ASCOLTIAMO LA VOCE DI MANUELA, COMPAGNA DI UN DETENUTO

In luglio ho scritto un post sull’affollamento delle carceri italiane, che scoppiano e costringono i detenuti a una vita inumana. Pubblicai anche i dati sui suicidi. Un po’ di tempo dopo a questa piccola spiaggia e’ approdata la testimonianza di Manuela, compagna di un detenuto. Lei ha scritto tutta la propria amarezza, io ho risposto come ho potuto. Ora Manuela e’ tornata. Ma lei ha risposto al post di allora, mentre vorrei che molti leggessero le sue parole. Cos¡, sperando che lei non si offenda, pubblico anche qui la sua lettera. E la ringrazio.

” …è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1000 a 10000 euro chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze..(art.727 codice penale)
…per i cani custoditi in recinto la superficie di base non dovrà essere inferiore a metri quadrati 15,ogni recinto non potrà contenere più di due cani adulti,ogni cane in piu’ comporterà un aumento minimo di superficie di metri quadrati 6..(regolamento comunale di Firenze art 21)
Sai una cosa Fulvio?..in Italia son più tutelati i cani che i detenuti…  (in teoria ovviamente!)
A Treviso c’è la sezione semiliberi.
Dodici uomini in uno stanzone male illuminato e male aerato a detta degli stessi operatori.
Quattro letti a castello a tre piani.
Un gabinetto alla turca per tutti.
Una doccia?…si…sopra alla turca!
Un lavandino.
Fumatori con non fumatori (tanto la salute è un optional).
Dodici uomini che sono stati ammessi alla semilibertà, una modalità di espiazione della pena che dovrebbe essere finalizzata al consolidamento positivo della personalità del condannato attraverso il reinserimento graduale nell’ambiente libero.
C’è qualcosa di educativo e socializzante nel venir trattati come bestie??
Sai come funziona la semilibertà?
Ti svegli la mattina e dopo aver trovato il modo di usare l’unico bagno(chiamiamolo così) ti fai 40 o 50 km per andare a lavorare.
Altrettanti per tornare la sera.
Spera che non ci sia la nebbia o qualcosa che ti faccia arrivare tardi perchè hai un orario per tutto.
Non puoi fermarti a bere un caffè… non è permesso…
Otto ore di lavoro.
Due ore per pranzare.
Due ore per cenare.
Tutti i tuoi interessi e affetti li puoi coltivare solo in quel poco tempo.
Pranzo e cena te li devi fare e preparare a casa tua.
Riesci a far due chiacchiere!…. non di più….
Tieni sempre d’occhio l’orologio perchè non puoi fare tardi.
Ti aiuta qualcuno!
A dir la verità no… sei tu che dovresti aiutare tuo padre che è anziano e malato.
… hai pure una donna ma lavora e abita a 100 km di distanza.
…. puoi vederla nel week-end.
No… il week-end devi farlo in carcere!!!
Non fermarti a pensare non c’è tempo… devi rientrare in carcere….
Sei stanco??
Aspetta… stasera ti fanno pure un esame del sangue.
Nel mio ci troverebbero il veleno!!!!!!!
Sai cosa mi chiedo io?
Mi chiedo dove uno trovi la forza per non scappare da questo inferno e tornare ogni sera a rivivere il suo incubo…..
Nessuno chiede miracoli…
Si chiede solo un po’ di rispetto…
Il permesso di pagare con dignità gli errori che uno ha commesso….
Il permesso di essere trattato come un essere umano…
e credo che un essere umano non possa avere meno diritti di un cane!!!
Ciao Fulvio e grazie dello spazio che mi concedi…….”.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

