OBAMA NON DIVENTERA’ PRESIDENTE. PERCHE’? E’ NERO

      Stupore sui giornali italiani: mentre Barack Obama spopola in Europa e ottiene un trattamento superlusso anche in Israele, negli Usa il buon vecchio John McCain risale nei sondaggi fin quasi a colmare un distacco che aveva toccato anche i sei punti percentuali. E’ giusto avvertire i lettori che la realtà è più complicata delle belle immagini. Dovremmo, allora, avere il coraggio di parlar chiaro: sondaggi o no, Obama ha pochissime possibilità di diventare il presidente numero 44 degli Stati Uniti d’America. E questo a  prescindere da ciò che dice e da ciò che fa, da come la pensa su Gerusalemme o sull’Irak o sulla gestione dell’economia. Obama non diventerà Presidente perché è nero.
       Non ci credete? Allora diamo un’occhiata ai dati. Gli afroamericani (ai quali peraltro Obama viene accomunato solo per il colore della pelle, essendo figlio di un nero del Kenya e di una bianca del Kansas) formano circa il 12% della popolazione degli Usa (304 milioni di persone). Obama, tanto per cominciare, è senatore dell’Illinois ed è l’unico nero nel Senato americano, che ha 100 membri. Dunque i neri (12% della popolazione) formano l’1% del Senato.
Qualche altro dato: solo il 4% degli afroamericani arriva alla laurea, contro il 9% dei bianchi. Il reddito medio dei neri d’America è, in media, pari al 61% di quello dei bianchi. Il 20% dei neri di età compresa tra i 16 e i 24 anni non studia né lavora: lo stesso dato, tra i bianchi, è del 9%. Nel 2000, gli studenti neri che lasciavano le scuole superiori restavano disoccupati nel 65% dei casi, diventati il 72% nel 2004. Sempre nel 2004, gli studenti bianchi che lasciavano le superiori erano disoccupati nel 34% dei casi e gli ispanici nel 19%. Se invece finivano le superiori, gli studenti neri restavano disoccupati nel 46% dei casi nel 2000, nel 50% dei casi nel 2004.
       Passiamo alle statistiche sulla criminalità piccola e grande. Nel 1995 il 16% dei ventenni neri che non aveva terminato gli studi era già stato in prigione, dato che nel 2000 era cresciuto al 20%. La stessa rilevazione nello stesso anno, ma in una fascia d’età superiore, diceva che in prigione era già stato il 60% dei neri trentenni. Come ho ricordato all’inizio, gli afroamericani sono circa il 12% della popolazione Usa. Ma se si studia il grafico delle condanne a morte, vediamo che gli afroamericani formano il 40% dei condannati alla pena capitale e che l’80% dei condannati a morte sono colpevoli dell’omicidio di bianchi, nonostante che la statistiche sui reati gravi dicano che neri e bianchi muoiono di morte violenta in percentuale più o meno pari.
      Com’è ovvio, si può discutere all’infinito su come, quando e perché tutto questo è avvenuto. Non è, qui, il mio scopo. Tutta questa messe di dati ci dice però una cosa  con assoluta chiarezza: all’interno della società americana i neri formano una comunità che gode di tutti i diritti costituzionali ma nei fatti sta diventando sempre più povera, più violenta, più ignorante, più discriminata e più emarginata. Una comunità, tra l’altro, che va poco a votare e, quindi, riesce a farsi rappresentare nelle istituzioni in misura largamente inferiore a quella che il peso demografico le consentirebbe. Se poi pensiamo alla campagna per le presidenziali, dobbiamo mettere nel conto anche l’inevitabile “diffidenza” che essa può generare nell’elettorato bianco, proiettandola poi su Obama. Non è difficile immaginare che ci siano molti elettori bianchi non particolarmente ideologizzati, magari disponibili a votare per un nero. Ma sono anche gli elettori che più facilmente possono cambiare idea alla notizia di un qualche omicidio o di una condanna a morte, o anche solo perché un ragazzo nero gli ha rubato la macchina. Mi sbaglierò, anzi spero di sbagliarmi perché McCain mi pare lo strumento di una politica vecchia e superata, ma secondo me Obama ha comunque pochissime speranze.
 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

10 Commenti

  1. fabio cangiotti said:

    Spero invece che Obama diventi Presidente, anche se mi piace pure l’eroe McCain; infatti credo che Obama abbia più elementi di novità, oltre al fatto di essere nero.
    Non capisco quindi come mai ad alcuni miei amici di sinistra sia venuto un muso lungo così dopo i discorsi che ha tenuto in Israele (su Gerusalemme capitale), a Berlino (neo-atlantista) e con Sarkosy (più impegno militare per l’Europa in Afghanistan, il terrorismo va sconfitto).

