INSEGNANTI, NEL MARE DEGLI INSUFFICIENTI AFFONDA ANCHE LA SCUOLA. SBAGLIO?

 Chiedo aiuto e consulenza agli amici insegnanti: sono l’unico a trovare in parte buffi e in parte drammatici i dati sulla scuola che sono stati diffusi in questi giorni? Partiamo dall’aspetto buffo: secondo i dati forniti dal ministero dell’Istruzione e relativi a 900 scuole elementari, il 3% ha scelto il modello a 24 ore, il 7% quello delle 27 ore, il 56% quello delle 30 ore. I primi due sono i modelli con il maestro unico (o di fatto unico), messi insieme hanno raccolto il 10% delle preferenze delle famiglie. Il terzo è quello del maestro prevalente affiancato da altri specialisti ed è il preferito dal 56% delle famiglie.

      Ditemi voi: questo significa o no che, alla prova delle scelte concrete, le famiglie preferiscono il vecchio modello di istruzione elementare a più insegnanti e rifiutano quello del maestro unico che è il “cuore” della cosiddetta Riforma Gelmini? Chiedo per sapere perché, come ho scritto più volte, non m’intendo di problemi della scuola. I dati, però, sono dati. E trovo divertente che si possa trarre anche questa conclusione: molti sostenitori del centro-destra, al momento di mandare a scuola il pargolo, se ne sono infischiati del ministro Gelmini (foto qui sotto), della riforma e della militanza. E si sono rivolti al modulo stabilito, anni fa, da una riforma della detestata sinistra.

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      Ma fin qui si scherza, anche perché la Riforma Gelmini andrà avanti e con essa anche la riduzione dei posti di lavoro nella scuola (con relativa “punizione” di un bacino elettorale da sempre favorevole alla sinistra) che mi pare in definitiva il vero obiettivo del Governo. Trovo invece drammatica la notizia che oltre il 72% degli studenti delle superiori (che sono in totale 2 milioni e mezzo) ha avuto nel primo quadrimestre almeno una insufficienza. Con grandi lacune, per di più, in matematica (dove si raduna il 61,1% delle insufficienze) e nelle lingue straniere (63,3%, a dimostrazione che spesso ci sono due insufficienze per studente), cioè nelle materie oggi più decisive. Per carità, molti di questi “debiti” saranno recuperati con il passare dei mesi, però non posso impedirmi di pensare che il dato generale (enorme, e in crescita: era il 70,3% l’anno scorso) rappresenti in sostanza un segnale di resa da parte della scuola.

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      Forse ragiono con la mentalità di un’altra epoca ma ho sempre pensato che la ragion d’essere della scuola fosse l’istruzione dei ragazzi. Che il suo compito, insomma, fosse quello di mettere concetti e nozioni nelle loro capocce. Che il punto vero fosse di arrivare a poterli promuovere (senza regali, ovviamente, a ragion veduta), non a doverli bocciare. In altre parole ancora: o i nostri ragazzi sono una massa di zucconi o, semplicemente, la scuola non riesce più a istruirli. E dico appositamente scuola perché mi pare che gli insegnanti siano vittime di un processo di delegittimazione sociale ed economica da farmeli sembrare quasi eroici quando mostrano passione e dedizione. Processo, tra l’altro, che non mi pare nemmeno nuovo, se solo penso ai tempi del mio liceo, quando degli insegnanti (e io facevo il Classico in una città di provincia) sentivo parlare quasi solo in termini di  “missione”, come se fossero stati preti e suore e non esponenti di una professione come l’avvocato o il commerciante. Ragiono male? Insegnanti, ditemelo voi.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

3 Commenti

  1. mardi said:

    Rabbrividisco quando associano il mio lavoro ad una missione, credo sia un modo subdolo per sotterrarci meglio; mi inquieta il fatto che tu attribuisca caratteri di eroicità a chi svolge semplicemente una professione con dignità. Non entro nel merito dei monti orari e di procedure governative: nei mesi passati ne ho discusso in varie sedi e forse risento di stanchezza accumulata o di semplice disincanto che mi auguro non si traduca in acquiescenza.Magari piu’ in là possiamo ragionarne.In quanto a Baricco, poiché la pagina a lui dedicata censura il mio commento, volevo semplicemente dirti che di solito gli intellettuali non godono di grande ascolto (al massimo si sentono per movimentare la noia con un po’ di chiacchiericcio) percio’ dormi pure sonni tranquilli.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Cara Mardi,
    d’accordo sull’idea di “missione”, mai piaciuta neppure a me. Però ho avuti figli studenti anch’io, e ho sempre avuto l’impressione che gli insegnanti ancora appassionati avessero qualcosa di ammirevole dentro. In fondo, se mi sbaglio, al massimo ammiro qualcuno in più, giusto?
    Sugli intellettuali: forse non godono di grande ascolto ma possono essere sfruttati. Sarà un caso, per carità, ma dopo l’uscita di Baricco c’è stata quella del ministro Bondi, che propone di prendere un canale Rai e farne un canale culturale, senza pubblicità, quindi con meno concorrenza per i pubblicitari Mediaset.
    Non inclinarmi al nichilismo, please. Nihil humanum mihi alienum est.

    Ciao, a presto

    Fulvio

  3. mardi said:

    Un canale culturale Rai senza pubblicità? ma davvero?caspita sarà un modo come un altro per addomesticare l’insonnia. Mi immagino già il titolo di una puntata sulla poesia contemporanea coordinata da Bondi:Ode al frammento

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