16 Commenti

  1. Italo said:

    E’ una lettera che rende molto efficacemente l’idea della reale situazione di sovraffollamento presente nelle strutture penitenziarie, della mancanza di adeguati servizi primari nonché di tutta una serie di condizioni tali da non considerare e salvaguardare la dignità umana.
    Se la pena serve a rieducare chi ha sbagliato é altrettanto vero che bisogna creare tutte le condizioni perché ciò avvenga.
    Invece, si continua a leggere di situazioni drammatiche che hanno luogo in tanti penitenziari, comprese violenze che possono essere inferte in vari modi.
    L’Italia come altri Paesi dell’Unione Europea qualche hanno fa ha intrapreso delle scelte tra cui la libera circolazione delle persone nei Paesei dell’UE.
    Ora, giorno dopo giorno, ci si accorge di quanto drammaticamente ciò ha comportato.
    Tra immigrati e clandestini (considerati solo dal punto di vista numerico perché le situazioni sono molto diverse) si sono raggiunte cifre impressionanti. In un Paese, l’Italia, con tanti problemi, questa massa di persone ha messo a dura prova cardini fondamentali della società civile, tra cui anche la sicurezza pubblica. Troppe persone sarebbero da mettere in carcere e le strutture penitenziarie non sono in grado di contenerle. A fine aprile si parlava di 61.700 detenuti, e si diceva che il numero a fine anno avrebbe potuto elevarsi a 70.000. La capienza regolamentare delle strutture e’ di 43.102 detenuti. Si viaggia quasi al ritmo di mille detenuti al mese. Che fare in questa situazione?
    Certamente costruire nuove strutture, ma questo non basta. Bisogna attuare una rigida, ma molto rigida, politica di contenimento e di respingimento nei confronti delle migliaia e migliaia di persone che giungono illegalmente sul nostro territorio.
    Intanto ricordo che il debito pubblico ad agosto ha toccato un nuovo record a quota 1.757.534 milioni di euro. E si assiste a tagli di spesa in settori importantissimi come l’istruzione.
    Bisogna drasticamente prendere le debite contromosse e non continuare a tollerare l’ingrossamento delle problemtiche che sempre più diventano ciclopiche.

    P.S.: ben vengano queste testimonianze che riportano situazioni basate sulla propria vita quotidiana e per questo ancora più efficaci e toccanti.

  2. Enrico Usvelli said:

    Premesso che la questione è complessa, non sono del tutto d’accordo con Italo. E’ vero che ci sono parecchi immigrati in carcere e quindi acuiscono il problema. Ma quanti immigrati chesono in galera erano partiti dal loro Paese con l’idea di delinquere in Italia? Non abbiamo responsabilità verso coloro che non hanno avuto scelta?

  3. Fulvio Scaglione said:

    Caro Italo e caro Enrico,
    a prescindere dai diversi e sempre legittimi pareri, mi fa piacere che la testimonianza di Manuela abbia avuto un suo seguito. Immigrazione, clandestinita’, strutture. Sono discorsi importanti, anzi decisivi. Ma il discorso di Manuela e’ per me prezioso perche’ afferma una cosa di cui personalmente sono convinto: la buona soluzione di qualunque problema arriva se non smettiamo di preoccuparci per le persone. Anche, per esempio, quelle che hanno commesso reati. So che sa un po’ di perbenismo cattolico ma, per me, la persona sta al centro di ogni cosa.
    Quanto agli immigrati: prima di stabilire una politica e’ necessario fare i conti con la realta’. Penso che riusciremo a varare politiche efficaci quando avremo finalmente la lucidita’ di ammettere che gli immigrati ci servono e l’immigrazione ci conviene. E questo vale prima di tutto per l’Unione Europea che, su questo ha ragione Maroni, ha buttato li’ qualche provvedimento vagamente repressivo per poi disinteressarsi di quanto succede ai suoi confini.
    Ciao a tutti, a presto

    Fulvio

  4. Italo said:

    Enrico, tu poni l’interrogativo: quanti immigrati che sono in galera erano partiti dal loro Paese con l’idea di delinquere in Italia?
    Lo stesso allora potrebbe dirsi per tanti italiani: quanti sono in galera perché spinti a commettere azioni, illegali, non avendo di che sostenere sè stessi e la propria famiglia, cioé un lavoro?
    Quanti, italiani e stranieri, cammin facendo, hanno fatto la scelte di ricorrere ad espedienti rapidi, ma pur sempre illegali, per fare soldi ?
    I motivi di giustificazione potrebbero essere molteplici.
    In Italia una larghissima maggioranza di detenuti sono stranieri: questo dovrebbe fare meditare. Chi viene in Italia, esasperato dalle condizioni in cui vive, spera di trovare chissà quali opportunità di benessere. Per uno che ci riesce quanti “falliscono”?
    E poi é sotto gli occhi di tutti: ci sono milioni di stranieri delle più variegate etnie che sono in territorio italiano non in regola e quelli riconosciuti tali, dopo essere stati espulsi, ritornano e così la storia ricomincia.
    Lo Stato deve preoccuparsi di trovare LAVORO in primo luogo per i propri cittadini e garantire SICUREZZA.
    Ci sono tanti organismi internazionali pagati profumatamente per trovare soluzioni onde cercare di migliorare, attraverso aiuti adeguati, le condizioni di vita nei Paesi così detti poveri. Se non ci riescono poi se ne vedono le conseguenze in casa propria.
    E’ inconfutabile, Fulvio, quello che dici e cioé che gli immigrati ci servono e l’immigrazione ci conviene, ma tutto deve avere un limite e noi, evidentemente, lo abbiamo superato.
    Un salutone a tutti.

