i più importanti, del declino civile e intellettuale a cui i famosi “riformisti” del centro-destra stanno portando questo nostro Paese. Sbaglia chi crede che dare dell’imam o del politicante a un pastore come Tettamanzi sia solo un segno di fanatismo e di disprezzo del confronto civile: è prima di tutto un segno preciso di idiozia politica, perché il cardinale ha sempre suggerito, per i problemi sociali di cui si è interessato, soluzioni con cui si può anche non concordare ma su cui sarebbe comunque opportuno riflettere.
Fu Tettamanzi a mettersi all’avanguardia di quel vasto movimento ecclesiale che, nel pieno della crisi economica, ha raccolto fondi importanti per il sostegno alle famiglie (nel caso della diocesi di Milano, famiglie “padane”) in difficoltà, mentre la Lega altro non faceva che patrocinare quel fallimento grottesco che si chiama social card. E quanto al problema dell’islam, è stato proprio il cardinale a sostenere la necessità di aprire luoghi di culto per tutte le fedi, anche allo scopo di far emergere il “sommerso” islamico e sottrarlo da un lato alla mancanza di controlli, dall’altro alla fascinazione degli estremismi che proprio nell’ombra possono più facilmente tramare. Monsignor Tettamanzi, inoltre, ha fatto benissimo a intervenire sullo sgombero dei 250 rom dal campo di Via Rubattino, una delle tante azioni mediocri e retoriche partorite dall’amministrazione comunale. I campi rom si possono certo sgombrare, ma avendo in mente una soluzione. A Milano li hanno sbattuti per strada, mamme e bambini compresi, separando le famiglie e senza preoccuparsi del fatto che, in quelle condizioni, i rom saranno semplicemente costretti a formare un altro campo altrove, in attesa del prossimo sgombero. E i rom, giova ricordarlo, se in regola con i documenti, sono cittadini europei come tutti gli altri.
D’altra parte, ci sarà una ragione se solo in Italia e in Austria i movimenti come quello guidato da Umberto Bossi sono arrivati al governo. Così come c’è una ragione se poi, al dunque, l’Italia resta ai margini degli incarichi comunitari, snobbata e regolarmente infinocchiata da Germania, Francia e Gran Bretagna.
Più di questo, però, mi preoccupa un altro aspetto della questione: la reazione sempre troppo debole della gerarchia ecclesiastica. Tettamanzi non commenta, ovvio. Ma da Roma non sarebbe lecito aspettarsi qualche parolina un po’ energica? Nelle interviste, i buffoni del matrimonio celtico e del dio Po sostengono di essere in sintonia perfetta con la Santa Sede. E’ vero? Davvero Calderoli è in linea con il ragionamento della Caritas in Veritate? Oppure mente sapendo di mentire? Per i portavoce del Vaticano, in altri casi tanto solerti, l’una o l’altra ipotesi fa qualche differenza? Non servirebbe una parola chiarificatrice a beneficio dei fedeli, che possono legittimamente chiedersi, nel silenzio, se davvero Calderoli sia un interprete del Vangelo migliore del cardinale Tettamanzi?