QUELLE STORIE DEL CARCERE DI CUI NON FA FINE PARLARE

Il buonismo? Bleah! La solidarietà? Ah ah ah! Il disagio? Pelandroni. Ora che ho recitato il mantra dell’italiano evoluto e al passo coi tempi, posso anche provare a segnalare il dossier “Morire di carcere” prodotto dal Centro di documentazione di Ristretti Orizzonti (www.ristretti.it), l’ottimo notiziario dei detenuti, delle detenute e degli operatori della Casa di reclusione di Padova e dell’Istituto di pena femminile della Giudecca.
      Ristretti Orizzonti produce il suo dossier da cinque anni ed è una lettura davvero consigliabile. Per tante ragioni, anche molto diverse tra loro. Una, per me importante, è questa: è dai punti deboli che si giudica lo stato di salute di una società. Quando c’era ancora mio suocero, grande scrittore, grande intellettuale e soprattutto grande persona, discutevo con lui e cercavo di convincerlo che un giudizio sull’Italia avremmo dovuto darlo a partire dalle cabine telefoniche non distrutte o vandalizzate, invece di concentrarci sulla quantità di buoni romanzi pubblicati. Scherzi, discussioni estive al momento del caffè. Io, però, non ho cambiato idea.

      prigione1.jpg     
      In questo senso, dunque, vado a caccia di documenti come questo sul carcere. E del Dossier non so se facciano più impressione le cifre o le storie, per non parlare del “combinato disposto” delle cifre con le storie. I primi sei mesi del 2009 si chiudono con 89 persone morte in carcere, 34 delle quali (20 italiani) per suicidio. In dieci anni (cito ovviamente i materiali del Dossier) nelle carceri italiane sono morte 1.449 persone, con 514 suicidi. Va precisato che i suicidi, almeno per quanto riguarda i primi sei mesi dell’anno, sono in aumento: 34 quest’anno rispetto a 20 nel 2008, 19 nel 2007, 29 nel 2006 e 27 nel 2005.  Vien da chiedersi perché il primo semestre 2007 sia stato così “benevolo”. Facile rispondere: nel 2006 c’era stato l’indulto (riguardante 26 mila detenuti su 60 mila) e il sovraffollamento delle carceri era stato temporaneamente ridotto.
      Ancora qualche cifra: in Italia i detenuti sono oggi 63.460, circa 20 mila più della “capienza tollerabile”, cioè il limite massimo di affollamento stabilito dalla stessa autorità penitenziaria. Un dramma che in certe regioni arriva al grottesco: in Emilia Romagna il tasso di affollamento è del 193% (cioè c’è un numero di detenuti quasi doppio rispetto al tollerabile), in Lombardia, Sicilia, Veneto e Friuli è del 160%. Era dal 1946 che non avevamo così tanti carcerati e la situazione potrà solo peggiorare, perché nel 2009 il loro numero è cresciuto di circa mille al mese, con la prospettiva di arrivare a fine anno ai 70 mila detenuti.
      Vorrei ricordare, come peraltro fa il Dossier di Ristretti Orizzonti, che più di metà dei detenuti è in carcere in custodia cautelare (non vi è ancora stata condanna definitiva), mentre 9 mila dei detenuti già condannati devono scontare pene inferiori a un anno. In questo quadro, che impressione possono fare storie come quella di Vincenzo Nappo, suicida il  9 giugno, recluso ad Aversa nonostante che fosse gravemente malato di tumore? O quella dei due detenuti di Poggioreale e Benevento, malati, da tempo impegnati nel chiede una misura alternativa per scontare la pena? Avevano entrambi 79 anni? E di quell’immigrato (ormai è una parolaccia, mi scuso…) di trent’anni che si è impiccato in cella di sicurezza perché accusato del furto di una bicicletta? Che storie potevano avere il marocchino Mohammed (non meglio identificato) suicida a 26 anni a Venezia, Ion Vassiliu suicida a 21 anni a Pisa e Giuliano D., 24 anni, suicida anche lui, ma a Velletri?
      Una cosa di cui avere davvero paura non è la società che si attrezza per combattere le devianze pericolose per la collettività, ma quella che in nome di questa o quella parola d’ordine annulla i profili individuali, i tratti che distinguono una vita da un numero statistico. E tanto più vuote di vero senso politico (da “polis”, cioè città, collettività) sono le parole d’ordine, tanto più forte è il rischio.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