  5. Fulvio Scaglione said:

    Caro Italo,
    ovviamente ci stiamo addentrando in un discorso molto ampio e molto complesso. Così ampio e complesso da prestarsi a discussioni infinite. Tipo: se abbiamo superato il limite, com’è che abbiamo appena regolarizzato circa 300 mila immigrati sotto forma di badanti? Se tu avessi chiesto a Maroni sei mesi fa, ti avrebbe detto che si era passato il limite.
    Ma non è questo che volevo dire, in realtà, nella mia risposta. Provo a spiegarmi meglio. Molte delle nostre nevrosi sull’immigrazione, credo, derivano dal fatto che la forza politica delegata a occuparsene sostiene tutti i giorni che l’immigrazione è un “problema”. Non dice mai che è anche una risorsa economica di cui il nostro Paese non può più fare a meno. Non dice che la demografia italiana (e con lei il sistema pensionistico) si regge proprio grazie ai figli (e ai contributi) degli immigrati. Se fossimo capaci di fare un discorso chiaro anche su questi aspetti, non meno importanti per il Paese della criminalità “da immigrazione”, saremmo secondo me anche più capaci di prendere i provvedimenti necessari. Come: regolare i flussi senza procedere di sanatoria in sanatoria; attrarre più immigrazione qualificata; costtuire un percorso di integrazione più agevole per gli immigrati regolari. Perché è chiaro che non possiamo accogliere tutti, sempre e comunque. Ma è anche chiaro che respingere il 15% di clandestini che arriva dal mare, demonizzandolo, e non fare nulla (anche perché è difficile farlo) contro l’85% che arriva da Est con visti turistici, e vantare tutto questo come un successo, significa prendere per il naso la gente. E non risolvere il problema.
    Ciao, a presto

    Fulvio

  6. Italo said:

    Fulvio, tu dici: se abbiamo superato il limite, com’è che abbiamo appena regolarizzato circa 300 mila immigrati sotto forma di badanti?
    Quando lo Stato non é più in grado di controllare certe situazioni procede a “condoni” che sono gli espedienti più ingiusti, meschini, antisociali, illegali ai quali si può riccorrere. Lo Stato pensa: dal momento che ormai certe situazioni si sono incancrinite e non riesco più a porvi rimedio, tanto vale “regolarizzarle”; almeno so chi ho sul territorio e gli faccio pagare le tasse. E’ tutto un problema di SCONFITTA delle Istituzioni e di FARE CASSA. Così accade con i condoni edilizi e così accade con i condoni fiscali. E’ una situazione drammatica quando lo Stato non riesce più a farsi rispettare e ad applicare le regole di convivenza e di sussistenza.
    Ci sono poi partiti che sull’immigrazione ormai ne hanno costruito una immagine per acquisire voti, non tanto nell’immediato ma nel prossimo futuro.
    Il problema della crisi del sistema pensionistico oltre al fatto che per funzionare occorre che i lavoratori attivi siano almeno 3 o 4 volte superiori al numero dei pensionati é legato molto all’età lavorativa. Fino a pochi anni fa un lavoratore dopo pochissimi anni lavorativi poteva andare in pensione: una vera “sciagura” (andando in pensione presto si sono sottratte risorse umane produttive al sistema economico). L’età pensionabile come ci hanno più volte cercato di fare capire organismi Europei va innalzata: oggi la speranza di vita é di molto superiore rispetto a quella registrata in Germania alla fine del XIX secolo. Il problema della crisi del sistema pensionistico é ampio e mi fermo qui.
    Lo Stato come sistema politico ha fallito e sta trascinando dietro tutta la comunità. Bisognerebbe tornare a riprendere in mano la situazione.
    1°, rimediare risorse economiche per attuare i progetti, bisogna in primis eliminare tanti costi folli che la politica sta assorbendo. Berlusconi nell’ultima campagna elettorale sbandierava di volere eliminare le province (costo annuale 17 miliardi di euro, così ha calcolato ilsole24Ore), dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei consiglieri comunali. Non é stato fatto ancora NULLA di tutto ciò;
    2°, attrezzarsi per fare veramente rispettare la LEGGE;
    3°, pretendere (anche attraverso controlli rigorosi) che i soldi elargiti soprattutto nel Sud Italia vadano a buon fine per realizzare condizioni di vita economica e sociale migliore;
    4, riprendere il controllo del territorio e garantire la SICUREZZA PUBBLICA,
    Prima di tutto però occorre creare opportunità di lavoro. Il lavoro é la condizione sine qua non é possibile vivere.
    Siamo andati un pò (molto) fuori tema, ma sono tutti argomenti interessantissimi.
    A presto.

