IMMIGRAZIONE 7 (FINE): 56 MILA INSEGNANTI SENZA STUDENTI SE SE NE VANNO GLI STRANIERI

      Nei panni del professore protagonista del film “La classe”, documentario realistico, anzi reale, sulla scuola multietnica premiato a Venezia, dev’essere fortissima la tentazione di sognare un’aula di studenti tutti francesi madrelingua da generazioni, dove a nessuno verrebbe in mente di chiedere il significato della parola “austriaca”. Sarebbe un sogno comprensibilissimo, anche sapendo che alla fine del film il migliore della  classe sarà il ragazzo cinese, non padronissimo del francese, ma ben educato e  motivato. Trapiantare la storia dal cinema francese a una classe multietnica di una grande città italiana di oggi o del futuro prossimo appare assai verosimile. Tutto torna, fatica compresa. Eppure immaginare una scuola italiana cui siano improvvisamente sottratti gli alunni stranieri vorrebbe dire figurarsi uno scenario tutt’altro che rassicurante, anzi.                                

      Secondo i dati forniti dal ministero dell’Istruzione, gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono stati quasi 575 mila nel 2007/2008 e, in base alle proiezioni sarebbero 614 mila nell’anno in corso (6,4%). Sapendo che la media di alunni per classe è di 20,8, “togliere” gli stranieri vorrebbe dire eliminare di colpo quasi 30 mila classi. In base al rapporto docenti/alunni attuale (1/11), quasi 56 mila insegnanti rimarrebbero “senza studenti”, con conseguenze facili da immaginare. Non è fantascienza, già oggi i figli degli immigrati stanno salvando le elementari dal crollo. Nel documento del Ministero sulle dotazioni organiche della scuola statale 2008/09 si legge: «Nelle regioni settentrionali e centrali dove è sensibile l’aumento della popolazione scolastica straniera, il numero delle classi è in aumento, mentre nelle aree meridionali e insulari, dove è scarsa la presenza straniera, il numero di classi della scuola primaria continua a essere in decremento». L’effetto descritto è evidente alle medie: le classi sono 613 in più rispetto all’anno scorso al Nord e 600 in meno al Sud, quanto basta per trasformare il sogno “senza stranieri” in un incubo.
di Elisa Chiari

Pubblicato su Famiglia Cristiana   http://www.famigliacristana.it

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, la Caritas ha aggiornato le cifre date da te sull’incidenza sul Pil della componente straniera; sarebbe il 9% e non il 6,1%. Viva dunque l’inevitabile e utile immigrazione; tenendo presente che da che mondo è mondo, la Storia è un ripetersi ininterrotto di emigrazioni (peraltro con un qualche rapporto con guerre colonizzazioni, imperialismi, questo per non trascurare una ancestralità nella paura del fenomeno).
    Tutto si muove e chi vorrebbe bloccare il fenomeno ricorda i passerotti che beccano la roccia. Ciò non significa che una qualche regolamentazione e controllo del flusso non sia necessaria, e che la Bossi-Fini serva a poco contro la clandestinità (come d’altronde la Turco-Napolitano) è casomai motivo di ulteriore inquietudine, visto che il fenomeno è in gran parte subìto, senza che l’Europa intervenga o aiuti come dovrebbe.
    L’immigrazione costringe anche a riflettere su se stessi, su chi siamo e cosa vogliamo, pone dunque un problema identitario. Infatti nelle difficoltà dell’emigrazione (che sono proprie di ogni epoca, non c’è mai stata una emigrazione su tappeti rossi! perdipiù sarebbe innaturale e stolido stendere questi tappeti)i migranti rafforzano i loro legami con la propria tradizione, con la patria lasciata e con la loro religione che dà loro impulso e forza. Da noi questi legami sono ormai molto allentati o scarnificati, comunque poco significativi per gli emigrati, i quali vengono innanzitutto, come è giusto, per il pane.
    Più che altro quindi la paura sembra venire dalla percezione più o meno consapevole delle nostre debolezze e inadeguatezze.
    Permettimi però come eccezione di valutare con un certo grado di ansia l’immigrazione islamica; sappiamo bene che quando nasce una moschea non si prospetta di sicuro un aumento di grado di tolleranza. E sappiamo che non è solo questione di libertà religiosa; date le caratteristiche dell’Islam, la moschea è un luogo dove si fa politica in una lingua a noi sconosciuta e con modalità che possiamo immaginare e che ogni tanto ahimè emergono. Per non dire della talvolta praticata poligamia, dalla sottovalutazione o disprezzo del mondo femminile e di una certa (?) incompatibilità culturale. Gli attentati di Londra furono compiuti da immigrati di seconda o terza generazione, quelli che in teoria avrebbero dovuto essere integrati. Sempre in Inghilterra gli arbitrati tra musulmani sono oramai dirimibili con la sharìa (!). In Europa è largamente praticata la blasfemìa anticristiana, invece prudentemente evitata, dopo le vignette danesi, la critica alla cultura e alla religione antislamica. In Francia un critico dell’Islam come il prof. Raedeker è costretto a vivere sotto protezione in un luogo nascosto, mentre un intellettuale dalle molte ambiguità come Tariq Ramadan trova vasto eco dovunque, manco fosse un profeta.
    Mi fermo qui negli esempi che potrebbero continuare per molto. Questo per dire che i timori della gente non sono sempre e comunque fisime ingiustificate. E’ sacrosanto evidenziare e combattere i pregiudizi laddove si manifestano, anche in formazioni politiche come la Lega. Senza dimenticare che ci sono pericoli reali, e che comunque la Lega più che altro abbaia, visto che l’Italia è largamente prima nei permessi di soggiorno accordati (59% delle richieste, a fronte del 48% della G.B., 36% Germania, 22% Francia, 8,5% della Spagna, però che tirchio ‘sto Zapatero), che la tolleranza è generalmente buona, e che gli episodi di reale razzismo sono stati davvero pochi rispetto a 4.000.000 di presenze straniere. Insomma, dal momento che in qualche modo saremo fecondati (non solo in senso figurato…) da popolazioni straniere, sarebbe bene almeno conoscere con chi abbiamo a che fare, come si faceva una volta nei fidanzamenti. Sollevare il problema xenofobia mi pare esagerato e anche strumentale; altra cosa è la diffidenza o il sospetto, sentimenti tipici di tutte le popolazioni che accolgono, basta ricordare i civilissimi svizzeri nei nostri confronti. Come tu stesso hai scritto, non ci sono formule facili da parte di nessuno; quel che è certo è che servirebbero regole precise e razionalità in un Paese come il nostro che sotto questo aspetto è tradizionalmente impreparato e improvvisatore, a differenza di Nazioni che largamente si avvalsero delle immigrazioni.
    Perciò, come hanno scritto anche i Vescovi, tanto va curata l’accoglienza, quanto la sicurezza con cui questa avviene.
    Non si possono amare gli altri se non si ama se stessi, e la carità richiede giudizio e prudenza. E’ irreale quindi dire basta con l’immigrazione, quanto sciocco e pericoloso affermare avanti c’è posto per tutti. Ogni valutazione sulle politiche dovrebbe tenersi ben in mezzo a queste estremità.