7 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, ero favorevole all’indulto e credo che ce ne vorranno ancora , se non si costruiranno nuove e più civili carceri. Penso che non se ne farà niente per motivi ideologici. Levami una curiosità se puoi: chi era tuo suocero?

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    a dirti la verità, l’indulto del Governo Prodi ha sempre spaccato i miei sentimenti in due. Da un lato, l’evidente emergenza umanitaria descritta dai dati. Dall’altro, l’altrettanto evidente senso di sconfitta e di resa rispetto a problemi sostanziali come l’edilizia carceraria, la durata dei processi, il sistema della giustizia italiana. Ancora adesso, a pensarci, non riesco a darmi in proposito un’opinione definitiva.
    Quanto al suocero: era Mario Pomilio (“Il quinto evangelio”, “Il Natale del 1833”), troppo rapidamente accantonato come scrittore dopo la sua morte. E’ scomparso nel 1990 e non ha mai smesso di mancarmi, non solo come parente.
    Ciao, a presto

    Fulvio

  3. manuela r. said:

    Bene….le cifre le ha messe lei.
    La storia potrei metterla io.
    Io sono una delle tante,sono la donna di un “ristretto”
    (mai termine è stato più appropriato)
    Una dei pochi a cui questi dati interessano.
    Una dei pochi che li legge davvero.
    A chi interessa veramente la sorte dei detenuti?
    A chi interessa veramente sapere se un detenuto si è
    suicidato o è stato picchiato a morte?
    A chi interessa sapere che c’è gente che vive rinchiusa
    in celle a diversi metri sotto il livello del mare?
    A chi?
    A qualche parente.A qualche amico…a chi altri?!
    La maggior parte della gente s’è fatta fare il lavaggio del cervello sulla sicurezza e sulla delinquenza e sembra che
    la panacea di tutti i mali sia galera più dura per tutti e per tutto.
    Ma una cosa mi chiedo…
    Davanti a dati cosi’ palesi dove sono i vari garanti della giustizia e dei diritti umani??
    Ho visto tanti servizi sulle misere condizioni in cui versano certi canili.
    Ho visto associazioni animaliste a difesa di delfini,di balene,di rapaci e chi più ne ha e più ne metta.
    Sulle condizioni in cui sono costretti oggi a vivere i detenuti in piena inosservanza di leggi che lo stato stesso ha dato,solo qualche articoletto qua’ e la’.
    Io ora lo chiedo a lei.
    Lo chiedo a lei come essere umano in primis e come giornalista in seconda battuta.
    A chi bisogna rivolgersi per fare qualcosa?
    E’ disposto lei personalmente a dare voce a una donna che non e’ capace di restare indifferente davanti a questo schifo?
    Quandi i diritti umani sanciti dalla Costituzione vengono cosi’ pesantemente ignorati e calpestati dove sono quelli che dovrebbero difenderli??

  4. Fulvio Scaglione said:

    Cara Manuela,
    (tu cortesemente mi dai del Lei, noi qui usiamo sempre il tu)
    è sempre impossibile mostrarsi all’altezza del dolore di chi vive sulla propria pelle uno dei problemi (in questo caso, il carcere)di cui noi giornalisti parliamo con maggiore o minore partecipazione. Il modesto spazio di questo blog è sempre aperto. A “Famiglia Cristiana”, lo posso dire in tutta coscienza, spazi più ampi sono sempre stati disponibili e lo sono ancora. Io credo che se tu, con i limiti della necessaria riservatezza, ci raccontassi qualcosa in più della tua storia (la tua pena è chiarissima), troveresti qualche amico e faresti del gran bene a tutti, aiutandoci a capire.
    Ciao, non sparire, a presto

