QUESTA VOLTA APPLAUDO LA GELMINI. E LE RACCONTO LA STORIA DI MARTA E GAIA

      Stando ai giornali, il ministro Gelmini ha detto ai giovani padani quanto segue: “Classi ponte fa pensare a luoghi separati, classi di serie A e di serie B. Gli immigrati frequentano e frequenteranno normalissime classi. A cui bisognerà aggiungere dei corsi di lingua italiana, così come accade all’estero”. Se è così, non posso che dire: bene, molto bene, benissimo.
      E lo dico non sulla base di un giudizio (o pregiudizio) ideologico ma sulla scorta di un’esperienza personale. All’inizio degli anni Novanta mi sono trasferito a Mosca con la famiglia. due figlie, Marta e Gaia, allora di 9 e 6 anni, la più piccola mai stata a scuola. Decidiamo di iscriverle alla scuola pubblica russa, in particolare in un istituto vicino a casa, nel quartiere dei corrispondenti stranieri lungo il Kutuzovskij Prospekt. Una scuolona, con più di mille allievi. Quando ci presentiamo il preside, Geja Avtandilovic, non fa una piega ma ci spiega come intende procedere: Marta e Gaia, che pure non sanno una parola di russo, subito in classe. Nel pomeriggio, finite le lezioni ordinarie, per loro ci sono due ore di lingua russa con un’insegnante di sostegno della quale ricordo ancora il nome: Karina Rafaelevna. Risultato: dopo tre mesi le due italianucce vengono già chiamate alla lavagna come gli altri. Dopo sei mesi mi  insegnano un sacco di parolacce nel gergo dalla mala russa, imparate ovviamente dai compagni di scuola.
      Le parole della Gelmini, però, mi convincono anche per un’altra ragione: perché propone un provvedimento ragionevole e, nello stesso tempo, toglie di mezzo quel senso di allarme, di perpetua emergenza che la Lega crea ad arte, con la complicità di ampi strati della maggioranza di governo, per poi far passare provvedimenti xenofobi e di rara inettitudine. Secondo i dati del ministero della Pubblica Istruzione, infatti, gli iscritti alla scuola primaria e secondaria nell’anno scolastico 2006/2007 sono stati circa 7 milioni e 300 mila. Gli studenti stranieri formano il 5,6% del totale, in cifre assolute poco più di 500 mila ragazzi. Il che vuol dire 1 ragazzo straniero ogni 14-15 ragazzi italiani? Come può essere un dramma, un’emergenza?
      Ma c’è di più. In questa cifra sono compresi sia i ragazzi stranieri arrivati dall’estero sia quelli già nati qui. E’ ovvio che questi ultimi avranno pochissimi problemi con la lingua. Ma c’è di più: gli alunni stranieri sono molto più presenti nella scuola materna e nella scuola primaria che in quella secondaria. Nella scuola materna non può esservi problema di lingua. Nella scuola elementare sì e qualche ora di lingua italiana extra potrà far gran bene.
      Poi si arriva alla scuola secondaria di secondo grado, dove gli iscritti stranieri sono poco più di 100 mila. Stiamo parlando di licei e istituti, dove difficilmente si iscrivono stranieri che non abbiano padronanza della lingua. D’altra parte, scrive il rapporto del Ministero (La scuola in cifre 2007), “questo conferma una più stabile e duratura presenza dei giovani immigrati nel nostro Paese”. il che implica, aggiungo io, che questi ragazzi l’italiano lo parlano già.
      Conclusione fin troppo ovvia: l’emergenza stranieri nelle scuole è, almeno su scala nazionale, una tipica bufala di stampo leghista, destinata a terrorizzare la gente e a incrementare i problemi, E’ senz’altro possibile che in determinate situazioni la concentrazione di stranieri sia tale da creare problemi. In certi quartieri di Milano (e immagino sia la stessa cosa in molte altre città) ci sono classi dove i ragazzi italiani sono minoranza. Allora si agisca con buon senso, senza scomodare leggi che puzzano di xenofobia e senza complicare questioni assai più semplici e “normali” di quanto si voglia confessare.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