    Anzi lo capisco; tutti questi discorsi figurerebbero molto bene in bocca a Berlusconi, molto meno a Veltroni, e loro credono ancora che esista “l’altra America”, quella buona e virtuosa che seguirebbe le loro aspettative, che si sono costruiti nelle loro proiezioni ideologiche…Invece l’America produce un Obama che, pensa un po’, parla di reponsabilità dei padri, per non dire che cita spesso Dio (fatto questo per nulla inusuale per i Presidenti americani, che giurano sulla Bibbia mica sulla pur ottima Costituzione: in Italia c’è solo un personaggio politico pubblico che cita talvolta Dio, non è un uomo ma il monumento di sè stesso, si chiama Andreotti) e che a Berlino tira fuori argomenti che sembra il Papa. Lunga vita e auguri ad Obama dunque!

  2. Fulvio Scaglione said:

    Caro Cangiotti,
    anch’io spero che Obama ce la faccia, ma ci credo poco, per le ragioni che sa. Stiamo a vedere, anche vista da fuori è una partita appassionante. Quanto a Veltroni e Berlusconi: parere personale ma, quanto al rapporto con l’America, mi paiono solo due facce della stessa medaglia. A uno piace Kennedy, all’altro Bush. Ma l’uno non affronterebbe la crisi di Cuba con la grinta di JFK e l’altro non metterebbe certo in galera i manager truffaldini di Wall Street. In breve: con l’America migliore l’uno e l’altro non c’entrano nulla.
    Saluti, spero di risentirla presto

    f.s.

    P.S.: e se ci dessimo del tu?

  3. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio,
    sono piacevolmente sorpreso per il tuo invito a darci del tu, segno di stima che come vedi accetto e contraccambio; d’altronde ti seguo da tempo su Famiglia Cristiana e in passato abbiamo anche avuto qualche scambio di e-mail. A me piacciono la Storia e la Politica, che seguo con passione su diverse testate e anche sul web, che dona immense possibilità di conoscenza a chi come il sottoscritto vive nella microprovincia. Tornando a Obama, non c’è dubbio che per tanti motivi gli Stati Uniti esprimano leader politici che noi ci possiamo solo sognare. Anche se come avrai compreso, dovendomi accontentare prediligo Berlusconi che mi sembra un genio dell’ovvietà, ma in politica estera esprime posizioni che sento più ragionevoli e vicine al mio sentire, a parte la strana “amicizia” con Putin.
    Tu citi statistiche che mettono giustamente in rilievo gli handicap della comunità nera in America, e ti dici di conseguenza pessimista sulla presidenza di un nero.
    Io rilevo però che fino a poche decine di anni fa, nel sud degli Usa c’era la segregazione razziale e il Ku Klux Klan, d’altronde un paio d’anni fa la donna più potente del mondo fu giudicata Condoleeza Rice, americana e nera. Voglio dire: le cose cambiano, e se c’è un Paese più aperto al cambiamento, questo è l’America. E credo che questo abbia a che fare con la Bibbia, oltre che con la loro Costituzione: ma questo è un altro discorso.
    Per questo non sarei così pessimista su Obama.

    Cordiali saluti

    Fabio Cangiotti

  4. PREVISIONE AZZECCATISSIMA said:

    PARAPARAPAPA prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

    datti all’ippica… alla fine McCain aveva poche o nulle speranze AHAH

  5. Fulvio Scaglione said:

    Cari Sfottitori,
    voi scrivete il 5 e il 6 novembre, dopo esservi fatti una zuppa di Cnn, qando sbagliarsi era impossibile. Bravssimi. Io il 26 luglio, quando sbagliarsi era ancora possibile. Per il resto, calma e gesso: Obama è il presidente degli Usa, mica dell’Onu. Quando omincerà a lavorare per il proprio Paese, com’è inevitabile, magari saree tra i primi a strillare.
    Ciao ciao, fatevi vivi.
    Fulvio

  6. fabio bisogni said:

    NO, scusa, ma fammi capire. A luglio scrivi perentorio “Obama non diventerà mai presidente”, nonostante avesse vinto nettamente sulla Clinton e due anni prima i democratici avessero conquistato la Camera. Non solo: ma dai una serie di ragioni, tutte analiticamente esposte, per sostenere che Obama non ce la avrebbe mai fatta. Ora che tutti sappiamo che Obama ha stravinto, e dopo sondaggi che pure lo davano per vincitore (quindi ben prima del 4 novembre), invece non dico di chiedere scusa, ma almeno di ammettere di avere sbagliato completamente (ed anche un po’ presuntuosamente), cosa fai? Hai il coraggio di dire: “voi parlate a giochi fatti”? E quando avremmo dovuto parlare, noi che credevamo (non solo speravamo) nella vittoria di Obama? E comunque che significa “aspettate… a esultare”? Che c’entra spostare la questione su quella che sarà la sua presidenza? Ma non ascolti neanche le parole di speranze del Papa, in cui immagino crederai? E, comunque, tu non ti dicevi (lo dici anocra) speranzoso in una vittoria di Obama? Ora fai il pessimista? Ma tacere no, eh?

  7. Fulvio Scaglione said:

    Caro Fabio,

    se per te è così importante, non ho alcun problema ad ammetterlo: mi sono sbagliato, pensavo che Obama non avrebbe vinto e invece ha vinto. Sei contento?
    Sai, capita di sbagliare pronostico a chi prova a fare un pronostico. altri amici mi hanno scritto, a luglio, dicendo: no, guarda, secondo me invece ce la farà. Per questo e quell’altro motivo. Bravi loro. Ma tu, invece, che fai? Te ne esci a cose fatte e, a ben vedere, mi rimproveri non tanto di aver sbagliato pronostico ma di non avere avuto “fede” nella vittoria di Obama.
    Io non faccio il tifo e non scambio l’elezione del Presidente Usa per un derby. Cerco di capire. Non ho capito che Obama avrebbe vinto? Pazienza, sono solo un uomo, mi succederà di non capirne altre. Chiedo io a te: tu eri così sicuro perché c’erano i sondaggi? Eri sicuro anche quando i sondaggi davano McCain in rimonta e, anzi, in sorpasso?
    Il Papa? Benedetto XVI è andato qualche mese fa negli Usa a esaltare George Bush e la “sua” America, che a me personalmente piace pochissimo. Che ti devo dire? Mi sbagliavo anche allora. E non mi aspetto, adesso, che il vertice sommo del Vaticano critichi la scelta degli elettori americani, ammesso sempre che abbia pensieri critici.
    Caro Fabio, visto che siamo in tema, fammi vedere chi sei. Questo è uno spazio pubblico, abbiamo il web a testimone. Fai qualche previsione: per dire, Obama le truppe le ritira dall’Irak o no? Le tasse le aumenta o no? Wall Street risalirà o no? Quel che vuoi tu, su un qualunque argomento. Così, giusto per farci capire che ti piace metterci la faccia anche prima, e non solo dopo. Io faccio il mio pronostico e poi, con buona pace, vediamo com’è andata a finire.
    Ciao, a presto

    Fulvio

    P.S. non ricordo di essermi detto particolarmente speranzoso in una vittoria di Obama. Mi pare, invece, di aver detto che entrambi i candidati non destavano in me particolare entusiasmo. Boh, forse ricordo male.

  8. Zorro said:

    Egregio Vice Direttore,
    non è che lei non avesse “fede” nella elezione di Obama,
    e non si era neppure dichiarato pessimista,
    lei CREDEVA PROPRIO CHE AVREBBE PERSO.
    Dovrebbe imparare a fare il giornalista. Vabbè che su Rai e Mediaset ne esistono di peggiori.

  9. Fulvio Scaglione said:

    Egregio Zorro,
    sono felice che anche tu possa darmi lezioni di giornalismo. Mi spiace, invece, che tu abbia letto il mio post su Obama solo adesso e non allora, un anno fa, durante la campagna elettorale, quando i pronostici (non solo i miei) erano molto più incerti. Ribadisco: ero proprio convinto che Obama non ce l’avrebbe fatta, a causa del suo essere nero. Non a caso, lo avrai certo notato, in tutti gli stati del Sud Obama ha preso meno voti di Kerry, che nel 2004 era stato sonoramente sconfitto da Bush: segno evidente che il colore della pelle ha contato, eccome. Obama ha vinto non perché negli Usa il tabù razzista sia stato superato, ma perché ha portato a votare masse di giovanissimi e di astensionisti che prima non votavano.
    Quanto poi ai pronostici, ribadisco: ne ho sbagliati tanti e tanti ancora ne sbaglierò. E’ quello che succede a chi li fa.
    Ciao, a presto

    Fulvio

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