    Fulvio

  5. manuela r. said:

    …è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1000 a 10000 euro chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze..(art.727 codice penale)
    …per i cani custoditi in recinto la superficie di base non dovrà essere inferiore a metri quadrati 15,ogni recinto non potrà contenere più di due cani adulti,ogni cane in piu’ comporterà un aumento minimo di superficie di metri quadrati 6..(regolamento comunale di Firenze art 21)
    Sai una cosa Fulvio?..in Italia son più tutelati i cani che i detenuti…(in teoria ovviamente!)
    A Treviso c’è la sezione semiliberi.
    Dodici uomini in uno stanzone male illuminato e male aerato a detta degli stessi operatori.
    Quattro letti a castello a tre piani.
    Un gabinetto alla turca per tutti.
    Una doccia?…si…sopra alla turca!
    Un lavandino.
    Fumatori con non fumatori(tanto la salute è un optional)..
    Dodici uomini che sono stati ammessi alla semilibertà una modalità di espiazione della pena che dovrebbe essere finalizzata al consolidamento positivo della personalità del condannato attraverso il reinserimento graduale nell’ambiente libero.
    C’è qualcosa di educativo e socializzante nel venir trattati come bestie??
    Sai come funziona la semilibertà?
    Ti svegli la mattina e dopo aver trovato il modo di usare l’unico bagno(chiamiamolo così)ti fai 40 o 50 km per andare a lavorare.
    Altrettanti per tornare la sera.
    Spera che non ci sia la nebbia o qualcosa che ti faccia arrivare tardi perchè hai un orario per tutto.
    Non puoi fermarti a bere un caffè..non è permesso…
    Otto ore di lavoro
    Due ore per pranzare
    Due ore per cenare..
    Tutti i tuoi interessi e affetti li puoi coltivare solo in quel poco tempo.
    Pranzo e cena te li devi fare e preparare a casa tua.
    Riesci a far due chiacchiere!….non di più….
    Tieni sempre d’occhio l’orologio perchè non puoi fare tardi.
    Ti aiuta qualcuno!
    A dir la verità no…sei tu che dovresti aiutare tuo padre che è anziano e malato.
    …hai pure una donna ma lavora e abita a 100 km di distanza.
    ….puoi vederla nel week-end..
    No..il week-end devi farlo in carcere!!!
    Non fermarti a pensare non c’è tempo…devi rientrare in carcere….
    Sei stanco??
    Aspetta…stasera ti fanno pure un esame del sangue.
    Nel mio ci troverebbero il veleno!!!!!!!
    Sai cosa mi chiedo io?
    Mi chiedo dove uno trovi la forza per non scappare da questo inferno e tornare ogni sera a rivivere il suo incubo…..
    Nessuno chiede miracoli…
    Si chiede solo un po’ di rispetto..
    Il permesso di pagare con dignità gli errori che uno ha commesso….
    Il permesso di essere trattato come un essere umano…
    e credo che un essere umano non possa avere meno diritti di un cane!!!
    Ciao Fulvio e grazie dello spazio che mi concedi…….

  6. anna said:

    ma delle guardie carcerarie xkè nn si parla mai ke fanno i loro komodi ki entra 1 ki ultimo stando dalle 5 del mattino fuori x il turno x entrare alle 2 uscire ale 4 ,,ce ne 2 a siracusa ke si meritano scannati x le prepotenze ke fanno ,,se gli dico kome si kiama lei ,,,mi buttano fuori capite ke sistema ce

  7. anna said:

    a siracusa una settimana fa in cella con mio figlio se suicidato un detenuto ,,la 1 volta mio figlio la salvato ,,la 2 nn era presente quando se ucciso di domenika impikkandosi,,dico qesto x sapere se uno è depresso malato e tenta il suicidio una volta ?kome fate a far i sordo muti lasciando ke ci riprovasse

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