    Cordialità

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,
    tutto giusto, tutto condivisibile, almeno da me. Con qualche diversità di giudizio, inevitabile, qua e là. Per esempio: tu dici che la Lega abbaia ma non morde. Io, al contrario, sono molto preoccupato del fatto che Forza Italia e An (per dirla alla vecchia maniera) abbiano delegato alla Lega tutto il “pacchetto immigrazione”. Perché la Lega combina disastri, al solo scopo di tutelare i propri feudi elettorali. Guarda i provvedimenti approvati in Parlamento ed esaltati dalla “Padania” e dimmi se sono compatibili con quello Stato moderno e competitivo di cui il Cavaliere si fa paladino. Se la Lega avesse una linea politicamente seria, farebbe come te: prenderebbe visione dei dati, ammetterebbe l’inevitabilità di certi fenomeni e studierebbe regole serie per gestirli. Invece Maroni che fa? La Bossi-Fini non funziona, allora lui prolunga i tempi di “accoglienza” nei Centri di permanenza temporanea e adesso si ritrova che non sa più dove mettere i clandestini intercettati.
    Altra precisazione da fare: noi abbiamo bisogno di immigrati più di altri Paesi perché siamo, con il Giappone credo, il Paese con la più bassa natalità al mondo. Abbiamo dunque bisogno di gente in età da lavoro e di giovani che paghino le pensioni, e non possiamo che “prenderli” all’estero in misura maggiore di altri Paesi che i figli li fanno ancora.
    Terzo e ultimo: capisco le tue ragioni ma io, invece, non sono molto preoccupato dell’immigrazione islamica. Nell’Unione Europea i musulmani, oggi, sono qualcosa più del 3% della popolazione. E secondo gli esperti di demografia, arriveranno a essere circa il 5% intorno al 2015, per poi più o meno bloccarsi. Dobbiamo, possiamo aver paura di un 5% che, ammetterai, non è certo fatto tutto di fanatici? Io penso che la polizia sarà più che sufficiente. Mi preoccupa di più, al contrario, l’uso indiscriminato e strumentale (non penso a te, ovvio), fallaciano, che si fa di questo argomento. Agitare lo spettro dell’Eurabia (stile Bat Yeor o, ancor più ridicolmente, stile “Libero”) serve ad agevolare politiche anche economiche (vedi il capitolo Lega) che ci portano fuori non dall’Europa ma dalla modernità. Almeno questo io temo.

    Ciao, a presto

    Fulvio

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