4 Commenti

  1. Luisa Giovagnini said:

    Stando ai giornali…………… già, ma a quali? Li leggiamo tutti poi tiriamo le somme? Io ho letto cose diverse, aspetto le disposizioni e, per fortuna c’è ancora l’autonomia scolastica degli istituti e gli Organi Collegiali (fino a quando?). Io ho letto sulla Nazione “una verifica di conoscenza della lingua italiana. E, poi, corsi che permettano………di sentirsi cittadini…” poi poco più avanti Lucio Brugnoli del Movimento giovani padani “che si chiamino classi-ponte o corsi non ha rilevanza. Importante è un esame di italiano…..”.
    Nella mia scuola oggi: molti bambini hanno genitori stranieri ma sono nati qui, parlano l’italiano però, a casa, durante le vacanze e se non fanno attività di sport in comune, usano soprattutto la lingua d’origine; poi ci sono quelli che si ricongiungono ai genitori nell’arco della scuola primaria e spesso in corso d’anno scolastico.
    Cosa si fa? Si usano le poche ore rimaste di compresenza (quando non ci sono da fare ore di supplenza) per corsi di sostegno linguistico; si usa la metodologia del cooperative-learning, quando c’è un bambino con la stessa madrelingua; si preparano materiali alternativi; si sfrutta l’eventuale presenza di insegnanti di sostegno per lavorare in piccoli gruppi. Infine ci sono ore della settimana in cui, a rotazione, e su decisione del ‘team’ insegnanti, alcuni bambini seguono lezioni di lingua con una mediatrice culturale inviata dal Comune.
    Cosa accadrà il prossimo anno non si sa………….
    Bye, bye

    Sto monopolizzando il sito eheheh

  2. Luisa Giovagnini said:

    P.S.: A., 8 anni, arrivato a Novembre 2007, parlava un dialetto africano e l’inglese (ma noi poco e male a parte l’ins. di Lingua2), a fine anno aveva già pochi problemi con l’italiano.

  3. cacioman said:

    sempre partendo dai fatti, direi che il processo di squalificazione della scuola pubblica, promosso dalla gelmini, vada nel senso di farla diventare in toto una scuola di serie b (o ponte) a tutto vantaggio della scuola privata (quella si di classe).
    Ciao

  4. Fulvio Scaglione said:

    Cara Luisa e caro Cacioman,

    scusate la risposta cumulativa ma ormai siamo, per così dire, in confidenza.
    A Luisa dico un “grazie” sonoro perché mette in comune un’esperienza personale “calda”, vibrante di emozioni. E’ una cosa preziosa, al di là delle opinioni e dei giudizi di merito. E’ quanto ho cercato di fare anch’io raccontando delle mie figlie. Che cosa succederà l’anno prossimo è difficile prevederlo, se non ci riesci tu che sei nella scuola, figuriamoci noi che ne siamo fuori… Già una volta, però, il vizietto di promettere, promettere e mantenere poco è costato le elezioni al centro-destra. Quanto ai giovani padani… sono come i vecchi padani: speculano sulle ansie della gente, ingigantendole ad arte. Le cifre le ho riportate, sono quelle ufficiali del Ministero. Faranno, con i loro allarmi, la stessa fine che stanno facendo con la Bossi-Fini: non funziona e non sanno più come uscirne.
    A Cacioman dico che i suoi interventi sono sempre delle scariche adrenaliniche di pessimismo. Utili, però: ci tengono svegli. Io, francamente, non vedo nel “piano Gelmini” una strategia così sottile e perversa. Mi pare che soprattutto cavalchi, nel generale disagio per la scarsa efficacia della scuola italiana, il desiderio di “legge e ordine” che è il cardine del consenso raccolto dal centro-destra. Alla fin fine, quel che più passa del suo discorso è: grembiulino, disciplina, voto di condotta. Magari anche a scapito delle sue idee.

    Ciao, salutoni a tutti, a presto

    Fulvio

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