  7. Enrico Usvelli said:

    Le persone senza permesso di soggiorno finiscono più facilmente in galera perchè già l’essere qua è un reato e questo li fa cadere più facilmente in mano alla malavita.
    Sono d’accordo con Italo che anche gli italiani possono delinquere per bisogno. E allora ci vuole più severità con chi approfitta di queste situazioni. Invece siamo sempre a preoccuparci dell’ultima ruota del carro, quella che effettivamente rompe le scatole al cittadino comune.
    Giusto per fare un esempio: polizia e vigili sono sempre impegnati contro i ‘vu cumprà’ ma ci si impegna altrettanto contro chi gli fornisce la merce?

  8. Fulvio Scaglione said:

    Rispondo prima a ITALO, per rispetto alla cronologia.
    Tu dici ua cosa secondo me importante: “siamo andati un po’ fuori tema però sono tutti argomenti interessantissimi”. Questo vuol anche dire che questi temi, che singolarmente presi sembrano assai diversi, sono in realtà intrecciati in una sola realtà, piena di sfumature e quindi molto, ma molto complessa. Così complessa da spaventarci e spingerci, proprio perché siamo spaventati, a credere agli slogan a effetto. Le sanatorie (perché anche questa di Maroni, come già la Bossi-Fini e la Turco-Napolitano) in sè e per sé non sono delle sconfitte ma dei provvedimenti necessari, perché le esigenze di una sociaetà sviluppata come quella italiaa cambiano nel corso degli anni. La sconfitta sta nel fatto che ci si arriva sempre con l’acqua alla gola, sempre con l’urgenza, e mai dopo aver analizzato e programmato. analizzato e programmato non l’immigrazione (non è possibile farlo: se domani esplode il Kenia, al posto della Somalia, le cose cambiano) ma l’evoluzione dei bisogni del nostro Paese, che sono in parte soddisfatti anche dagli immigrati.
    Ciao, a presto

    Fulvio

  9. Fulvio Scaglione said:

    Caro Enrico,
    quella che tu rievochi è purtroppo una vecchia storia italiana. Complice, credo, la provvisorietà della politica: tutti i provvedimenti hanno il respiro di un’elezione (e da noi ce n’è una ogni anno), e questo fiato corto scende per li rami dal vertice alla base, dai ministri ai piccoli funzionari di paese.
    Ciao, a presto

    Fulvio

  10. manuela r. said:

    ciao Fulvio,
    spero vivamente che il mettere la persona al centro di ogni cosa,come giustamente dici tu,non diventi sempre piu’ un pensiero di nicchia.Mi fa paura quando mi accorgo che gli slogan ad effetto fanno ogni giorno nuovi adepti…
    Mi fa paura quando si priva una persona dell’identità che la distingue e la si ghettizza in parole come “immigrato” “carcerato” “gay”………..
    Ci siamo dimenticati di quando in Svizzera fuori dai bar si potevano trovare cartelli con su scritto “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani” ?!!!
    Non mi dilungo ulteriormente ma non credo proprio sia colpa degli immigrati se le carceri scoppiano…credo piuttosto siano la conseguenza di un modo di pensare simile a questo.
    Fa piacere Fulvio sentire una voce fuori dal coro come la tua.
    Ciao

  11. Italo said:

    Cosa succede nelle carceri?
    Stefano Cucchi, 31 anni, arrestato per possesso di droga viene rinchiuso a Regina Coeli il 16 ottobre scorso, poi trasferito all’ospedale Pertini di Roma muore subito dopo. ……Sul suo corpo i genitori hanno riscontrato tumefazioni e lesioni….
    Al momento dell’arresto da parte dei carabinieri, secondo quanto riferito dai familiari, stava bene, camminava sulle sue gambe, non aveva segni di alcun tipo sul viso. ..
    Una morte tragica, sospetta ,,,?

