Ecco una storia italiana se mai ce ne fu una. E non intendo dell’Italia di centrodestra, che pure ne porta la responsabilità politica, ma di una certa Italia che non ha colore, tutta presa dai suoi mediocri entusiasmi e dai suoi piccoli livori. Dunque: fino all’8 agosto, le ronde attive nelle nostre città erano 68. Ben 17 in Lombardia, 10 nel Veneto, 5 in Piemonte come in Emilia Romagna, Liguria e Toscana e via via nelle altre regioni. Zero ronde solo in Molise, Basilicata e Puglia.
Poi, appunto l’8 agosto, entra in vigore il famoso “decreto sicurezza” del ministro degli Interni, Roberto Maroni, che impone alle ronde di regolarizzarsi (cioè registrandosi e sottoponendosi a una certa normativa) ma in cambio offre la possibilità di svolgere la tanto amata attività di custodia dell’ordine e di sorveglianza del pubblico benessere. Risultato: tre mesi dopo, le ronde che hanno chiesto di regolarizzarsi sono solo 6 (sei). Solo 1 (una) in Lombardia, solo 1 (una) in Veneto.
Secondo molti osservatori, a spingere gli aspiranti rondisti a passare la serate con moglie e figli piuttosto che per strada è stato il divieto, introdotto appunto nel decreto, di ricevere finanziamenti privati e di avere legami con i partiti politici.
Fa piuttosto ridere, però, pensare alle infinite discussioni e alle polemiche che accompagnarono l’introduzione del provvedimento, gli scontri tra ronde “di sinistra” e “di destra”, le accuse di fascismo e quelle di sfascismo, il panico da immigrato (perché poi quasi sempre lì si finiva), l’idea ridicola che le ronde avessero una qualche influenza sulla criminalità grande e piccola. Il tutto mentre il Governo disseminava le città di inutili pattuglie militari, insistendo sulla psicosi da (non) sicurezza che tanti voti aveva già portato. Speculare sulle emozioni è una tendenza insita nella politica. Ma che dire di tutti quei cittadini, padri responsabili e ottimi lavoratori, che si sono buttati a piè pari in questa colossale sciocchezza? Che si sono auto descritti un Paese che non esiste, da un lato pieno di malfattori che solo da loro potevano essere fermati, dall’altro pieno di aspiranti picchiatori che aspettavano solo l’ok di Maroni per tirar fuori il manganello?
Intanto, nel menefreghismo di tutti, si consuma un tradimento vero del volontariato popolare, altro che ronde. Succede infatti che l’Ufficio nazionale del servizio civile a tutt’oggi non abbia pubblicato alcun bando per i progetti da attuare nel 2010. C’è una grana regolamentare in atto (il nuovo Prontuario per la presentazione dei progetti dovrebbe essere divulgato il 17 novembre, tardi per consentire alle organizzazioni autorizzate la presentazione e il varo dei progetti per il 2010) e circola il sospetto che si tratti di un trucco del Governo per non spendere i già pochi soldi previsti per il servizio.
Lasciamo pure stare i sospetti. Resta che questo Paese si è diviso sulla bufala ronde e non spende una parola per difendere un istituto come il servizio civile, magari non decisivo per le sorti della patria ma utile e dignitoso. Bel colpo.