E BRAVO ANCHE KOUCHNER

   Avevo appena postato il pezzo sulle polemiche negli Usa tra Bush, McCain e Barack Obama (vedi E bravo Obama) quando anche Bernard Kouchner, ministro degli Esteri della Francia, mi ha dato soddisfazione: se n’è uscito a dire che anche loro, i francesi, parlano “da mesi” con Hamas. I cui responsabili, almeno a sentire Yves Aubin de la Messuzière (ex ambasciatore in Iraq e capo del Dipartimento Medio Oriente del ministero di Kouchner), avrebbero detto di “essere pronti ad accettare uno Stato palestinese entro le frontiere del 1967, il che equivale a un indiretto riconoscimento di Israele, e a mettere fine agli attentati”.

   La cosa fa morire dalle risate. Quando le stesse cose le diceva Massimo D’Alema tutti erano pronti a crocifiggerlo, per primi i rappresentanti delle comunità ebraiche. Ora che le dice il ministro del prode presidente Sarkozy, eroe delle destre europee moderne, tutto tace. Nessuno che ricordi al marito di Carla Bruni che il Quartetto (Onu, Russia, Usa e Ue) aveva stabilito di non avere contatti con Hamas finché questi non riconoscesse Israele e rinunciasse alla violenza. Quando lo ha detto Obama negli Usa, apriti cielo: persino George Bush lo ha accusato di vigliaccheria e di intesa col nemico. Lo stesso Bush che ha autorizzato i colloqui (tre in un anno) con l’Iran sulla violenza in Irak.

   Ma c’è ancor più da ridere a pensare che sul tema (parlare o non parlare con Hamas) litigano persino i ministri del governo di Israele. Ehud Barak, ministro della Difesa, si è recato in Egitto dove, per il tramite del generale Omar Soleiman, capo dei servizi segreti egiziani, ha fatto avere a una delegazione di Hamas le condizioni per una tregua. Subito Barak è stato rampognato da Haim Ramon, vice-premier dello stesso Governo: “Negoziare con Hamas si potrà solo quando avrà accolto le condizioni del Quartetto”.

    Sul tema ho detto tempo fa la mia in Carter, please, lascia perdere Hamas (16 aprile 2008). Con Hamas si doveva e si poteva parlare quando il movimento estremista andò al potere con legittime elezioni nel dicembre 2006. Si preferì l’ennesimo stolto boicottaggio, con il risultato di rafforzare politicamente Hamas, spaccare in due i palestinesi, affamare la gente e consegnare appunto a Hamas il controllo di Gaza. Adesso, secondo me, bisognerebbe invece troncare con Hamas e dare una mano vera, concreta (meno check point, transito più facile al Muro, meno insediamenti israeliani nei Territori e piani per creare lavoro) ad Abu Mazen e ai palestinesi di Cisgiordania, più moderati, meno influenzati dall’Iran e più disponibili alla pace.

    Come si vede, succede esattamente il contrario. E vabbè… Ma lo penso da tempo e qui lo ripeto: uno dei problemi del Medio Oriente, oltre alla mediocrità della classe politica palestinese e alla scarsa lungimiranza di quella israeliana, è la retorica dell’Occidente.  

Per il governo di Israele   http://www.gov.il/firstgov/english  

Per il ministero degli Esteri della Francia   www.diplomatie.gouv.fr 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Un Commento;

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