    Troppi episodi “strani”, tragici dovrebbero avere adeguate risposte.
    E’ possibile che non si debba fare luce su tante strane morti in ambienti carcerari?

  12. Fulvio Scaglione said:

    Caro Italo,
    eventuali episodi da codice penale a parte, ho l’impressione che la complicazione delle sfide imposte dalla modernità (penso all’immigrazione, alla globalizzazione economica, al terrorismo… ) stia assorbendo tutta la nostra attenzione e anche la nostra capacità di compassione. Ci sono problemi, per esempio quello delle carceri, che tendiamo a rimuovere, a rimandare, lasciando così marcire le situazioni. E con esse, le persone copinvolte.
    Ciao, a presto

    Fulvio

  13. Italo said:

    Sicuramente é una questione di priorità.
    Però non é possibile disinteressarsi di episodi tragici che hanno al centro l’uomo. I direttori delle carceri sembrano che abbiano a che fare con numeri non tanto con individui.
    Leggendo ed ascoltando testimonianze di chi é stato in carcere si ricavano impressioni devastanti. Sembra che ci siano i clan e se non ci si attiene a quanto questi chiedono di fare allora sono guai, e guai seri.
    La pena deve avere anche la finalità di rieducare ma quando si deve dividere, per forza, spazi della giornata con le più svariate tipologie di detenuti c’é il forte timore che la rieducazione viene fatta in altro modo, e che si é costretti a subire quasi di tutto.
    Chi deve tutelare il detenuto dalle più svariate angherie?

  14. Italo said:

    Altro episodio di pestaggio avvenuto nel carcere di Castrogno a Teramo.
    Quasi fosse un episodio che rientra nella “normalità” della gestione del penitenziario.
    Parole cruenti impresse su un nastro.
    L’istituto penitenziario potrebbe contenere al massimo 250 detenuti, mentre ne ospita circa 400. Un solo agente per sezione deve sorvegliare, nei turni notturni, anche più di 100 detenuti.
    Problemi di sovraffollamento ma anche di carenza di personale.

    Dopo l’episodio tragico di Stefano Cucchi a Roma, ora si aggiungono testimonianze sul trattamento riservato a detenuti in altre strutture carcerarie.

    Quanto sopra contribuisce a sollevare dubbi espressi anche in altri commenti del blog.

  15. Italo said:

    Sul sito di Repubblica, a proposito della vicenda che ha portato Stefano Cucchi alla morte, si leggono particolari agghiaggianti nel percorso dei suoi cinque giorni di ricovero nella corsia di ospedale che è stata la sua tomba .
    Si parla anche di “negligenza”, “imperizia”, “imprudenza” di tre uomini in camice bianco.
    Tra le altre cose, come é possibile ad una persona condotta in carcere negare, su sua insistente richiesta, di parlare con il suo avvocato e con l’assistente della comunità Ceis?
    Come é possibile, se venisse accertato con certezza, che tre agenti della polizia penitenziaria gli abbiano spezzato la schiena a calci e pugni prima ancora prima che un giudice lo processasse?
    Alla luce di quanto sta emergendo appaiono ancora più gravi (ma già lo erano) le dichiarazioni di Giovanardi che segue le politiche giovanili del governo e la lotta alla droga: Cucchi? Morto perché drogato” ?????????

  16. Fulvio Scaglione said:

    Caro Italo,
    sul caso di Stefano Cucchi esito a pronunciarmi per scarsità di conoscenza specifica, anche se è ovvio dire che qualcosa di poco chiaro c’è. Piuttosto mi preoccupa un certo clima che si respira a tratti, una durezza diffusa, la convinzione, che pare affermarsi, che dei diritti di certe categorie (immigrati, carcerati, tossicodipendenti, ecc. ecc.) non sia il caso di preoccuparsi troppo.
    Quanto a Giovanardi: le sue dichiarazioni erano orribili, però mi pare si sia scusato co la famiglia. Se qualcuno di noi (voglio dire, noi cittadini qualunque) avesse però detto la metà di quanto ha detto lui, si sarebbe preso una querela coi fiocchi. E anche questo va nel conto della situazione generale: tante pippe (da siistra e da destra) su Mani Pulite ma una classe politica più impunita e impunibile di questa io, che ho 52 anni, non l’avevo mai vista.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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