LIBANO, MEGLIO PUNTARE SUI CRISTIANI

In tutti i drammi del Medio Oriente, la scena e la scansione degli eventi contano quasi quanto gli eventi stessi. Ed ecco, quindi, che l’uccisione a Damasco di Imad Mughniyeh, uno dei capi militari di Hezbollah, ideatore di alcuni dei più sanguinosi attentati degli ultimi decenni e da tempo nella lista dei più ricercati dai servizi di sicurezza Usa (le informazioni per catturarlo valevano 5 milioni di dollari), si sovrappone al terzo anniversario dell’uccisione dell’ex premier libanese Rafik Hariri. A Beirut, poi, due gigantesche manifestazioni, una per ricordare il terrorista caro all’Iran e l’altra per onorare il miliardario amico dell’Arabia Saudita, fanno per qualche ora temere scontri di piazza che potrebbero innescare un’altra guerra civile.
E’ un esercizio ozioso andare a tentoni alla ricerca della mano che ha eliminato Mughniyeh. Il cui prodest funziona poco per un eccesso di candidature. A parte Hezbollah, tutti gli altri sono sospettabili. Il mondo arabo punta il dito contro gli Stati Uniti e soprattutto Israele. La Cia? Il Mossad? Perché no? Ma perché non anche l’Iran o la stessa Siria, che osservano con irritazione la “libanizzazione” di Hezbollah, trasformatosi in pochi anni da movimento sciita a partito a vocazione nazionalista?
Più utile è provare a capire che cosa potrebbe succedere in Libano. Da questo punto di vista è meglio che gli Usa e Israele non si facciano troppe illusioni. Hezbollah è un movimento che ha praticato e pratica il terrorismo ma che non può più essere descritto e affrontato solo come un gruppo di terroristi. Basta avere una minima esperienza del Libano per saperlo. Per notare che il Paese intero celebra la Festa della Liberazione (il ritiro di Israele nel 2000) anche come un omaggio alla guerriglia di Hezbollah. Per vedere che la recente alleanza con il generale maronita Michel Aoun (l’ultimo ad arrendersi ai siriani alla fine degli anni Ottanta) ha saldato pulsioni che hanno lunghe radici, se è vero che tra i kamikaze impiegati proprio da Mughniyeh a Beirut nel 1982-1983 c’erano anche volontari cristiani. Non a caso ieri Saad Hariri, musulmano sunnita, figlio dell’ex premier assassinato tre anni fa e oggi leader della coalizione di governo, nel tentativo di alleggerire la tensione ha denunciato l’uccisione del terrorista sciita, invitando tutti i libanesi a riunirsi “dietro al sangue versato durante la guerra del 2006 contro Israele”.
Lo Stato ebraico, dunque, è dichiarato nemico del Libano, non del solo Hezbollah, persino dal più filo-americano dei politici arabi. Per parte sua, lo sceicco Nasrallah minaccia vendetta ma sa di non poter premere troppo sul pedale della lotta armata. Come nel 2006, sarebbe il Paese intero a soffrirne e Hezbollah, proprio perché ambisce al potere, non può dare agli altri libanesi l’impressione di combattere una guerra privata. E’ la stessa ragione per cui il ramo politico del movimento evita di scardinare il Patto confessionale che regge il Libano e che ancora assegna ai cristiani un ruolo più ampio di quanto vorrebbe la pura legge dei numeri.
La parola chiave nel Libano odierno, e per transizione nella regione che comprende quasi tutta la Mezzaluna Fertile, è proprio questa: cristiani. In Libano (ma non solo) sono l’unico collante che impedisce una disastrosa frammentazione e una guerra permanente. Sono il ponte tra i due grandi blocchi islamici (sunniti e sciiti) e potrebbero diventare il grimaldello di una pace tra Libano e Israele. Su di loro, soprattutto in Libano, dovrebbero “investire” le grandi potenze, se avessero davvero a cuore le sorti del Medio Oriente.

(pubblicato su Avvenire del 15.2.2008)

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top