COL FUCILE DELLA CRISI ALLA SCHIENA ANCHE L’ITALIANO DIVENTA SAGGIO

      E’ solo cronaca di Milano, a tutti gli altri italiani può anche interessare. Però… Nella metropoli lombarda e nella sua provincia succede questo: meno 11,2% nelle immatricolazioni di automobili, più 6,10% di passeggeri sulle tre linee della metropolitana del capoluogo, più 4,1% di passeggeri (in termini assoluti, 10 mila persone in più) sulle linee ferroviarie della Lombardia. E poi c’è l’Ecopass, che il centro-destra lombardo chiama “ticket” perché non ha il coraggio di chiamarlo per ciò che è, ovvero una tassa sulla circolazione: meno 15,6% di traffico in centro a Milano e meno 18% (ma, dicono i critici, era stato promessa una riduzione del 30%) nelle polveri fini che generano inquinamento.
      Anche a passarle al setaccio della polemica, sono cifre di tutto rispetto. E sono generate, o almeno incentivate, dalla crisi economica che induce le famiglie al risparmio. Risultato: massacro del settore auto ma, sull’altro piatto della bilancia, vantaggi per l’ambiente e per l’aria che respiriamo. Capisco che a questa considerazione qualcuno possa anche risentirsi, perché i salari dei lavoratori dell’auto sono una cosa concreta, qui e subito, mentre la pulizia dell’aria è un concetto astratto e un obiettivo futuro, anche se decisivo per l’avvenire nostro e dei nostri figli.
      Ma non è questo che voglio qui sottolineare. Mi preme un’altra considerazione: se decine di migliaia di persone si scaricano sui mezzi pubblici e mollano l’auto a casa, vuol dire che si può. Che è possibile, magari con qualche sacrificio in più (e scontando la pur scarsa efficienza dei servizi pubblici) ma con tante spese in meno, andare a lavorare, andare all’Università, fare shopping, incontrarsi per l’happy hour, quel che volete, senza dipendere dall’automobile.
Il che porta a una successiva considerazione: poiché tutto questo è cosa nota, e lo è da tanto tempo, perché lo mettiamo in pratica solo adesso? In altre parole: possibile che noi italiani ci diamo da fare, e adottiamo un po’ di saggezza comportamentale, solo se ci piazzano il fucile alla schiena? Solo se proprio non possiamo farne a meno? Solo se c’è la crisi petrolifera epocale (1973) o la crisi finanziaria mondiale (2008)?
       Considero questo atteggiamento una tara pesantissima del carattere nazionale, un individualismo che vorrebbe essere da furbi e che si rivela a ogni passo da masochisti. Basta pensare a quanto è accaduto nelle ultime campagne elettorali: si parlava solo di fisco, la parola “tasse” poteva essere pronunciata solo accanto a “riduzione”. Certo, a chi fa piacere rinunciare a una quota del proprio reddito? Ma i fatti sono questi: la riduzione delle tasse non c’è stata, anzi. E la prima mossa di un sindaco emblematico come Letizia Moratti è stata proprio di introdurne una nuova, quella appunto dell’Ecopass, che va a salvaguardare l’ambiente e a rimpinguare le casse del Comune. Ai tempi del disastrato Governo Prodi, quando si sparse la voce di una tassa speciale sui Suv ci fu una mezza rivolta popolare. Ora, invece, la gente tace e prende il tram, cosa che avrebbe potuto benissimo fare anche prima, risparmiandosi almeno l’Ecopass. Se non siamo masochisti noi italiani…
 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, noi italiani siamo e fummo sempre maestri del contropiede, nel calcio come in politica e nella storia; questo sosteneva almeno il compianto Gianni Brera, inventore di questo bel neologismo che oggi nessun telecronista di calcio usa più, prefendo il bruttissimo “ripartenza” (perfino nel linguaggio dello sport più popolare tradiamo noi stessi, dopo aver insegnato a tutto il mondo il contropiede, unica tattica che può far vincere la squadra più debole).
    Fummo e siamo un popolo “femmina”, quindi maestri dell’adattamento, virtù appresa forzatamente per sopravvivere…Poi abbiamo avuto come eccezione a questa regola anche eroi santi e navigatori, ma in linea di massima gli eventi li abbiamo sempre subìti, almeno da dopo la caduta dell’Impero Romano. Ecco perchè per noi resta valida l’affermazione del Guicciardini “che se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione”; sempre pronti a fregare per primi per non essere fregati, ahimè.
    Però nell’imminenza della crisi prossima ventura conviene confidare in questa capacità di adattamento, che mi sembra più una nostra caratteristica antropologica che una tara.
    Tanto meglio se dovremo tornare alla bicicletta, guadagneremo in salute, cosa da non trascurare; in fondo siamo passati dal mulo al Mercedes nell’arco di un paio di generazioni. Gli olandesi, che sono più intelligenti di noi, la bicicletta non l’hanno mai abbandonata, noi la macchina sotto il sedere anche per fare 100 metri.
    Chissà che la recessione non sia davvero una opportunità di rinsavimento e di riumanizzazione…

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    capisco e in certa misura concordo. Ma tra buon senso e capacità di adattamento e, soprattutto, tra saggezza autonoma e ritirata di fronte alle circostanze ci sta non solo la differenza tra popoli “maschi” e popoli “femmine” ma anche quella tra protagonisti e comprimari, per non dire tra padroni e servi.
    Credo anch’io che un po’ di crisi ci farà bene. Almeno ci farà abbandonare un po’ di sfizi inutili. Vogliamo “fa’ l’americano” ma adesso ringraziamo padri e nonni che ci hanno insegnato a risparmiare per pagare, come prima cosa, il mutuo della casa.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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